Vabbè, diciamolo, la stagione sta andando un po' così, è dalla prima di campionato che ci dice male.
Siamo a pezzi fisicamente, è chiaro, è stata cannata completamente la preparazione estiva, il play off di Champions League
ci ha stonati, aggravato dai postumi della Confederations Cup di giugno, e poi i tanti infortuni, la sfiga che in questi casi è fedele compagna di vita (ma vaffanculo vah...), il cambio di allenatore che con tutta la buona volontà si è rivelato purtroppo insieme necessario e (colpevolmente) tardivo, ma proprio tardivo tardivo eh...
ci ha stonati, aggravato dai postumi della Confederations Cup di giugno, e poi i tanti infortuni, la sfiga che in questi casi è fedele compagna di vita (ma vaffanculo vah...), il cambio di allenatore che con tutta la buona volontà si è rivelato purtroppo insieme necessario e (colpevolmente) tardivo, ma proprio tardivo tardivo eh...
Eppure...
Eppure si avvertono nell'aria, si intuiscono, si annusano quasi prodromi di grande Milan...
Per chi come me ormai si avvia a compiere i 48 anni di età (non ditemelo, per favore, che ormai non sono più da considerare nel novero dei quarantenni ma dei cinquantenni, semmai...), il Milan di oggi non può non rimandare al Milan che veniva eliminato in Coppa UEFA dal Waregem nell'85, per esempio...
Per andare a tempi più recenti, non posso non pensare anche al Milan di Terim...
Certo, rispetto al Milan attuale in quel Milan dei primissimi anni 2000 il clima psicologico che regnava comunque immanente nel nostro cuore tifoso era ben altro, sapevamo bene che al di là della sua nuova avventura politica il Cav restava sempre il proprietario del Milan, non aveva razionalmente competitori all'altezza, e se solo gli fosse venuto il ghiribizzo ci avrebbe messo un nanosecondo a cambiare le cose in meglio.
Così era stato, sia pure in modi comunque meno dirompenti rispetto alla sua entrata in campo di poco più di dieci anni prima, ed erano arrivati Rui Costa e Inzaghi, Pirlo e Seedorf, e poi Nesta e Rivaldo, che si univano ai Maldini e ai Costacurta, ai nuovi arrivati Gattuso e Sheva, ad Abbiati e Dida, fino all'arrivo di un giovanottino occhialuto e con l'aria vagamente da secchione, e parlo di Kakà...
Ecco, Kakà...E' da lì che dobbiamo partire per capire lo scetticismo che circonda da anni ormai il Milan...
Dalla cessione del bambino d'oro, quella cessione purtroppo studiata a tavolino sin dal gennaio precedente, quando invece tutti ormai ci eravamo convinti della sua incedibilità dopo la scena dell'abbaino, una cessione negata anche di fronte all'evidenza, col canale tematico rossonero silente per giorni che trasmetteva in loop un dimenticabile Milan-Bari 4-0 di una decina d'anni prima, con Galliani che prima smentiva di essere a Madrid e diceva di essere invece in riviera, poi diceva di essere sì a Madrid ma per il compleanno di Florentino Perez e poi, solo poi, quando i giochi erano fatti, ammetteva quello che si doveva dire sin da subito, che sì, era nella capitale spagnola, per cedere Ricky al "maledetto" Real...
Un tracollo comunicazionale come pochi nella storia, in cui purtroppo il Milan è ricascato ancora con la doppia cessione di Ibrahimovic e Thiago Silva, e che ha secondo me segnato in maniera indelebile i rapporti tra tifoseria e dirigenza e proprietà del Milan.
Si può dire che ci sia un pre e un post 2009, nella storia rossonera.
Fino al 2009 ci sentivamo a pieno titolo nell'Aristocrazia indiscussa del calcio che conta, dopo il 2009 sappiamo tutti che non è più così.
Il Milan è diventato un vecchio Signore con le maniere, i vezzi, i vestiti, le cerimonie, il protocollo di chi da sempre è abituato a frequentare il Casino dei Nobili.
Ma che ad un certo punto della sua vita, al momento dell'offerta da bere a tutti, al momento del giocare a poker, al momento di partecipare all'asta di beneficienza ha preso a defilarsi in gran segreto, trovando prima una scusa, poi un'altra ancora, fino a quando ci si accorge all'improvviso che il vecchio Signore, ridendo e scherzando, diserta ormai sistematicamente tutte le occasioni cui prima era instancabile presenziatore, paga a malapena i contributi sociali, ha sempre un impedimento che gli evita di assistere a quell'Evento, a quella cerimonia, a quell'imperdibile (una volta) concerto alla Scala...
