Il 19 febbraio 1942, mentre 150 cacciabombardieri giapponesi attaccavano Port Darwin, in Australia, con un'azione aeronavale comandata dall'Ammiraglio Chuichi Nagumo simile a quella da lui stesso effettuata a Pearl Harbor poco più di tre mesi prima, il trentaduesimo Presidente degli Stati Uniti d'America, Franklin Delano Roosevelt, firmava l'Ordine Esecutivo n. 9066, in base al quale
tutti i residenti nel territorio statunitense di origine giapponese, anche quelli nati sul suolo americano (quindi cittadini americani), dovevano essere rinchiusi in appositi campi di concentramento.
tutti i residenti nel territorio statunitense di origine giapponese, anche quelli nati sul suolo americano (quindi cittadini americani), dovevano essere rinchiusi in appositi campi di concentramento.
Tale decisione, ufficialmente dettata da esigenze di carattere militare, venne condannata nel 1980 da una commissione presidenziale voluta dal Congresso degli U.S.A., che non ravvisò invece in essa alcuna motivazione di carattere militare, ma semplicemente ragioni dettate dal pregiudizio, sia per lo sdegno seguito all'attacco del 7 dicembre precedente (peraltro tutto ancora da valutare nella sua genesi e nel suo carattere effettivamente proditorio), sia a sfondo puramente razziale.
Gli Americani ci hanno fatto un gran favore, abbattendo il mostro hitleriano che, se vittorioso dopo il nostro voltafaccia dell'8 settembre, ci avrebbe alla fine portato alla rovina più di quanto ci sia capitato nella realtà, ma non dobbiamo dimenticare che anche loro durante il secondo conflitto mondiale si sono resi autori di gravi iniquità, di cui spesso non si parla (io non mancherò mai di farlo, però), tra cui l'Ordine Esecutivo n. 9066 è una delle più evidenti.
Tuttavia, sia pure in ritardo, trentaquattro e poi trentott'anni dopo i fatti, la grande democrazia americana come si è visto ha fatto giustizia di questo deprecabile errore, va riconosciuto.
Dalle nostre parti, invece, certi temi sono tuttora tabù.
Ancora oggi, per dire, il regista Antonio Belluco non riesce a completare il suo film " Il segreto", sull'eccidio di Codevigo, la più sanguinosa strage mai commessa dopo il dopoguerra dai partigiani, tra fine aprile e metà giugno del 1945, dopo aver completato quindici dei centocinque minuti previsti.
All'improvviso infatti, mentre già le riprese erano in corso, il produttore si è defilato, i contributi pubblici sono stati negati, le banche hanno rifiutato i finanziamenti, i collezionisti privati che avevano messo a disposizione mezzi e costumi d'epoca hanno ritirato le loro autorizzazioni e persino la cantante Antonella Ruggiero non ha più voluto preparare la colonna sonora, mentre dagli avvocati piovevano fior di diffide.
Il regista Antonio Belluco |
Tutto questo, denuncia il regista padovano, perché "ci sono state forti pressioni dall'ANPI e dai partiti di sinistra, che molto semplicemente non vogliono che questo film esca".
La 28° Brigata Garibaldi "Mario Gordini", inquadrata nel Gruppo di combattimento "CREMONA" dell'esercito italiano del sud, posto organicamente alle dipendenze dell'VIII Armata angloamericana agli ordini del generale inglese Richard McCreery, era giunta a Codevigo, nel padovano, il 29 aprile 1945: al suo comando c'era Arrigo Boldrini detto Bulow, già capomanipolo nell'81° battaglione CC.NN. di Ravenna, sua città natale, e successivamente deputato PCI per sei legislature, vicepresidente della Camera e presidente dell'ANPI.
Da Il Resto del Carlino del 16 luglio 1998 |
Arrigo Boldrini, Comandante Bulow (Ravenna, 6/9/1915- 22/1/2008) |
Tra fucilati, morti in scontri a fuoco, periti a causa delle sevizie subite, ufficialmente si contarono 136 vittime (solo in 114 vennero identificate però con certezza), ma in realtà è assai probabile che i morti siano molti di più (un documento dell'Arcidiocesi di Ravenna-Cervia ipotizza addirittura 900 morti).
Don Umberto Zavattiero, prevosto di Codevigo, annota nel chronicon parrocchiale: "30 aprile. Previo giudizio sommario fu uccisa la maestra Corinna Doardo. Nella prima quindicina di maggio vi fu nelle ore notturne una strage di fascisti importati da fuori, particolarmente da Ravenna. Vi furono circa 130 morti".
Non è l'unico caso, come dimostra la difficoltà del cantautore Simone Cristicchi, uno che delle sue orgogliose radici di sinistra non ha mai fatto mistero, di mettere in scena il suo commovente spettacolo "Magazzino 18" sullo scabroso tema delle foibe e dell'esodo istriano (ne parleremo), un tema di cui Achille Occhetto, l'ultimo segretario del PCI prima della Bolognina e primo segretario del "rinnovato" PDS, ha confessato con tanti anni di ritardo di "non aver mai saputo nulla prima dell'89".
Ma come testimonia pure il vero e proprio isolamento culturale che a sinistra si fa del noto editorialista Giampaolo Pansa, uno che pure ha un DNA democratico e antifascista a prova di bomba,
dopo gli ultimi quindici anni in cui coi suoi libri documentatissimi ha passato al setaccio miti e leggende della Resistenza, letteralmente aggredito in ogni occasione, come accade ora a Cristicchi, dai centri sociali, dall'ANPI (Dio l'abbia in Gloria), dai soliti partiti e partitini di una sinistra retrograda e con le fette di prosciutto sugli occhi.
Simone Cristicchi durante un momento del suo spettacolo MAGAZZINO 18 |
Giampaolo Pansa
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"Sventurata la terra che ha bisogno di eroi" scriveva quel paraculo di Bertolt Brecht, uno che faceva il comunista in Germania Est ma andava in giro in tutto il globo spesato di tutto e pagato da Pankow in marchi della Germania Federale a dire quanto fosse brutto il mondo consumistico occidentale e bello il paradiso dei lavoratori ...
Bertolt Brecht (Augusta, 10/2/1898- Berlino, 14/8/1956) |
Io dico, nel mio piccolo: "Sventurato il paese che ha paura della propria memoria".
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http://www.barbadillo.it/1408-il-segreto-le-stragi-dei-partigiani-nel-veneto-e-il-film-di-belluco-che-non-sha-da-fare/
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