Negli ultimissimi giorni, amici miei, sul fronte della Libia le cose sembrano avere avuto una certa accelerazione.
L'Italia, preso atto del no all'intervento da parte dell'ONU (v. QUI) e della sostanziale lavata di mani da parte del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (v. QUI), circonfusa da tante belle parole di circostanza, sta muovendosi per il famoso PIANO B in caso di ormai conclamata "somalizzazione" dell'ex Jiamahiryya Libica.
Ecco quanto sta trapelando, senza che in effetti i tg ne parlino.
1) La prima a muoversi è stata nave San Giorgio (L 9892), che vedete raffigurata all'inizio di questo post mentre venerdì scorso passava davanti a Punta Pezzino, di fronte al Varignano, nel Golfo di La Spezia.
Si tratta di un'unità d'assalto anfibio LPD (Landing Platform Dock) con bacino allagabile, di 8000 tonnellate di stazza, capace di imbarcare
Il battaglione San Marco in esercitazione in Sardegna |
fino a 350 soldati in assetto di combattimento del battaglione San Marco, 36 veicoli corazzati VCC 1 cingolati e svariati altri ruotati, "destinata principalmente a svolgere operazioni di proiezione di capacità sul mare e dal mare su terra", recita il sito ufficiale della marina, in quanto "è in grado, infatti, di eseguire lo sbarco di truppe, di fornire assistenza logistico-sanitaria (adatta in impieghi che prevedono l'evacuazione della popolazione in caso di calamità naturali o altre situazioni di emergenza), di trasporto di personale, mezzi e materiali, e di sbarco, sia in porti attrezzati che in zone sprovviste di porti o con attrezzature portuali non idonei all'ormeggio".
Si tratta di una nave molto versatile quindi, con anche una buona capacità elicotteristica (possono operare simultaneamente quattro elicotteri da trasporto, due medio-leggeri NH 90 e due medio-pesanti EH 101), e fa parte della FORZA DI PROIEZIONE DEL MARE, la componente anfibia delle forze armate italiane, strutturata su di essa e sulle gemelle San Marco e San Giusto.
Ebbene, questa nave giovedì sera, dopo un breve stato di approntamento in cui è stata caricata di tutto punto, è partita in tutta fretta da Brindisi dove è ordinariamente basata, con a bordo un non ben specificato contingente di marò, ed è arrivata a La Spezia, ove ha imbarcato un certo numero di operatori del GOI (il Gruppo Operativo Incursori del famosissimo COMSUBIN, COMando SUBacquei INcursori, del Varignano, i pronipoti di Faggioni e De La Penne),
Elicottero NH 90 |
Elicottero EH 101 |
Operatori del GOI in azione |
per poi dirigersi per uno scalo tecnico alla Maddalena, in Sardegna, già sede della famosa base dei sottomarini nucleari americani fino a pochi anni fa, e da qui, sembra, discendere ulteriormente verso Augusta, la base della nostra marina posta in Sicilia Orientale, in provincia di Siracusa, normalmente sede di MARISICILIA e base operativa del COMFORPAT (COMando delle FORze da PATtugliamento per la SOrveglianza e la Difesa costiera).
La base navale di Augusta, con Taranto e La Spezia la principale base navale italiana |
Cosa significa questa mossa?
Che senso ha questa girandola di chilometri in lungo e in largo in pochi giorni tra un capo e l'altro del Mediterraneo?
Che senso ha portarsi appresso un non ben definito contingente di militari del San Marco, i nostri "Marines"?
E che senso ha imbarcare degli operatori del GOI, cioè forse l'élite mondiale delle forze speciali, per tenerli a bagnomaria in una portaelicotteri anfibia da sbarco come fondamentalmente è la San Giorgio, al netto di tutti i nomi politicamente corretti che le sono stati attribuiti, e in un porto, quello di Augusta, che normalmente viene utilizzato per altre funzioni?
L'ipotesi più probabile è che il compito della San Giorgio sia quello di stazionare al largo della Libia, in acque internazionali, pronta ad intervenire con immediatezza in caso di netto peggioramento della crisi in corso
per andare innanzi tutto a proteggere la fondamentale piattaforma petrolifera off shore ENI di Sabratha, posta sul mare a centodieci chilometri a nord ovest di Tripoli, una imponente struttura d'acciaio in cui l'ENI ha investito nel 2004 oltre 7 miliardi di euro, su cui stazionano ben 15 pozzi che estraggono dal giacimento sottomarino di Bahr Essalam preziosissimo gas, indispensabile per le necessità dell'Italia.
