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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

domenica 9 novembre 2014

Che anno quell'anno, il 1989...

Sono passati già 25 anni da questo momento.
Ne avevo 23 allora.
La Germania Est tornava nel mondo occidentale dopo tanti anni di buio, senza violenza, con la gente ubriaca di felicità, con tutte le strade di Berlino invase da un'umanità festosa, impazzita di gioia, mista di cittadini dell'Est e dell'Ovest, finalmente tornati fratelli, fratelli sul serio e non solo col cuore.
E il tutto quasi d'incanto, senza un preciso comando dall'alto, per una serie di ordini e contrordini, informazioni contraddittorie date alla stampa dalle autorità stesse della Repubblica Democratica, equivoci, malintesi che in altri momenti avrebbero potuto portare ad un nuovo (e probabilmente ancora peggiore) bagno di sangue, come quelli accaduti a Budapest prima nel '56, a Praga poi nel '68, ma che in quei momenti in cui si compiva la Storia non furono altro che la definitiva conferma che era giunta l'Ora, che il Comunismo con la C maiuscola che c'era in Europa era finito, si cambiava pagina...
Che anno quell'anno, il 1989...

Ronald Reagan e Michail Gorbaciov


Ogni giorno che passava in quel magico 1989 cadeva uno di quei dispotici regimi comunisti che fino al giorno prima sembravano granitici e si aprivano tante speranze di un mondo migliore.
La Libertà, quella vera, entrava in quella mezza Europa che da decine di anni non la conosceva, sotto le ali della Glasznost (trasparenza) e della Perestroijka (riforma), le nuove parole d'ordine introdotte dal capo del Cremlino, Michail Gorbaciov, deciso ad innovare sin dalle fondamenta un sistema politico, economico ed istituzionale che ormai non si reggeva più in piedi, sotto la spinta della forte presidenza americana di Ronald Reagan, ma giunto TROPPO TARDI per ottenere quei miglioramenti democratici, economici e istituzionali  che, NELLA PERSISTENZA DEL SISTEMA, intendeva conseguire.
Reagan, entrato in carica nel 1980, con Leonid Breznev
Leonid Breznev
ancora a capo del Cremlino dalla morte di Krusciov, aveva accettato appena subentrato al fallimentare Carter di andare a vedere il bluff sovietico
, alzando la posta, portavoce di un nuovo Orgoglio americano, uscito a pezzi dal Vietnam, dal Watergate e dalla crisi iraniana: sul piano interno liberalizzando e detassando l'economia americana e su quello internazionale ordinando un forte riarmo molto incentrato sul progetto del famoso Scudo stellare (in verità un mezzo bluff anche questo).
Così facendo aveva messo in crisi il sistema industriale e militare di Mosca col risultato di far saltare l'intero banco, in questo spalleggiato al momento giusto da una schiera di formidabili uomini di Stato europei (Francois Mitterand in Francia, Helmuth Kohl in Germania Ovest, Bettino Craxi in Italia) e dal più uomo di Stato di tutti, la grandissima Margareth Thatcher, premier della Gran Bretagna, una schiera di Statisti quale purtroppo da allora in Europa non ci sarebbe stata più tutta insieme e all'ora giusta.



Tutto era cominciato in piena guerra fredda.
Dalla Polonia.
Grazie a tre Uomini coi controcoglioni, uno diverso dall'altro per cultura, formazione, nascita. 


Il neo Papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Woytila, il 264° della Chiesa Cattolica,  si presenta ufficialmente ai Romani e al mondo intero dal balcone su Piazza San Pietro: è il 13 ottobre 1978. 

Tra essi un Papa, Giovanni Paolo II, al secolo Karol Woytila, primo Papa non italiano da epoca immemorabile nonché primo Papa polacco della Storia, chiamato dalla Provvidenza al posto di Albino Luciani, sopraffatto da un incarico troppo più grande
Papa Giovanni Paolo I, 
al secolo Albino Luciani
per le sue forze terrene e morto il 29 settembre 1978 dopo un brevissimo Pontificato di poco più di un mese, per guidare la riscossa contro il Comunismo affidatagli dalla Madonna, cui era devotissimo, nel periodo di massima crisi occidentale (prima di oggi), con l'Europa attaccata dal terrorismo, sotto il ricatto petrolifero, con una guida americana del tutto inadeguata come quella di Jimmy Carter, 
Jimmy Carter
che rischiava col suo buonismo quacchero di lasciar campo libero ad un'Unione Sovietica aggressiva come non mai ed in piena fase espansiva negli armamenti nucleari.





