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Diavolo che scrive al pc

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martedì 11 febbraio 2014

Voglio l'impeachment del Presidente della Repubblica!!!

Cari amici, questo pezzo inaugura una sezione tematica del mio blog cui tengo molto.
Ho deciso di chiamarla "La Costituzione più bella del mondo", una frase ormai ripetuta come uno stolido luogo comune
senza che in realtà si abbia un'idea benché minima di quello di cui si parla, sulle orme di un guitto di talento, ma pur sempre guitto, che dal basso della sua totale ignoranza ha preteso e pretende di spiegare al colto e all'inclita una materia che non gli appartiene.
Vediamo allora, nel nostro infinitesimale, irrilevante, piccolissimo spazio concessoci dalla rete di ristabilire le giuste proporzioni.

Giovanni Leone
L'art.90 della nostra "bellissima" Costituzione recita testualmente: "Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione" (1° comma). "In tali casi è messo in stato d'accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri" (2° comma).
E' quello che nel diritto anglosassone viene comunemente chiamato l'impeachment del Presidente.
In tale spiacevolissima situazione il Parlamento in seduta comune si riunisce e decide con voto segreto l'eventuale rinvio a giudizio del Presidente della Repubblica, che in caso positivo va giudicato dalla Corte Costituzionale, suo giudice naturale secondo l'art. 134 della Carta Costituzionale.
A tutt'oggi ciò è avvenuto solo in due occasioni, ed in entrambe le circostanze il Presidente sotto accusa (Giovanni Leone prima, Francesco Cossiga poi) si è dimesso prima che il tutto venisse portato effettivamente alla valutazione del Parlamento, circa sei mesi prima della scadenza naturale del suo mandato, alla vigilia cioè del cosiddetto "semestre bianco", nel corso del quale il Presidente non può sciogliere anticipatamente le camere (una misura stabilita per evitare il ricatto dello scioglimento nei confronti di maggioranze ostili alla vigilia della nomina di un nuovo Presidente).
Francesco Cossiga
Non si può non notare come la Costituzione faccia di tutto per rendere il più possibile intoccabile politicamente la posizione del Presidente, sia sotto il profilo funzionale (l'irresponsabilità assoluta nel corso del mandato, tranne che in due fattispecie), sia sotto quello meramente penale (l'estrema vaghezza dei reati che possono essergli contestati, che dicono tutto e niente), sia sotto quello procedurale (demandato ad una valutazione preliminare in sede politica, in più fasi che non sto a descrivere), sia sotto quello della composizione stessa dell'organo giudicante (il punto di contatto più evidente tra magistratura e politica, la Corte Costituzionale, nominata per due terzi dal Parlamento e dallo stesso Presidente, e che proprio per questo viene opportunamente integrata da un numero di 16 persone, una in più dei giudici costituzionali veri e propri, scelte a sorte tra i cittadini italiani aventi i requisiti per la nomina a senatore, ad attestare la sovranità del corpo elettorale sopra ogni cosa).

La posizione di netto privilegio del Presidente rispetto a qualunque altro cittadino della Repubblica italiana si giustifica per l'estrema delicatezza del suo ruolo, che è quello di organo cardine dell'intero sistema politico italiano, ma come tutte le posizioni in cui assumono preponderante rilievo le valutazioni politiche è soggetta agli opportunismi, alle ipocrisie, ai ricatti piccoli e grandi, alle pretestuosità dei partiti, soprattutto, ma forse sarebbe più giusto dire delle caste che regnano veramente su questo paese.
Non si spiegherebbe altrimenti come possano essere stati accusati, sia pure ad un livello fermatosi alla sola fase preliminare politica (ma che ha portato alle loro dimissioni anzitempo), due specchiati ed insigni galantuomini, forse discutibili in certi atteggiamenti ed in certe fisime loro proprie,  come Leone e come Cossiga, e non altri che pure hanno fatto cose ben più censurabili, e non solo politicamente parlando (non faccio nomi, per ora, per carità di Patria).

L'indubbia necessità che il Presidente sia tutelato in un certo modo, ma che come si può facilmente capire non evita certo anche i soprusi a suo danno se la politica così vuole, non può tramutarsi però in impunibilità contro ogni evidenza, a maggior ragione quando chiunque altro per aver compiuto le medesime condotte eventualmente tenute dal Capo dello Stato passerebbe guai serissimi (teniamo presente che i reati contestabili al Presidente, se provati, nell'ordinamento militare e anche in quello civile in diversi Stati, in tempo di guerra e non solo, e persino per le norme italiane di guerra fino a qualche tempo fa, possono portare alla pena di morte, di norma eseguita mediante fucilazione alla schiena).

