Ho aspettato un po' prima di intervenire sul Milan perché ritenevo il ciclo di partite appena concluso, un ciclo di partite giocato alla grande, assolutamente decisivo per l'esito di questa stagione.
Ora ci siamo finalmente messi in grado, se faremo le cose per bene, di decidere da soli il nostro destino, dopo un campionato condotto sinora come peggio non si poteva.
Sono sempre stato un aziendalista nel tifo e per un motivo molto semplice: quando un Presidente ti porta a vincere come tifoso ciò che dal 1986 abbiamo vinto noi non si può non esserlo. Punto.
Passi sopra agli eventuali anni no, che ci possono stare sempre, passi sopra agli errori di valutazione estemporanei sul mercato, perché nel mare magnum dei colpi riusciti può capitare anche di fallire ogni tanto, passi sopra anche alle cadute d'immagine che possono capitare (i lampioni di Marsiglia, il rigore in Coppa Italia con l'Atalanta, faccio fatica a trovarne altri in verità), o agli eventuali intrallazzi che possono esserci coi procuratori amici, con le dirigenze vicine, coi mediatori con le mani in pasta, insomma passi sopra a tutto questo perché tanto sai che QUESTO Presidente, QUESTA società, QUESTA dirigenza, QUESTI giocatori possono fallire un anno, fallire due, anche grossolanamente, ma il Milan resta sempre il Milan, col suo carico di Trionfi, con la sua Storia, col suo Stile, con la Fascinazione che esercita su oltre cento milioni di persone in tutto il mondo, stando alle ultime rilevazioni.
Ma negli ultimi tempi io in questo Milan non mi ci riconosco più.
Ma come? Viene trattenuto per tre anni e mezzo quasi a forza a Milanello un tecnico, grande professionista certo, e in assoluta buona fede, ma totalmente estraneo a quella che è l'Idea stessa del Milan, una squadra (e una società) che da sempre fanno del bello stile, del gioco di tocco, dell'eleganza in campo il loro tratto distintivo e che pure sono state trasformate da Massimiliano Allegri in un'accozzaglia di fabbri ferrai con la sistematica giubilazione di tutti coloro che siano capaci di dare del tu al pallone, ovviamente con la benevola complicità della stessa società, sia ben chiaro, se non addirittura a ben vedere sotto la sua spinta vera e propria; al posto suo viene chiamato Clarence Seedorf, una bandiera rossonera vera, autentica, incontestabile, il giocatore straniero con più presenze in assoluto tra le nostre fila dopo aver superato un certo Nils Liedholm, e scusate se è poco, che viene addirittura indotto a venire a risolvere una situazione così incresciosa come quella che si era creata al Milan dopo la tragicomica sconfitta col Sassuolo, letteralmente strappandolo ad una squadra brasiliana di cui era leader indiscusso ancora in campo.
Ebbene, si fa tutto questo e poi si consente che a intervalli più o meno periodici si scateni contro l'allenatore tutta questa sarabanda di illazioni, prediche, spifferi, voci dal sen fuggite, senza che nessuno della società e in primis lo stesso Presidente, che pure è quello che più di tutti ha voluto imporre a tutti i costi la sua volontà di avere Clarence Seedorf in panchina, dica UNA e UNA SOLA FRASETTA per difendere la sua scelta e quindi blindare il neo tecnico olandese?
Cazzarola, il tempo per dire la solita frasetta standard sui soldi che ci mette nel Milan il Berlusca lo trova sempre, però...E, si badi bene, non si vuole qui contestare che ciò avvenga sul serio, i soldi il Cav li mette, eccome se li mette nel Milan, sfido chiunque a dire il contrario, ma è proprio il principio che metto in discussione: premesso che dire ogni volta sulla squadra solo e solamente questa frase non è esattamente un segno di attaccamento al Milan, semmai dà semplicemente l'idea di un peso di cui si farebbe volentieri a meno, io dico che se trovi il tempo di dire queste cose dovresti analogamente trovare il tempo di dire che il tecnico l'hai scelto tu, ha un contratto di due anni e per due anni non si muove da qui.
Punto. Fine della discussione.
E invece no.
E allora m'incazzo.
Sì, m'incazzo perché a quanto pare gli appunti che si fanno nei confronti della gestione Seedorf sono esattamente quelli che ognuno di noi, nessuno escluso, faceva in via presuntiva prima che il Professore tornasse qui, nessuno di più nessuno di meno.
Che fosse un grandissimo, intelligente, delizioso presuntuoso pieno di sé (ma avercene, rispetto ai tanti crestati senza testa che ci sono ora nel mondo del calcio).