Ma anche un semplice elettricista, Lech Walesa, colui che fondando più o meno nello stesso periodo Solidarnosc, il primo sindacato polacco libero, di forte ispirazione cattolica e moderato-liberale, avrebbe guidato con successo, con l'aiuto decisivo spirituale e diplomatico dello stesso Papa, la protesta operaia contro il regime nata nei cantieri navali di Danzica (quante cose la Storia deve a quella città), avviando la dissoluzione del primo regime comunista in Europa.

Jaruzelsky legge in diretta tv nazionale il proclama sull'instaurazione della legge marziale 

Ed infine un Generale, l'antipatico, malinconico, cinico Woiciech Jaruzelsky, uno che sotto quell'aria burbera nascondeva in realtà un animo da vero patriota, un figlio di quella piccola nobiltà polacca che poteva forse essere passato apparentemente armi e bagagli al comunismo, ma che nel momento del cimento non si tirò indietro, così come non l'avevano fatto nemmeno i reggimenti polacchi di cavalleria innanzi alle moltitudini di panzer tedeschi che straripavano davanti a loro nel 1939: decretando a malincuore la legge marziale il 13 marzo 1981, odiato in quel momento da tutti i cantori del mondo libero, avrebbe infatti impedito ai Sovietici di Breznev e ai Tedeschi dell'Est di Honecker, coi carri armati già rombanti in massa sui confine, di invadere la Polonia, pronti a far fare a Varsavia e a Danzica la stessa fine di Budapest e Praga.
Per poi col tempo avviare una politica distensiva con Solidarnosc che avrebbe infine portato al passaggio di consegne della Presidenza della nuova Polonia proprio in favore del suo ex acerrimo rivale Walesa, che pure per qualche tempo, insieme con altri suoi compagni di lotta, aveva fatto arrestare.


Proprio la politica distensiva avviata da Jaruzelsky, con l'avallo di Gorbaciov e sotto i suggerimenti del nuovo presidente americano George Bush Sr., succeduto al grandissimo  Ronald Reagan, sarebbe stata da esempio per la Cecoslovacchia, nella quale avrebbe avuto luogo la pacifica "rivoluzione di velluto",
Waklav Havel
lanciata dallo scrittore dissidente cattolico Waklav Havel, promotore della famosissima Charta 77, che avrebbe costretto alle dimissioni sempre in quel novembre il segretario del partito comunista cecoslovacco, Milous Jakes,  e poi ancora per l'Ungheria, contagiata anch'essa da questa sorta di benefica epidemia che stava sconvolgendo tutto l'est europeo, favorita anche da chi la guidava, un comunista tuttavia abbastanza moderato e "aperturista" come Janos Kadar, al governo ininterrottamente dal 1956 dopo l'intervento sovietico che aveva deposto il povero Imre Nagy,  il primo ministro ungherese che aveva animato la rivolta, poi arrestato, processato e giustiziato dai Sovietici il 16 giugno 1958.


Milous Jakes

Janos Kadar

Imre Nagy

All'improvviso, con una decisione unilaterale, fu proprio l'Ungheria l'11 settembre (toh, che combinazione...) a decidere di aprire la frontiera con l'Austria, e decine, centinaia, migliaia di Ungheresi, ma anche di Tedeschi orientali, transitando attraverso la Cecoslovacchia, cominciarono allegramente a oltrepassarle, senza che nessuno dicesse niente, nella più totale assenza di qualsivoglia dichiarazione contraria da parte delle autorità ungheresi, cecoslovacche, austriache e soprattutto della stessa DDR allora governata con pugno di ferro dal comunistissimo Erich Honecker...
Erich Honecker
Fu allora che anche in quella nazione la gente cominciò improvvisamente ad andare sulle strade, come se si fosse data tacitamente appuntamento da chissà quando, in tutte le città orientali, a Lipsia, a Magdeburgo, a Dreda, a Cottbus, e poi anche a Berlino Est, davanti alla Porta di Brandeburgo, senza che i famigerati Vo.Pos. della polizia del popolo o le zelantissime guardie di frontiera, che tanti lutti avevano fatto ammazzando quasi con voluttà coloro che provavano a scappare all'Ovest, facessero nulla.
Anzi, loro per primi straniti da quanto stava accadendo sotto i loro occhi, o persino divertiti, quando non addirittura apertamente complici coi fuggitivi...