Per darvi un'idea della cosa, si tratta di un'opera pressoché vitale che pompa dal Mediterraneo circa 13 milioni di metri cubi di gas al giorno, una quantità spaventosa, che confluisce nell'incredibile stazione di compressione di Mellitah, a poche decine di chilometri da Tripoli, gestita con un'apposita joint-venture italo-libica, e da qui, una volta trattata, attraverso il prodigioso gasdotto Greenstream arriva sino a Gela, nella Sicilia meridionale, da cui viene distribuita a tutto il paese.
Insieme col gas di Bahr Essalam, attraverso questa meravigliosa opera dell'ingegneria italiana arrivano in Sicilia anche il gas e il petrolio estratti nel deserto a Wafa, al confine tra Libia, Tunisia e Algeria, oltre cinquecento chilometri a sud di Mellitah, ed il petrolio di Bouri e del giacimento off shore Elephant.
In totale si tratta del 12% del nostro fabbisogno energetico annuo, un dato che non può non far riflettere chi ci governa: siamo in tempi difficili, la crisi russo-ucraina già ci mette in serio pericolo da un lato, quella in Medio Oriente è da sempre una preoccupazione costante, se ora con un qualche colpo di mano i gruppi jihadisti che si richiamano all'ISIS si impadronissero della piattaforma di Sabratha, degli altri impianti ENI così come, Dio non voglia, di Mellitah stessa, con la possibilità di prendere preziosissimi ostaggi, a maggior ragione se Italiani, e/o di distruggere o comunque bloccare il flusso di gas e petrolio che passa ogni giorno attraverso Greenstream l'Italia potrebbe essere messa in ginocchio.
E badate che non si tratta di mere speculazioni giornalistiche.
Sabratha è ormai sempre più sotto il tiro di queste bestie e nell'ultimo fotomontaggio dell'ISIS, oltre al Colosseo in fiamme sormontato dalla bandiera nera dell'ISIS che tanto ha inquietato gli Italiani, si è affiancata un'altra immagine (ed è la cosa che ha probabilmente fatto svegliare più di qualcuno a Roma).
Ed era proprio quella dello stabilimento di Mellitah.
La missione a questo punto sembra chiara: nel caso di crollo delle truppe libiche assicurare in salde mani italiane la piattaforma di Sabratha (ed ecco spiegato il ruolo degli elicotteri e del COMSUBIN) e prestare immediato soccorso ai 20000 soldati governativi posti a guardia dei giacimenti ENI inviando in loco una prima aliquota operativa del San Marco, di cui non si sa nulla ma che potrebbe forse non discostarsi troppo dai numeri che abbiamo visto sopra.
Questo ovviamente non è tutto così scontato che avvenga, ma certo la situazione dev'essere veramente seria se si appronta in fretta e furia un simile dispositivo e con un grado di allarme tale da non poter certo essere mantenuto troppo a lungo.
Ma basterebbe questo a impedire un'azione di forza dei jihadisti?
Sicuramente no.
Un'azione del genere è preordinata specificatamente a fronteggiare un'emergenza, non certo a gestire una crisi di medio-lungo periodo.
Ed ecco che soccorrono le altre circostanze che stanno avverandosi in questi giorni.
2) La nostra marina militare sta approntando proprio in questi giorni un'imponente esercitazione navale nell'intero Mediterraneo, dal nome MARE APERTO (v. QUI).
E vero, come ha detto l'Amm. Pierpaolo Ribuffo, comandante del gruppo navale in questione, che si tratta di una tradizionale esercitazione a fini addestrativi
che avviene ogni anno, interrotta solo l'anno scorso per la mai troppo biasimata operazione MARE NOSTRUM, ma quello che sconcerta è che, contrariamente agli anni passati, in cui ad una simile manifestazione, anche per i suoi paganti risvolti mass-mediatici, si dava enorme pubblicità, ora così non sia, tanto che si sa a malapena chi dovrebbe parteciparvi, cioè la citata San Giorgio, il nuovissimo caccia lanciamissili Caio Duilio (D 554), classe Orizzonte, un bestione di oltre 7000 tonnellate
capace già da solo di polverizzare mezza Libia se solo lo volesse, e l'ancor più nuova fregata Bergamini (F 590), classe FREMM; stavolta di poco meno di 7000 tonnellate, capace di ricoprire più ruoli insieme, che comprendono quelli
di sorveglianza marittima, polizia d'alto mare, assistenza umanitaria e soccorso in caso di calamità, ma anche il bombardamento contro costa e contro obiettivi terrestri, il contrasto alla minaccia di superficie, la ricerca d'informazioni, l'immissione di truppe speciali (aridranghete!)...
