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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

mercoledì 6 aprile 2016

Il 17 aprile io vado al mare!



Amici miei, il voto referendario non è un voto elettorale e quindi non c'è alcun dovere civico di recarsi alle urne per la ridicola consultazione del 17 aprile.
Non solo.
L'astensione è espressamente prevista dalla legge in materia di referendum come opzione perfettamente democratica, oltre al SI' ed al NO, con cui indicare la propria volontà in merito al tema proposto, e tutto questo per un motivo molto semplice: sono i referendari che devono convincere il 50% + 1 dell'elettorato a partecipare alla consultazione, e se non ci riescono vuol chiaramente dire che le loro richieste non sono state ritenute meritevoli di alcuna considerazione da parte della maggioranza dell'elettorato, che quindi non partecipando ha inteso bocciarle.
Ecco perché non partecipando alla consultazione io non faccio altro che esercitare una mia legittimissima facoltà, con la quale esprimo al massimo grado possibile la mia più totale contrarietà al referendum proposto.
Ed ecco perché, ritenendo questa consultazione demagogica, irresponsabile e fondamentalmente disonesta se non in piena malafede, andrò se possibile nel week end elettorale dalle parti di Ravenna, al mare, quel mare romagnolo che se stessi a sentire le anime belle (sono ironico, eh, lo sanno loro per prime che non è vero) dovrebbe essere deturpato dal petrolio che a loro dire esce dalle piattaforme che punteggiano in grande quantità l'orizzonte azzurro di fronte alle spiagge, 
Se non fosse che invece per il 90% o giù di lì da queste strutture viene estratto solo e solamente gas naturale. Pulito. In sicurezza. Soprattutto italiano.




Ma l'ignoranza in merito resta sovrana, così si è fatto credere che i nostri mari saranno invasi da sterminate macchie di petrolio che porteranno la devastazione a danni delle coste, della flora e della fauna marina, con gravissimo pregiudizio per l'ambiente, il turismo e la relativa occupazione...
Ma la finalità terroristica dei referendari trova purtroppo facile accoglienza nelle fasce più suggestionabili e meno acculturate della popolazione, cioè quasi tutte quelle cui si rivolgono i proponenti (perché basterebbe un minimo di ragionamento per certificare la totale inconsistenza delle loro ragioni).

Piantina delle trivellazioni di fronte al mare della Croazia



E chi se ne frega se in realtà si estrae in stragrandissima maggioranza gas e non petrolio, se le norme italiane sono sicuramente le più rigorose in assoluto, se l'eventuale Sì vittorioso mette a rischio di disoccupazione circa 10000 lavoratori ad alta specializzazione in via diretta e dell'indotto (localizzati soprattutto tra Romagna e Marche), se per legge già ora entro le 12 miglia nautiche non è più possibile installare nuove piattaforme, se già ora la grande maggioranza dei giacimenti installati è in via di naturale esaurimento, se quello che andremmo a perdere con la chiusura a fine concessione delle piattaforme dovremmo andare comunque a riprenderlo a costi triplicati all'estero (mica sono fessi, all'estero!), accentuando la nostra già clamorosa dipendenza da fuori Italia per l'energia, con tutti i rischi di vario tipo che ciò comporta!
Michele Emiliano
Ah già, ma l'ineffabile Emiliano, il presidente di quella regione Puglia che insieme con altre sei regioni governate dalla sinistra (con altre due di centrodestra) ha promosso il referendum, solo per motivi di visibilità nazionale, di potere locale e di polemica interna al P.D., in odio a Renzi (che infatti sostiene a spada tratta le normative attuali), ha detto che tanto il fatto che abbiamo solo il 10% delle risorse energetiche  prodotte a livello nazionale fa sì che con la consultazione non si vada a incidere su temi strategici...
Avete capito il livello???
Per quanto io sia ferocemente contrario al governo Renzi sono e resto un Italiano e cerco di ragionare da Italiano: e questo referendum per l'Italia sarebbe una sciagura, se fosse favorevole al SI'.
Perché i NO TAV, i NO TRIV, etc. etc. hanno proprio rotto: tutti vogliono che l'Italia si doti di strutture adeguate, ma "lontano da dove vivo io" (gli anglosassoni usano l'acronimo NIMBY, "Not In My Back Yard", cioè "Non nel mio cortile").
Non funziona così, se non vogliamo ritornare all'epoca delle clave e delle caverne è ora che finalmente questo paese (e la sua classe politica) cresca nelle cose che contano.
L'energia è una di quelle.
Statevene a casa, amici miei, è meglio. 