Così, mentre le Cancellerie di tutta Europa, anzi di tutto il mondo, si domandavano cosa stesse succedendo, pronte a tutto, mentre i dispacci diplomatici viaggiavano da un capo all'altro del continente, mentre dure dichiarazioni di facciata si susseguivano da parte delle autorità della SED, il partito comunista al potere (secondo Honecker il Muro "sarebbe durato ancora almeno cento anni"), senza che tutto questo trovasse effettiva corrispondenza  con ciò che avveniva sotto gli occhi di tutte le telecamere del globo, qualcuno, il 9 novembre, magari timidamente all'inizio, poi sempre più apertamente, aveva cominciato a scavalcare il maledetto Muro che divideva dal 1961 la Berlino di Pankow da quella della Repubblica Federale; poi a lui si era aggiunto qualcun altro, e qualcun altro ancora, poi interi gruppi, e folle intere, fino a quando da pochi che erano gli ardimentosi erano diventati decine, poi centinaia, poi...


Poi, quando a migliaia si trovarono addossati a quel confine di cemento che li divideva dalla Libertà, dal Benessere, dalla Democrazia, in molti arrivarono armati di piccone,  o con una vanga, con martelli pneumatici addirittura, o con qualunque attrezzo utile al bisogno e, resi audaci dall'adrenalina che ognuno di essi aveva in corpo, vedendo che le guardie non dicevano nulla, si avvicinarono a pochi metri e cominciarono addirittura a picconarlo, quel Muro, mentre le guardie cominciavano a guardarsi tra loro interrogative: "Che dobbiamo fare? Dobbiamo sparare? Li lasciamo fare? Quali sono gli ordini?"
Ordini non ce n'erano, anzi più si andava avanti e più la folla cresceva, le crepe sul Muro cominciavano ad allargarsi, le prime brecce si potevano vedere, toccare, allargare ancora, già le prime mani orientali si erano allacciate con quelle occidentali venute a dar loro manforte dall'altra parte, fino a quando alla sera, dopo uno stillicidio di notizie, false, contraddittorie, confuse, il ministro della propaganda Gunther Schabowsky, in risposta ad una precisa domanda di un cronista occidentale nel corso di un'affollatissima conferenza stampa si lasciò scappare, forse perché sorpreso (ma poteva essere sorpreso da una domanda così?), forse oltre le intenzioni, forse apposta, forse semplicemente equivocando il senso stesso della domanda, forse perché non aveva ordini precisi al riguardo, o forse...
Oh, chi lo sa in fondo il perché...?
Fatto sta che disse un qualcosa tipo: "Certo, chi vuole può andare dall'altra parte, è libero di farlo, anche subito..."



Era il via libera, il tana libera tutti, il segnale che ognuno di quei uomini, donne, bambini, vecchi, giovani, studenti, operai, impiegati, voleva sentirsi dire...
Era la Liberazione dalla tirannia!!!
Il 9 novembre 1989 il Muro cadeva, trascinando con sé tutto quel mondo ormai incartapecorito nelle sue enormi contraddizioni. 
La Porta di Brandeburgo ritornava al suo massimo splendore.




Da quel momento in poi, come in un castello di carte, sarebbero caduti anche tutti gli altri regimi comunisti europei che ancora in qualche modo reggevano.