Insomma, qui parliamo di due unità armatissime, nuovissime, tecnologicissime, entrambe con una piccola componente elicotteristica (un paio di NH 90), dotate di una potenza di fuoco immane, che si mettono a fare un'esercitazione con una portaelicotteri d'assalto e sbarco piena di soldati assai specializzati, e tutto questo nel bel mezzo di un'area mediterranea che dista poche decine di chilometri dal caos di una vera e propria guerra civile che minaccia da vicino gli interessi diretti dell'Italia e con addentellati che vanno ben oltre il pur vasto teatro libico.
Gli elementi strani abbondano.
Per esempio, non è stato specificatamente detto quando inizi questa benedetta esercitazione, né quanto duri (si parla genericamente di sette, dieci giorni), e la cosa è veramente strana visto come determinate operazioni siano di norma programmate da mesi, annunciate ufficialmente e pianificate al centesimo di secondo, non foss'altro che per non allarmare gli altri Stati che si affacciano sul medesimo teatro operativo...
Insomma, non è che qui dalla sera alla mattina uno si alza e decide di far partire un'esercitazione così, con tutto quello che costa in termini di energie fisiche, nervose, morali e tecniche, spese vive, rischi possibili, responsabilità nazionali e internazionali.
Ma non è tutto qui: sembra che sia in arrivo in zona un'altra unità non ben specificata: se tanto mi dà tanto non mi sorprenderebbe fosse
l'incrociatore portaeromobili Garibaldi (C 551), di 10000 tonnellate, o addirittura l'attuale ammiraglia della marina militare italiana, la nuovissima portaerei Cavour (C 550), di ben 30000 tonnellate, unità STOVL (Short Take Off and Vertical Landing) come l'altro ma
che rispetto a quello ha maggiori capacità di comando e controllo, logistiche e di protezione civile, ma soprattutto può imbarcare un maggior numero di caccia AV8 Harrier II Plus e di elicotteri NH 90 e EH 101 (fino a 30 almeno, il doppio rispetto a quelli trasportabili dal vecchio Peppino) ed in più soprattutto ha la possibilità anche di imbarcare anch'esso, come il San Giorgio, un intero battaglione completamente equipaggiato del San Marco...
Vabbè, sarà senz'altro un'esercitazione programmata da mesi, ma qui abbiamo il fior fiore della nostra marina in azione (e sicuramente almeno un sottomarino sorveglia discretamente d'appresso le coste libiche e la solita piattaforma di Sabratha, e il mio pensiero non può non andare ai nuovissimi Todaro [S 526] e Scirè [S 527], capaci di infiltrare anch'essi uomini delle forze speciali), un insieme di navi nuovissime, molto armate e in piena efficienza che già da sole hanno probabilmente pochi rivali nelle intere marine rivierasche, pronte a coprire un ampio ventaglio di opzioni offensive e difensive, ma anche a favore della popolazione civile, con la possibilità di lanciare uomini, mezzi corazzati e blindati, elicotteri e aerei in rapidità e con estrema efficienza in Libia in qualunque momento, se come sembra stazioneranno al largo delle sue coste.
Ma io sono malizioso e penso sempre male...
3) Altro dato certo è che non più tardi di qualche giorno fa, precisamente il 19 febbraio scorso, nel pieno della questione Grecia-UE che aveva la massima precedenza mediatica, in silenzio il sottosegretario alla difesa Marco Minniti, con delega ai servizi segreti, è andato a parlare al Cairo col Ministro della difesa egiziano, generale Seddqi Sobbhi, ed a consegnare una lettera personale di Matteo Renzi al presidente egiziano Al Sisi, l'unico che stia dando una vera grossa mano alle scalcagnate truppe libiche legittimiste del generale Haftar (v. QUI).