Nessuno dice nulla, le buone maniere spesso degradano in ipocrisia, ma tutto sommato ti consentono quanto meno di salvare le apparenze, solo che poi cominciano le maldicenze, i passa parola, i pissi pissi bau bau, ti accorgi dei risolini di scherno da dietro le spalle, dei vicini che si danno di gomito, e gli stessi che una una volta ti trattavano con deferenza e soggezione, persino i più bifolchi e male in arnese, ora sono più spavaldi, certe volte diventano persino arroganti, mentre i vecchi Signori della stessa età ti guardano con benevola comprensione, magari cercano anche di darti una mano sotto sotto in ricordo dei bei tempi antichi, in cui magari la situazione era esattamente l'opposto, e nuovi padroni del vapore pieni di soldi e di titoli comprati al mercato si ergono sempre più sfrontatamente davanti a tutti, senza più riguardo per i vecchi usi e costumi, le vecchie galanterie, i vecchi sistemi...
Ecco perché mi sento di dire che siamo più vicini al Milan di Farina, acciaccato, vilipeso, umiliato, che a quello del breve interregno di Terim...
Siamo un Milan assai più solido di quello "farinaceo", ovviamente, nulla di paragonabile sul piano economico, d'immagine, dei titoli da mettere sul piatto, ma dal punto di vista della nostra Storia il momento è assai simile.
Una nuova era (per ora) interna alla famiglia Berlusconi, ma che secondo me potrebbe portarci a una nuova giovinezza tecnica, societaria, psicologica.
Forse la partita di ieri sera con l'Atletico Madrid, sfortunata come lo fu quella sconfitta in casa col Waregem, è sul serio la prima del nuovo corso che sta per partire.
Dopo quella partita si avviò quel percorso virtuoso inarrestabile che in poco tempo avrebbe portato all'avvento in società di Silvio Berlusconi.
Dopo quella partita si avviò quel percorso virtuoso inarrestabile che in poco tempo avrebbe portato all'avvento in società di Silvio Berlusconi.
Cominciamo a scoprire nuovi giocatori, dal solidissimo Rami al concreto Poli, dall'esperto Essien al furetto Taarabt, talentuosissimo e geniale, fino al rinnovato Balotelli, che il nuovo, carismatico tecnico Seedorf sembra in grado di poter plasmare al meglio.
Questi uomini, con il figliol prodigo Kakà e il giovane De Sciglio, Montolivo ed Emanuelson, Zapata e Bonera, De Jong e Muntari, Pazzini, Honda ed El Shaarawy, possono costituire lo zoccolo duro del nuovo Milan di Barbara Berlusconi, entusiasta e piena di idee, preparata e ben consapevole di quali siano le priorità in questo momento (quella di un rinnovamento tecnico societario e del nuovo stadio in primis).
Uno zoccolo duro analogo a quello di allora, sicuramente più ampio di numero ma forse persino più forte ancora in potenza (parliamo di gente come Baresi, Tassotti, Galli, Maldini, Virdis), e che con una primavera talentuosa e sfrontata come quella guidata dal brillante Inzaghi io sono convinto che possa fare tanto e bene nel prossimo futuro.
Oggi sono così ufficialmente trascorsi ben 28 anni che Silvio Berlusconi è entrato nella vita del Milan, che poi è gran parte della nostra vita.
Forse non è un caso che la prima partita di un nuovo corso coincida proprio quasi esattamente con questa ricorrenza, e sia tanto simile ad una sconfitta altrettanto amara.
Aggiungiamo sei o sette elementi forti in rosa, oltre ai migliori della primavera che possano completarla al meglio, dopo aver salutato con tanti ringraziamenti chi non farà più parte del nuovo progetto alla fine di questa stagione: azzardo, due portieri forti, di cui un titolare di spessore ed un secondo affidabile, cui affiancare Abbiati che concluderà così la sua carriera, un terzino sinistro di gamba, tecnico e forte fisicamente, un paio di centrali difensivi, di cui uno che sappia dirigere il reparto, un centrocampista di talento e cervello e un attaccante di fascia forte.
Non c'è bisogno di spendere caterve di soldi stavolta (e poi, tutto sommato, nel suo primo anno non è che il Cav avesse speso chissà quanto, eh...), anche perché se ci mettessimo a battagliare su questo piano non ci sarebbe partita, ma se troviamo gli elementi giusti usando cervello e idee chiare torneremo a dire la nostra, sono sicuro di questo, sin dalla prossima stagione.
Se poi tra tre settimane dovessimo andare a mettere a sacco il Vicente Calderon non ne sarei proprio per niente dispiaciuto.
Sono sicuro che siamo in grado di farlo.
Sono sicuro che ci proveremo.
Sono le imprese da Milan, queste.
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