Krusciov con Fidel Castro all'epoca della crisi dei missili

In Bulgaria, in quello stesso magico novembre, l'autocrate e familista Todor Zhivkov, grigio e spietato burocrate protetto da Krusciov e amico strettissimo di Breznev, da sempre sdraiato in maniera assolutamente acritica sulle posizioni sovietiche tanto da proporre in più occasioni la stessa unione politica tra la sua Nazione e l'URSS, venne costretto a dimettersi da Presidente 
Todor Zhivkov
dopo aver tentato di frenare la valanga con timide apertura in senso gorbacioviano del sistema.
Il partito, vedendo la mala parata, aveva provveduto subito ad espellerlo, ma a sua volta sarebbe stato costretto subito dopo a consentire libere elezioni democratiche, nelle quali sarebbe stato sconfitto su tutta la linea dalle forze democratiche e filo occidentali.
Nel successivo mese di dicembre venne l'ora anche della Romania, l'unica a liberarsi con una vera e propria rivoluzione armata, seguita h 24 in diretta tv da tutto il mondo e guidata dallo stesso esercito, sceso in campo a favore degli insorti.
Certo, col senno di poi sembra proprio che in realtà si trattasse più di un vero e proprio colpo di Stato interno allo stesso PCR (Partidul Comunist Roman) e ai suoi sodali di secondo livello, che una rivoluzione spontanea di popolo, ma tant'è...
Quella sorta di complottone era infatti guidato da Ion Iliescu, un tizio che sino a pochi anni prima
Ion Iliescu
era stato ben addentro al Potere ma così furbo e sufficientemente spregiudicato da sacrificare ben volentieri quello che fino ad allora era stato il dittatore indiscusso e indiscutibile della sua nazione, ormai non più presentabile dopo tutto quello che era accaduto in quei mesi...
La tragica vicenda sarebbe terminata con la crudissima scena, ripresa dal tremolante obiettivo di una telecamera a mano, del processo e della successiva fucilazione dell'ex pluridecennale dittatore Nicolae Ceausescu e di sua moglie Elena, fino ad allora potentissimi despoti ancora saldamente al potere nel paese: almeno, così era prima della pubblica e violentissima contestazione subita solo pochi giorni prima, quella che avrebbe dato il via alla rivoluzione, in un comizio ordinario di prammatica (o almeno così pensava il leader rumeno) tenuto nella piazza di Timisoara, con la storica inquadratura in primo piano dell'anziano Conducator a bocca aperta e con gli occhi spalancati, assolutamente sorpresissimo per l'inaspettata scena...


L'immagine sgranata in diretta televisiva del dittatore Ceausescu sorpresissimo delle migliaia di fischi  della piazza di Timisoara indirizzati contro di lui, abituato da sempre ad essere sempre e solo osannato. Nella frase sulla sinistra c'è scritto in lingua romena: "IL GIORNO IN CUI I TIRANNI CADONO!"




Quei due erano una coppia orribile, mandante di centinaia se non migliaia di omicidi, un sodalizio omicida che aveva governato quel povero paese con uno spietato utilizzo della Securitate, la fedelissima polizia politica, che faceva largo uso delle delazioni, della paura, delle torture e del carcere, in totale spregio di ogni norma di ordinaria civiltà.
Insomma, due spregevoli figuri che vivevano tra l'altro nel lusso più sfrenato mentre la gente di quella nazione moriva di fame, ed era costretta a utilizzare solo per poche ore al giorno l'elettricità, doveva razionare tutto, fare code chilometriche per acquistare pane, medicine (spesso introvabili), tutti i generi di prima necessità...



Eppure, improvvisamente, quei due esseri diabolici, in quei pochi frammenti visivi che restano della loro deposizione davanti alla Corte marziale e della loro barbara esecuzione, appaiono nella loro realtà anagrafica per quello che sono: una normale coppia di vecchi coniugi spauriti, che potrebbero essere dei normali nonni come tanti, consapevoli della fine imminente, ormai superati dalla Storia, eppure dignitosissimi nella loro maschera malinconica.
Un'immagine che fa male, a rivederla a tanti anni di distanza.




L'ultima a cedere, e ne avremmo viste subito le conseguenze sulle nostre coste brindisine e baresi, dove avrebbero cominciato a sbarcare centinaia di migliaia di fuggitivi in cerca di fortuna, sarebbe stata l'Albania di Enver Hoxha, un dittatore visionario e folle salito al potere nell'immediato dopoguerra: uno con la fisima del nemico pronto in ogni momento a farlo fuori e che avrebbe riempito il suo territorio di migliaia di bunker, anche monoposto, 
Un'immagine agiografica di Enver Hoxha
tutti ampiamente riforniti di armi e munizioni, per la difesa della patria soprattutto da un'improbabile nuova invasione italiana (!!!)