Ora che sappiamo tutto questo, dopo le rivelazioni di Alan Friedman contenute in una doppia paginata del Corriere della Sera odierno, di anticipazione del libro di prossima uscita dell'attendibile giornalista americano ("Ammazziamo il Gattopardo", Rizzoli, 300 pagine, 18 euro), 



e corroborate da almeno altre due testimonianze di peso, mai smentite, di Carlo De Benedetti e Romano Prodi, secondo le quali sin dal giugno 2011 l'attuale senatore a vita Mario Monti, allora semplice professore universitario, collaboratore di svariati centri studi internazionali e di importantissime testate giornalistiche, ex commissario UE, etc. etc.. era stato prellaertato direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, una vita spesa al servizio del P.C.I./P.D.S./D.S../Ulivo/P.D., per una sua entrata in campo al posto di Silvio Berlusconi, legittimo Presidente del Consiglio in carica, con l'annuncio di una prossima offensiva a livello europeo tesa a far cadere quest'ultimo a colpi di "spread", come si può  a questo punto consentire che Giorgio Napolitano resti un giorno di più assiso a quell'Alto Scranno a cui tanto indegnamente si è arrampicato, già in odor di commedia dell'arte, sin dal 2006?

In poche parole, cos'altro è se non Attentato alla Costituzione la condotta di un Capo dello Stato che volutamente, consapevolmente, programmaticamente, premeditatamente ha agito per far cadere il Presidente del Consiglio legittimamente eletto, poi costretto alle dimissioni cinque mesi dopo, nel novembre 2011, e quindi a sovvertire l'esito di libere e democratiche elezioni politiche, e tutto questo con una sporchissima manovra di palazzo e finanziaria, un vero e proprio colpo di Stato orchestrato da forze anche estere e che ha preteso come indifendibile corollario persino la nomina a senatore a vita del suddetto Mario Monti e la sua partecipazione alle elezioni successive nonostante l'evidenza delle cose e la stessa opportunità imponessero il contrario? 
E come può qualificarsi se non come Alto Tradimento, ancor più grave visto che il Presidente della Repubblica è per dettato costituzionale il Capo delle Forze Armate, la condotta di un Capo dello Stato che ha orchestrato tutta questa odiosa, perfida, oscura, ignobile, squallida pantomima in obbedienza e assoluta adesione servile alla volontà di Potenze estere in quel momento evidentemente ostili, e che perseguivano (e perseguono) interessi e obiettivi in contrasto con gli interessi e gli obiettivi dell'Italia, quell'Italia di cui in tante, vuote e sempre più sconclusionate occasioni il Presidente Napolitano si è riempito e continua a riempirsi la bocca, pur essendo il medesimo paese contro il quale i suoi amichetti comunisti sovietici fino a tutto il 1989 tenevano regolarmente puntati i loro missili balistici a testata nucleare multipla, quegli stessi amichetti sovietici di cui nel 1956 lo stesso Napolitano tesseva le lodi per avere essi invaso l'Ungheria e i suoi aneliti di libertà colmi di illusione? 
Il Presidente Napolitano e i suoi complici, diretti e indiretti, compresi quelli che, pur venuti a conoscenza dei fatti mentre ancora gli stessi erano in corso di esecuzione, si sono ben guardati dal riferirne a chi di dovere, vanno perseguiti con il massimo dello zelo possibile. 
Quello che hanno fatto è qualcosa di orribilmente scandaloso, grave, pericolosissimo per la democrazia, perché è il precedente che consentirebbe a chiunque in nome di chissà quali interessi di defenestrare ogni capo di governo legittimamente eletto dal popolo sovrano, di qualunque colore, razza, religione, ideologia fosse rappresentativo, se non venisse immediatamente stroncato.
Che si proceda subito, senza indugi, anche da parte della magistratura, questa magistratura sempre così lesta ad affermare la sua imparzialità, la sua equidistanza, la sua indipendenza di giudizio, l'obbligatorietà dell'azione penale, ma a praticare certi sacri principi sempre ad assetto variabile, facendo figli e figliastri.
Il tempo è scaduto, il presidente Napolitano, il senatore a vita Mario Monti e i loro complici devono essere chiamati a giudizio!
















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