Di seguito  metto un contributo che ho trovato su facebook:

"Lavoro all'Eni ed ho sotto mano ogni giorni i dati di produzione sia di gas che di acque si strato ma cercherò di non essere di parte, solo di dare informazioni oggettive.
1) In Italia non abbiamo petrolio. Ce n'è un piccolo giacimento nella Val D'Agr
i in Basilicata (ampiamente nell'entroterra) ma non c'è nulla nei nostri mari: tutte le piattaforme sono a produzione di gas, quindi gli spauracchi di macchie di petrolio lungo le nostre coste non esistono.
2) Le piattaforme esistono in Adriatico dagli anni 60 e stanno già terminando la loro vita, in pratica estrarranno al massimo per un'altra decina d'anni, anno più anno meno, tutto l'inquinamento o la subsidenza o i danni che potevano fare li hanno già fatti, chiuderle ora non cambierà di una virgola questo stato di cose.
3) L'Adriatico è un mare inquinato perché non ha ricambio di acqua e perché è una discarica a cielo aperto delle industrie della costa e del Po.
L'inquinamento registrato vicino alle piattaforme è il medesimo (se non più basso) di quello alla foce del Po (dove non vi sono piattaforme per decreto Cacciari).
4) le Acque di strato vengono reiniettate nel giacimento o trattate a terra secondo le rigidissime leggi vigenti (e vi assicuro che Eni ci sta molto attenta perché sa bene di avere l'attenzione dei media addosso; ti basti pensare che l'ufficio HSE è più grande ed ha più risorse dell'ufficio perforazione) per cui non vi è spargimento di acque di strato in mare.
5) Già adesso col decreto Prestigiacomo non è possibile perforare entro 12 miglia dalla costa (quindi metà del referendum dice fuffa).
6) Le piattaforme finiranno la loro "vita" molto prima della scadenza delle concessioni e, come ho già scritto, sarà circa di 10 anni.
7) Lo Stato non ha denaro da investire nella ricerca delle energie rinnovabili se non quello delle Royalty che pagano le società energetiche; le ricerche sul rinnovabile sono per lo più finanziate dalle stesse (perché una società energetica come Eni sa meglio di chiunque altro quando rimarrà a secco di idrocarburi e si stanno già preparando al futuro, perché non chiuderanno quando finirà il petrolio ma continueranno a produrre energia).
8) Eni non vede l'ora di andarsene dall'Italia in quanto la produzione di gas in Italia è fortemente sconveniente per le ditte a causa delle regole molto restrittive (e giuste) in merito allo sfruttamento dei giacimenti sia in merito alla gestione del personale.
Questo referendum farebbe il suo gioco e gli darebbe la possibilità di lasciare a casa 6000 persone sventolando un semplice risultato referendario.
9) Il gas italiano è puro metano al 99,4%, sono sciocchezze quelle che dicono che i costi di purificazione sono più elevati in Italia che non all'estero: i costi più elevati in Italia (ma sono comunque costi per le aziende energetiche, non per lo Stato) sono appunto per rispettare le regole ambientali e sindacali.
10) Le piattaforme, una volta terminata l'estrazione, verranno riconvertite in centrali eoliche o solari (dato che in mare aperto tira un vento della madonna, ve lo posso confermare ^^) non verranno smantellate in quanto il costo di bonifica è qualcosa di talmente elevato che nessuno se lo può sobbarcare, senza contare che attualmente sono il miglior "tappo" che possa esserci per i giacimenti.
11) Non è vero che le piattaforme rovinano la vita marina, vi invito a googlare "piattaforma Paguro" e vedere cosa è diventata una piattaforma che è esplosa negli anni 60 ed è caduta sul fondo del mare: è un parco naturale subacqueo patrimonio comunitario. Il ministero dell'ambiente ha chiesto ad Eni di "buttare lì'" altre piattaforme in disuso per allargare il parco!
12) Al lato pratico, come avrete già ben capito anche voi, questo referendum non cambia granché per quanto riguarda l'ambiente; essenzialmente è un braccio di ferro tra le regione PD e lo Stato PD: l'ennesima guerra interna a questo partito; quindi un referendum politicizzato che serve a dare più discrezionalità alle regioni o allo stato in materia di sfruttamento dei giacimenti, come dice il Latella è ridicolo che un braccio di ferro del genere costi così tanto alle casse dello Stato e soprattutto ne vada della pelle di 6000 lavoratori (+ tutti quelli dell'indotto perché assieme ad Eni salteranno anche tutte le aziende italiane che vi lavorano) per un voto meramente politico.
Per questo l'astensione a mio avviso sarebbe il voto più sensato a questo referendum (ma questo è ovviamente il mio parere, il resto delle cose che ho scritto sono dati oggettivi dati dalla mia esperienza lavorativa con Eni)"
(Letizia Vaccarella con Daniele Casotti)

Per saperne di più:



http://www.meteoweb.eu/2016/03/referendum-trivelle-una-geologa-ecco-perche-io-non-andro-a-votare-e-se-proprio-fossi-costretta-voterei-no/653980/


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