Ma Hoxha non era solo questo.
Era uno che avrebbe proclamato l'ateismo di Stato, confiscato tutti i beni e gli edifici adibiti a luogo di culto a tutte le confessioni religiose presenti nel paese (in particolare la musulmana, quella più diffusa, e la minoritaria cattolica), impedito tutti i culti e incarcerato tutti rappresentanti delle varie Chiese, un pazzo fondamentalista dell'ideologia che avrebbe tenuto per 45 anni nel più totale e voluto isolamento economico, politico e culturale l'Albania, come accade nella Corea del nord di adesso, condannandola all'autosufficienza nella miseria secondo i più puri dettami del comunismo materialista dettati dal defunto Stalin, tanto da impedire persino la proprietà privata delle automobili o di qualunque cosa che eccedesse il grado di minutaglia.
Un uomo tanto devoto a Stalin da allontanarsi persino dall'URSS al momento dell'avvento di Nikita Krusciov, pubblicamente critico su di lui, staccandosi pure dal Patto di Varsavia, per avvicinarsi semmai sensibilmente alla Cina.
Secondo questo qui, tutto doveva fare capo esclusivamente allo Stato, dallo Stato e per lo Stato, ogni singola vita doveva essere dedita alla causa del Socialismo Ateo e Materialista, ogni singolo diritto doveva essere subordinato alle ragioni di questa Ideologia: lo proclamava solennemente la Costituzione del 1976, e tutti coloro che si opponevano a questo folle disegno venivano sistematicamente internati nei campi di lavoro, torturati, messi a morte.
Si parla di almeno 100000 morti, tantissimi per un paese così piccolo e poco popolato.
La morte del folle dittatore, avvenuta l'11 aprile del 1985, avrebbe mandato in frantumi il suo criminale progetto palingenetico e innescato quel corto circuito che in capo a pochi anni avrebbe portato l'Albania ad una nuova vita, con la nascita di una democrazia di tipo occidentale, l'entrata persino nella NATO e la candidatura prossima ad essere esaudita di un suo ingresso anche nell'UE (qualcuno ci crede ancora).

La scena della nave mercantile Vlora, partita da Durazzo e presentatasi improvvisamente la mattina dell'8 agosto 1991 nel porto di Bari, stracarica di ventimila disperati attratti dalla nostra libertà e dal nostro benessere, intravisto per anni guardando di nascosto le televisioni italiane (cosa proibitissima dal regime), sarebbe andata sulle tv di tutto il mondo per mesi.
A tutt'oggi quello compiuto dalla Vlora è il più grande sbarco singolo di "irregolari" mai avvenuto sulle nostre coste in tutta la nostra Storia, un primato che difficilmente potrà essere anche solo eguagliato...




Il 3 ottobre 1990 la Germania Est cessava formalmente di esistere e veniva letteralmente annessa dalla sorella Germania Ovest, facendo rinascere al centro dell'Europa una nuova Germania unita,  un enorme Stato di 80 milioni di persone, che sin da allora si candidava a diventare l'assoluta nazione egemone dell'Europa continentale e dell'U.E.
Nel 1991 sarebbe venuta a cessare definitivamente anche l'URSS, ormai stremata da una enorme crisi economica ed in pieno marasma politico, dopo un tentativo fallito di colpo di Stato compiuto nell'agosto di quell'anno contro il presidente Gorbaciov, ultimo colpo di coda dei conservatori e nostalgici del PCUS, frustrato grazie al coraggio (e al culo) di Boris Eltsin, pure acceso rivale di Gorbaciov ed eletto da soli due mesi battendo il candidato di quest'ultimo nelle prime elezioni presidenziali dirette della storia russa, quale nuovo presidente della Repubblica autonoma sovietica di Russia.