Non si sa bene cosa si siano detti Minniti ed il generale Sobbhi, né quale sia il contenuto della lettera di Renzi ad Al Sisi, ma fatto sta che da allora le forze libico-egiziane si sono scatenate (v. QUI) e hanno costretto l'ISIS (o meglio, coloro che all'ISIS si richiamano) alla difensiva, tanto che è notizia di oggi 3 marzo che le truppe di Haftar hanno completamente circondato Derna, capitale dell'autoproclamato Califfato, e aspettano solo l'ordine d'attacco (v. QUI).
4) L'idea che tra Italia ed Egitto sia stato di fatto concordato una sorta di patto di mutua assistenza, con l'Egitto a compiere il maggiore sforzo bellico di terra insieme con le truppe legittimiste di Haftar e l'Italia pronta a garantire la sicurezza, nel caso fosse necessario, dei giacimenti petroliferi e dei gasdotti, è più di un sospetto, e troverebbe conferma nelle voci che si stanno accavallando in questi giorni, sull'allerta della brigata meccanizzata Sassari, e in seconda battuta dei paracadutisti della Folgore, e sulla pronta operatività delle basi aeree di Decimomannu (CA) in Sardegna, di Grazzanise (CE), di Trapani e di Gioia del Colle (BA).
Perché per l'emergenza possono bastare le navi, qualche centinaio di fanti di marina e poche decine di operatori delle forze speciali, ma se si vuole garantire la sicurezza per lungo tempo in una zona di caos ed anarchia occorrono le truppe di terra.
Speriamo non ce ne sia bisogno.
Insomma, c'è subito una bella grana per il neonominato Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, che dall'1 marzo scorso ha preso il posto dell'Amm. Luigi Binelli Mantelli (v. QUI).
In bocca al lupo a lui.
E a tutti noi.
Se tutto va bene resterà una "semplice" esercitazione militare, una magniloquente dimostrazione di forza con tanto di messa in mostra dei muscoli.
Se tutto va male siamo pronti.
AGGIORNAMENTO DEL 7 MARZO 2015.
Mentre i servizi occidentali parlano di circa un milione di persone pronte sulle spiagge libiche a prendere i barconi per dirigersi verso l'Italia, mentre i miliziani libici pro ISIS sembrano ingrossarsi di numero giorno dopo giorno e conquistano un pozzo petrolifero dopo l'altro, in Europa si comincia a parlare ad alti livelli della necessità di imporre un vero e proprio blocco navale alle coste nordafricane (ma vah...? Quando lo proponevano altri li si tacciava di fascio-razzismo) e addirittura un commissario è giunto espressamente a teorizzare la necessità di allearsi persino coi dittatori, pur di far fronte all'aggressione.
Ecco, mentre questo accade, in silenzio, le nostre forze armate si preparano a fronteggiare il pericolo.
Sulla esercitazione monstre della nostra marina nelle acque turbolente del Mediterraneo non si dice assolutamente nulla ma, soprattutto, voci sempre più insistenti parlano di una disponibilità dell'esercito a predisporre una forza di pronto intervento di circa diecimila uomini, con la messa a disposizione delle brigate Sassari, Folgore, Friuli, Garibaldi e Taurinense.
Alla fine la verità è sempre la stessa: i militari devono sempre intervenire per porre rimedio agli errori dei politici.
Speriamo che tutta questa follia termini al più presto.
per andare innanzi tutto a proteggere la fondamentale piattaforma petrolifera off shore ENI di Sabratha, posta sul mare a centodieci chilometri a nord ovest di Tripoli, una imponente struttura d'acciaio in cui l'ENI ha investito nel 2004 oltre 7 miliardi di euro, su cui stazionano ben 15 pozzi che estraggono dal giacimento sottomarino di Bahr Essalam preziosissimo gas, indispensabile per le necessità dell'Italia.
Piattaforma di Sabratha |
Il Mellitah Complex |
In totale si tratta del 12% del nostro fabbisogno energetico annuo, un dato che non può non far riflettere chi ci governa: siamo in tempi difficili, la crisi russo-ucraina già ci mette in serio pericolo da un lato, quella in Medio Oriente è da sempre una preoccupazione costante, se ora con un qualche colpo di mano i gruppi jihadisti che si richiamano all'ISIS si impadronissero della piattaforma di Sabratha, degli altri impianti ENI così come, Dio non voglia, di Mellitah stessa, con la possibilità di prendere preziosissimi ostaggi, a maggior ragione se Italiani, e/o di distruggere o comunque bloccare il flusso di gas e petrolio che passa ogni giorno attraverso Greenstream l'Italia potrebbe essere messa in ginocchio.
