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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

lunedì 14 aprile 2014

"Adesso vi faccio vedere come muore un Italiano"

Fabrizio Quattrocchi
(Catania, 9/5/1968- Da qualche parte in Iraq, 14/4/2004)
Dieci anni fa, in Iraq, non si sa dove esattamente, non si sa l'ora, non si sa ancora precisamente per colpa di chi, moriva Fabrizio Quattrocchi.
Era un ragazzo di appena trentasei anni, forse un po' montato, forse un po' guascone, uno che amava la palestra, praticava il taekwondo, uno che sbarcava il lunario facendo il body guard a contratto e il buttafuori nelle discoteche. E che un bel giorno decise di andare a lavorare come addetto alla sicurezza, uno di quei tanti contractors famigerati, come comunemente vengono ritenuti ormai pregiudizialmente, che erano e sono tuttora indispensabili per chi vive e lavora, straniero, in quella disgraziata terra di nessuno, piagata da una serie di guerre irresponsabili volute da quell'infame dittatore di Saddam Hussein, una terra ancora in realtà non pacificata e che chissà se e quando lo sarà mai.

Ora, io non so cosa veramente abbia fatto lì in Iraq Fabrizio Quattrocchi,  non so se abbia fatto qualcosa di poco giusto, o poco commendevole, o poco bello: non credo, francamente, ben altri misfatti accadevano e accadono tutt'oggi in quelle lande.
Era solo un povero Cristo che sperava di aver trovato un modo sia pur rischioso (ma legale) di guadagnare abbastanza euro in poco tempo, magari uno che si fidava troppo della sua forza fisica, che aveva troppa presunzione di sé stesso e delle sue capacità di reggere un certo tipo di gioco che poteva essere mortale, forse alla fine solo un ragazzo ingenuo e pieno solo di una sana gioia di vivere, da affrontare come un'avventura da cowboy in un mondo di indiani...


Soprattutto, però, io non so cosa pensava nei momenti terribili che precedettero immediatamente la sua barbara esecuzione da parte di quei vigliacchi senza onore che dopo averlo rapito insieme con i suoi tre compagni di sventura, Umberto CupertinoSalvatore Stefio e Maurizio Agliana,
l'avevano legato, imbavagliato, messo in ginocchio a terra, e che gli stavano puntando addosso la pistola assassina.
Riuscì a sollevare il bavero, non sapeva molto probabilmente di essere inquadrato da una telecamera, era di spalle, nemmeno capiva esattamente che tipo di morte si apprestassero a dargli:
"Ora vi faccio vedere come muore un Italiano".


Lo sparo interruppe in un singhiozzo di morte le sue parole, le ultime parole che uscirono dalla sua bocca...
A mio parere una vita intera di sconcezze può essere anche riscattata in un colpo solo, da un solo gesto nobile, fiero, orgoglioso, figurarsi una vita normale, finanche sin troppo banale, colma solo di sogni e ambizioni frustrate.
E in un mondo di quaquaraquà che si limitano a parlare ed a giudicare gli altri, di Travagli e di Vauri, di Schettini e di Sgrene, gracchianti cornacchie che sguazzano nell'ovvio delle loro certezze miserabili, che lezione ci hai dato in quei pochi secondi di follia assassina da parte di un gruppetto di esaltati omicidi...
Ciao Fabrizio, ovunque tu sia.

IN MEMORIAM, DIECI ANNI DOPO.

Per saperne di più: 
http://it.wikipedia.org/wiki/Fabrizio_Quattrocchi

Il video dell'uccisione (immagini forti, si sconsiglia alle persone facilmente impressionabili):
https://www.youtube.com/watch?v=ENIml09ujcE

Gulliver's Band: 
"Così muore un Italiano" (canzone in memoria di Fabrizio Quattrocchi)
https://www.youtube.com/watch?v=onGYfhHHz2w

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