Eltsin arringa la folla sul carro armato
Quest'uomo massiccio, staccatosi ormai da tempo dal PCUS, probabilmente nemmeno del tutto cristallino nei suoi comportamenti precedenti, forse nemmeno in quelli successivi, un uomo notoriamente dedito all'alcool, gaffeur, vicino ad un'idea nazionalista un po' nostalgica dell'antica Russia Imperiale, ebbene proprio quest'uomo qui, nel pieno marasma del colpo di Stato agostano, senza che si sapesse nulla della fine di Gorbaciov, senza che si capisse con chi fossero schierati esercito, marina, aeronautica e KGB, se con il legittimo capo del Cremlino o con i rivoltosi, ebbene sì proprio lui avrebbe inneggiato a resistere ai golpisti salendo su un carro armato amicotrascinando con la sua oratoria impetuosa a favore del governo legittimo gli indecisi e le stesse forze armate, così facendo salvando di fatto il vecchio e ormai sconfitto leader, arrestato e tenuto prigioniero dagli insorti in una baita insieme con la bella moglie Raissa, e portando alla rapida fine dello stesso PCUS, che si sarebbe visto messo al bando e con tutti i suoi beni confiscati.
Gorbaciov e la moglie Raissa appena liberati 
Ormai privata degli Stati baltici (Estonia, Lituania e Lettonia), resisi ormai unilateralmente indipendenti, e con tante altre sue Repubbliche già sulla via della fuga, anche se trattenute a stento per il momento in quella artificiosa ed estemporanea creatura sovranazionale che sarebbe stata la CSI (la Confederazione degli Stati Indipendenti), anche l'Unione Sovietica per volontà dello stesso Boris Eltsin si sarebbe dissolta, la mezzanotte del 26 dicembre 1991, lasciando il posto a 15 Stati indipendenti e sovrani, tra i quali appunto la Russia, ritornata finalmente ad avere il suo nome di sempre sul palcoscenico internazionale.
La scena della bandiera rossa con la falce e il martello che alla mezzanotte di quella data viene lentamente ammainata dalla cima del Palazzo del Cremlino, per essere altrettanto lentamente sostituita da quella nuova a strisce bianche, blu e rosse della nuova Russia resterà per sempre nella mia vita, e in quella di tutti coloro che hanno vissuto più o meno a lungo la feroce contrapposizione tra Est e Ovest, come uno dei momenti più indimenticabili.
Eltsin avrebbe governato la Russia fino al 1998, quando il suo posto sarebbe stato preso dal suo pupillo, Vladimir Putin, che è ancora oggi in carica, sia pure a seguito di regolari (più o meno) elezioni, e che tra tanti alti e bassi ha riportato la Russia oggi nel ruolo storicamente importante che da sempre le compete.


L'ammaina bandiera della falce e martello della mezzanotte del 26 dicembre 1991 in diretta tv: uno dei momenti più emozionanti del XX secolo...
Lo scrittore americano di origine nipponica Francis Fukuyama  avrebbe descritto questo momento, quello della fine del Comunismo, come "la fine della Storia", ma la Storia non finisce mai, la Storia continua comunque sempre, spesso per vie che noi nemmeno immaginiamo e che ci sorprendono sempre...
Dopo la multietnica e grande Russia sarebbe stata la volta della ben più piccola e altrettanto multietnica Jugoslavia, a differenza della prima però vicinissima a noi. 
Già in grave crisi politica ed economica a seguito della morte nel 1980 di Josip Broz Tito, il vecchio generale partigiano comunista che era riuscito col suo carisma a tenerla unita con pugno duro e volontà ferrea, tanto da tenerla insieme persino una volta perso l'appoggio del vecchio alleato sovietico, fondando insieme ad altri il gruppo dei cosiddetti "Paesi non allineati", la Jugoslavia da tempo era scossa da frequenti sommovimenti indipendentisti, dovuti all'indubbio predominio che la Serbia, ortodossa e vicina alla Russia ed alla Grecia, ortodosse come lei, aveva sulle altre nazionalità di quello Stato: la Slovenia e la Croazia, a forte prevalenza cattolica e più vicine all'Occidente, la musulmana Bosnia Erzegovina, il Montenegro e la Macedonia (da non confondersi con l'omonima regione greca), anch'essi prevalentemente ortodossi come la Serbia, e ad essa comunque più vicini, e soprattutto il Kosovo, culla del patriottismo serbo-jugoslavo eppure popolato per la maggior parte di genti di etnia albanese e religione musulmana.
Qui purtroppo le cose non sarebbero andate altrettanto bene e pacificamente, come noi Italiani ed Europei avremmo amaramente scoperto a partire dalla metà degli anni '90.
Il presidente jugoslavo, il nazional-comunista serbo Slobodan Milosevic, decisissimo a mantenere unita l'entità territoriale jugoslava, avrebbe scatenato una serie ripetuta di guerre e di "pulizie etniche"
Slobodan Milosevic
contro le singole repubbliche vogliose di indipendenza e libertà: dapprima la guerra interjugoslava ci avrebbe semplicemente lambiti, con le incursioni aeree jugoslave quasi ai confini del nostro spazio aereo condotte contro la Slovenia, e poi ci avrebbe visti diretti protagonisti a partire dalla fine di marzo 1999, nel momento in cui le ostilità interetniche erano in pieno e sanguinosissimo svolgimento: a partire da quel momento le nostre forze aeronavali sarebbero state impegnate assieme ad altri paesi membri della NATO nei bombardamenti contro la Serbia a tutela delle popolazioni del Kosovo.
Il presidente del consiglio italiano era allora  Massimo D'Alema, uno che diede ordine ai nostri Tornado di attaccare più volte persino la capitale Belgrado, in quella che l'On. Armando Cossutta, suo alleato di governo, uomo di purissime e mai rinnegate idee rigidamente comuniste, avrebbe definito, con ipocrita e vigliacca faccia tosta, una "difesa avanzata dello spazio aereo nazionale"...