Che preferisse trovarsi lui gli interlocutori con cui dialogare, che fossero i tifosi organizzati o altri, e non farsi sbattere avanti e indietro come un burattino senza arte né parte da chi ritiene di poter e dover sempre fare il bello e cattivo tempo.
Che non facesse un passo senza avere accanto il suo staff della comunicazione e l'onnipresente avvocatessa Martin che ne cura gli interessi.
Che si rapportasse direttamente col Presidente.
Che la sua personalità straripante potesse metterlo in contrasto con lo spogliatoio.
Che un conto è essere un giocatore di assoluto talento ed un altro è trasformarsi in un nanosecondo in allenatore.
Ebbé? Dov'è la novità?
Oh, queste erano cose che si sapevano tutte ben prima che Seedorf ritornasse qui, dov'è la novità?
Eppure, porca di quella miseria, lo si è voluto fa venire a tutti i costi lo stesso a Milanello!
E allora si ha il DOVERE di difenderlo sempre e comunque, come si è fatto almeno con il suo predecessore, anche oltre, decisamente oltre la normale sopportabilità, tanto più quando i risultati danno assolutamente ragione alla nuova gestione tecnica e non si possono non notare un Mexes rifiorito, un Taarabt clamorosamente esploso, un Balotelli mai così determinante, disciplinato, sul pezzo, una quadratura tecnico-tattica finalmente ritrovata, una preparazione fisica decente, ed una squadra che lotta come un sol uomo (alla faccia dello spogliatorio spaccato...)
Invece niente...
Ma dov'è il Milan che conoscevo?
Barbara mi dava fiducia, ma gli ultimi passi che ha fatto mi lasciano perplesso...Era partita come un caterpillar, dopo la partita d'andata con la Fiorentina, sembrava dovesse cadere il mondo, e invece...?
Non va al CdA con la scusa risibile che era AD solo da dicembre? Ecchevvoldì? E' nel CdA da tempo, ormai, di quelli che ne fanno parte solo Adriano Galliani è AD, a parte lei, e c'erano tutti quanti.
Tranne lei.
Boh!
Poi leggi che in un'intervista rilasciata all'edizione spagnola di Vanity Fair dice che "L'importante non è solo vincere titoli, ma fare soldi". Io sapevo che la prima cosa che contava nel Milan era VINCERE, un'attitudine a cui purtroppo da tempo ci stiamo disabituando...
L'idea che danno certe interviste, così come quelle frasi standard che si lascia sempre sfuggire il padre, è che si stia perdendo il senso di quello che è STORICAMENTE il Milan...
Lo sport è prima di tutto competizione, nel rispetto dei conti, certo, ma qui a quanto pare si stanno invertendo i ruoli, contano di più i soldi, se poi si vince qualcosa tanto meglio...Si scambia il mezzo col fine, e questo non puoi venderlo ai tifosi come una conquista!
E non sono certo interventi come quello odierno di De Sciglio ("Se il club volesse cedermi valuterei le offerte. Vorrei un Milan più competitivo") che contribuiscono a rasserenare gli animi...
Seedorf sta ottenendo dei risultati impensabili fino a poco tempo fa, con un gioco decisamente migliore, finalmente più tecnicamente orientato, con la stessa rosa di Allegri (tranne Honda e Taarabt, che ha voluto peraltro lui e che con Allegri mai sarebbe arrivato e con Rami che Allegri non faceva giocare nemmeno quando avrebbe potuto perché non lo riteneva ancora pronto), quindi le chiacchiere stanno a zero.
Mandare via l'allenatore, un allenatore che si è voluto a tutti i costi strappandolo al Botafogo dove doveva giocare ancora per qualche mese, al posto di un altro che ci ha stravolto l'anima, non è cosa da Milan. Punto.
Stare a traccheggiare su Poli, Rami e addirittura Taarabt non è cosa da Milan. Punto.
Alzare sempre volta per volta l'asticella degli obiettivi (fare un campionato decoroso, no, andare in EL, no, arrivare addirittura quinti per poter fare la tournee americana) per trovare un pretesto in forza del quale mandare via Seedorf non è cosa da Milan. Punto.
Pensare solo agli incassi e non alle vittorie non è cosa da Milan. Punto.
Avere paura che Seedorf finalmente possa indurre la società a fare degli acquisti sensati e non alla cdc, giusto per fare un favore agli amici, non è cosa da Milan. Punto.
Bisogna che ve ne facciate una ragione, Barbara, Adriano e Silvio.
Altro che rifuggire le domande scomode, prendersela coi tifosi e non invitare i giornalisti economici alla presentazione del bilancio, ma solo quelli sportivi (che non ne capiscono mezza, ma tengono tutti famiglia...)
Seedorf non è Leonardo, mettetevelo bene in testa.
Ecco perché anche #IostoconClarenceSeedorf!
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