E badate che non si tratta di mere speculazioni giornalistiche.
Sabratha è ormai sempre più sotto il tiro di queste bestie e nell'ultimo fotomontaggio dell'ISIS, oltre al Colosseo in fiamme sormontato dalla bandiera nera dell'ISIS che tanto ha inquietato gli Italiani, si è affiancata un'altra immagine (ed è la cosa che ha probabilmente fatto svegliare più di qualcuno a Roma).
Ed era proprio quella dello stabilimento di Mellitah.
La missione a questo punto sembra chiara: nel caso di crollo delle truppe libiche assicurare in salde mani italiane la piattaforma di Sabratha (ed ecco spiegato il ruolo degli elicotteri e del COMSUBIN) e prestare immediato soccorso ai 20000 soldati governativi posti a guardia dei giacimenti ENI inviando in loco una prima aliquota operativa del San Marco, di cui non si sa nulla ma che potrebbe forse non discostarsi troppo dai numeri che abbiamo visto sopra.
Questo ovviamente non è tutto così scontato che avvenga, ma certo la situazione dev'essere veramente seria se si appronta in fretta e furia un simile dispositivo e con un grado di allarme tale da non poter certo essere mantenuto troppo a lungo.
Ma basterebbe questo a impedire un'azione di forza dei jihadisti?
Sicuramente no.
Un'azione del genere è preordinata specificatamente a fronteggiare un'emergenza, non certo a gestire una crisi di medio-lungo periodo.
Ed ecco che soccorrono le altre circostanze che stanno avverandosi in questi giorni.
2) La nostra marina militare sta approntando proprio in questi giorni un'imponente esercitazione navale nell'intero Mediterraneo, dal nome MARE APERTO (v. QUI).
E vero, come ha detto l'Amm. Pierpaolo Ribuffo, comandante del gruppo navale in questione, che si tratta di una tradizionale esercitazione a fini addestrativi
L'Amm. Ribuffo |
Caccia lanciamissili Caio Duilio |
Fregata multifunzione Carlo Bergamini |
Insomma, qui parliamo di due unità armatissime, nuovissime, tecnologicissime, entrambe con una piccola componente elicotteristica (un paio di NH 90), dotate di una potenza di fuoco immane, che si mettono a fare un'esercitazione con una portaelicotteri d'assalto e sbarco piena di soldati assai specializzati, e tutto questo nel bel mezzo di un'area mediterranea che dista poche decine di chilometri dal caos di una vera e propria guerra civile che minaccia da vicino gli interessi diretti dell'Italia e con addentellati che vanno ben oltre il pur vasto teatro libico.
Gli elementi strani abbondano.
Per esempio, non è stato specificatamente detto quando inizi questa benedetta esercitazione, né quanto duri (si parla genericamente di sette, dieci giorni), e la cosa è veramente strana visto come determinate operazioni siano di norma programmate da mesi, annunciate ufficialmente e pianificate al centesimo di secondo, non foss'altro che per non allarmare gli altri Stati che si affacciano sul medesimo teatro operativo...
Insomma, non è che qui dalla sera alla mattina uno si alza e decide di far partire un'esercitazione così, con tutto quello che costa in termini di energie fisiche, nervose, morali e tecniche, spese vive, rischi possibili, responsabilità nazionali e internazionali.
Ma non è tutto qui: sembra che sia in arrivo in zona un'altra unità non ben specificata: se tanto mi dà tanto non mi sorprenderebbe fosse
Incrociatore portaelicotteri Giuseppe Garibaldi |
La portaerei Cavour |
Caccia ognitempo d'attacco Harrier AV 9 II Plus |
Vabbè, sarà senz'altro un'esercitazione programmata da mesi, ma qui abbiamo il fior fiore della nostra marina in azione (e sicuramente almeno un sottomarino sorveglia discretamente d'appresso le coste libiche e la solita piattaforma di Sabratha, e il mio pensiero non può non andare ai nuovissimi Todaro [S 526] e Scirè [S 527], capaci di infiltrare anch'essi uomini delle forze speciali), un insieme di navi nuovissime, molto armate e in piena efficienza che già da sole hanno probabilmente pochi rivali nelle intere marine rivierasche, pronte a coprire un ampio ventaglio di opzioni offensive e difensive, ma anche a favore della popolazione civile, con la possibilità di lanciare uomini, mezzi corazzati e blindati, elicotteri e aerei in rapidità e con estrema efficienza in Libia in qualunque momento, se come sembra stazioneranno al largo delle sue coste.