Anche la guerra interjugoslava è ormai finita, con l'ovvia, inevitabile sconfitta delle forze armate serbe e la nascita di nuove realtà statuali al posto di quella che fu la grande Jugoslavia, ma la situazione in tutti quei territori è ben lungi dall'essere del tutto pacificata: troppi i lutti e gli odi sparsi a piene mani in quindici lunghi anni di guerre, persecuzioni religiose, massacri, genocidi...

Il colloquio riservato tra Papa Giovanni Paolo II e Mehmet Ali Agca





Col senno di poi, tutto quello che è accaduto tra il 1985, quando Gorbaciov andò al potere in URSS, e il 1989, quando il Muro di Berlino cadde dando il via al crollo del sistema socialista e anticristiano sovietico, ma anche prima e dopo, rispettivamente con l'elezione imprevista e imprevedibile di Papa Woytila, a seguito della morte improvvisa di Papa Luciani, e con l'ascesa fulminante e sorprendente di un autentico outsider come Boris Eltsin, un soggetto così improbabile chiamato a salvare Gorbaciov e in definitiva la Pace nel mondo, ebbene tutto questo appare come un vero e proprio MIRACOLO.
Un miracolo che un cattolico sia pur misero come il sottoscritto non può che ascrivere al CUORE IMMACOLATO DI MARIA, cui Papa Woytila volle affidare la Russia e il mondo intero, come richiesto dalla Madonna di Fatima nel suo terzo segreto, una volta uscito miracolosamente illeso dall'attentato del 13 maggio 1981
compiuto materialmente da Mehmet Ali Agca, membro dell'organizzazione terroristica turca dei "Lupi Grigi", ma con l'assai probabile supervisione dei servizi segreti comunisti bulgari.
Così avrebbe fatto, con un ufficiale e solenne ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA svoltosi pubblicamente in Piazza San Pietro, il 25 marzo 1984, Giorno di Pentecoste, in comunione spirituale con tutti i Vescovi del mondo, compresi quelli ortodossi russi: una imponente cerimonia che pure faceva seguito ad altre due celebrazioni del medesimo tipo fatte in tono però un po' minore negli anni precedenti, a Roma il 7 giugno 1981 e proprio a Fatima il 13 maggio 1982, non ritenute evidentemente sufficienti al fine supremo cui erano destinate, la Pace nel mondo e la Salvezza di un grande paese cristiano come sempre era stato fino alla Rivoluzione dl'Ottobre la Russia (v. QUI).



Poco meno di due mesi dopo quella grandiosa concelebrazione esplodeva misteriosamente con centinaia se non migliaia di morti l'arsenale militare sovietico di Severomorsk, nel Mare del Nord, un imponente apparato missilistico che dominava l'intero Atlantico e dal quale migliaia di testate nucleari potevano essere lanciate pressoché senza preavviso sui paesi della NATO, ma soprattutto una base senza la quale ogni speranza di vittoria sovietica in un eventuale confronto armato con gli Stati Uniti veniva meno (v. QUI).
La catastrofica guerra nucleare che secondo le visioni dei pastorelli di Fatima rischiava di scoppiare da un momento all'altro era stata esclusa per sempre.
Era il 13 maggio 1984. 
Tre anni esatti dopo l'attentato al Papa.
E il 13 maggio è l'anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima.




I tre pastorelli di Fatima: Lucia, Francesco e Giacinta


Di lì a poco, il 10 marzo 1985, il presidente sovietico Konstantin Chernienko, succeduto alla guida del PCUS e dell'URSS a Jurij Andropov, morto il 13 febbraio 1984, due soli anni dopo aver a sua volta preso il posto del deceduto Leonid Bresznev, sarebbe andato a far compagnia ai suoi due compagni di merende, e il suo posto sarebbe stato preso da Michail Gorbaciov.
Tutto si compiva.
La Madonna aveva deciso di intervenire.


George Bush Sr. e Michail Gorbaciov

Le nostre forze armate, insieme con altre, presidiano ancora la penisola balcanica nelle zone di maggiore frizione tra le singole etnie, ma ci vorranno parecchi decenni, forse un secolo intero, come c'è voluto tra noi e l'Austria che era di Cecco Beppe, perché le genti dei Balcani tornino a sentirsi veramente amiche tra di loro.
Come è stato plasticamente dimostrato dai disordini avvenuti nel corso della partita di calcio valevole per le qualificazioni per il campionato europeo per nazionali svoltasi tra Serbia ed Albania, nessuna Pace vera potrà mai realizzarsi fino a quando non si porrà soprattutto una definitiva soluzione al problema sullo status internazionale del Kosovo, uno Stato semi virtuale che si è unilateralmente reso autonomo dalla Serbia, ed è riconosciuto come tale da un certo numero di nazioni dell'ONU e della stessa UE (ma non da altre), nonostante la stessa Serbia, per il quale il Kosovo è il Simbolo della propria Coscienza e Indipendenza nazionale, lo ritenga tuttora parte integrante del proprio territorio sovrano.
Oltre a questo, però, uno Stato che al contempo dipende totalmente dall'aiuto ONU e NATO, senza il quale cesserebbe di esistere da un giorno all'altro.
Ma questa è un'altra storia, magari ne parleremo un'altra volta.




Tanti dei protagonisti di allora non ci sono più: Papa Woytila, Jaruzelsky, Havel, Honecker, Reagan, la Thatcher, Craxi, Mitterand, Eltsin, Raissa Gorbaciova, Milosevic, Zhivkov, Kadar.
Altri si sono ormai ritirati a vita privata, Kohl, Gorbaciov, Walesa, Jakes, Iliescu, Carter, Bush Sr...
Jaruzelsky prima di morire si convertì, come si dice sia accaduto anche a Gorbaciov, e Papa Giovanni Paolo II è stato addirittura fatto Santo.
Del Muro di Berlino restano solo poche vestigia presso la Porta di Brandeburgo, lasciate apposta come memento eterno alla stupidità umana (e anche per incoraggiare il turismo storico, diciamo così...) e la carta geografica europea è stata completamente ridisegnata, eppure...
Eppure resta un qualcosa di incompiuto...
Tante cose potevano andar meglio, sin da quei tempi pure così gloriosi.
Waklav Havel per esempio a malincuore dovette assistere prima della sua morte prematura alla scissione della sua patria tanto amata, la Cecoslovacchia, in due realtà distinte, la Slovacchia e la Cechia.
Altre cose stanno cambiando lentissimamente, più che altro per ragioni, diciamo così, "biologiche", come nella Cuba di Fidel Castro.
Altre infine sono rimaste più o meno come prima, come in Cina ad esempio, dove purtroppo la rivolta studentesca dei primi di giugno di quel medesimo 1989 sarebbe stata repressa nel sangue di Piazza Ten An Men.
Alcune sono andate persino peggiorando da allora, come in Corea del Nord...

Una famosissima immagine simbolo dei disordini di Piazza Tien An Men a Pechino

Non sono convinto insomma che tutte le speranze in un mondo migliore di noi ventenni di allora si siano effettivamente realizzate e quello che accade intorno a noi in questi stessi momenti purtroppo, anche e soprattutto per le nostre mancanze e i nostri difetti, forse soprattutto a causa della nostra presunzione di crederci Dio, in Nigeria, come in Palestina, in Ucraina come nell'Africa mediterranea, a Kobane come a Erbil lo attesta... 
Mi sa che del Cuore Immacolato di Maria c'è ancora molto bisogno.





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