Il sottomarino Todaro (classe U -212 A) |
Ma io sono malizioso e penso sempre male...
A sinistra il ministro della difesa egiziano Seddqi Sobbhi, a destra il sottosegretario alla difesa Marco Minniti |
3) Altro dato certo è che non più tardi di qualche giorno fa, precisamente il 19 febbraio scorso, nel pieno della questione Grecia-UE che aveva la massima precedenza mediatica, in silenzio il sottosegretario alla difesa Marco Minniti, con delega ai servizi segreti, è andato a parlare al Cairo col Ministro della difesa egiziano, generale Seddqi Sobbhi, ed a consegnare una lettera personale di Matteo Renzi al presidente egiziano Al Sisi, l'unico che stia dando una vera grossa mano alle scalcagnate truppe libiche legittimiste del generale Haftar (v. QUI).
Non si sa bene cosa si siano detti Minniti ed il generale Sobbhi, né quale sia il contenuto della lettera di Renzi ad Al Sisi, ma fatto sta che da allora le forze libico-egiziane si sono scatenate (v. QUI) e hanno costretto l'ISIS (o meglio, coloro che all'ISIS si richiamano) alla difensiva, tanto che è notizia di oggi 3 marzo che le truppe di Haftar hanno completamente circondato Derna, capitale dell'autoproclamato Califfato, e aspettano solo l'ordine d'attacco (v. QUI).
4) L'idea che tra Italia ed Egitto sia stato di fatto concordato una sorta di patto di mutua assistenza, con l'Egitto a compiere il maggiore sforzo bellico di terra insieme con le truppe legittimiste di Haftar e l'Italia pronta a garantire la sicurezza, nel caso fosse necessario, dei giacimenti petroliferi e dei gasdotti, è più di un sospetto, e troverebbe conferma nelle voci che si stanno accavallando in questi giorni, sull'allerta della brigata meccanizzata Sassari, e in seconda battuta dei paracadutisti della Folgore, e sulla pronta operatività delle basi aeree di Decimomannu (CA) in Sardegna, di Grazzanise (CE), di Trapani e di Gioia del Colle (BA).
Parà della Folgore |
Perché per l'emergenza possono bastare le navi, qualche centinaio di fanti di marina e poche decine di operatori delle forze speciali, ma se si vuole garantire la sicurezza per lungo tempo in una zona di caos ed anarchia occorrono le truppe di terra.
Speriamo non ce ne sia bisogno.
Insomma, c'è subito una bella grana per il neonominato Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Claudio Graziano, che dall'1 marzo scorso ha preso il posto dell'Amm. Luigi Binelli Mantelli (v. QUI).
E a tutti noi.
Se tutto va bene resterà una "semplice" esercitazione militare, una magniloquente dimostrazione di forza con tanto di messa in mostra dei muscoli.
Se tutto va male siamo pronti.
AGGIORNAMENTO DEL 7 MARZO 2015.
Mentre i servizi occidentali parlano di circa un milione di persone pronte sulle spiagge libiche a prendere i barconi per dirigersi verso l'Italia, mentre i miliziani libici pro ISIS sembrano ingrossarsi di numero giorno dopo giorno e conquistano un pozzo petrolifero dopo l'altro, in Europa si comincia a parlare ad alti livelli della necessità di imporre un vero e proprio blocco navale alle coste nordafricane (ma vah...? Quando lo proponevano altri li si tacciava di fascio-razzismo) e addirittura un commissario è giunto espressamente a teorizzare la necessità di allearsi persino coi dittatori, pur di far fronte all'aggressione.
Ecco, mentre questo accade, in silenzio, le nostre forze armate si preparano a fronteggiare il pericolo.
Sulla esercitazione monstre della nostra marina nelle acque turbolente del Mediterraneo non si dice assolutamente nulla ma, soprattutto, voci sempre più insistenti parlano di una disponibilità dell'esercito a predisporre una forza di pronto intervento di circa diecimila uomini, con la messa a disposizione delle brigate Sassari, Folgore, Friuli, Garibaldi e Taurinense.
Alla fine la verità è sempre la stessa: i militari devono sempre intervenire per porre rimedio agli errori dei politici.
Speriamo che tutta questa follia termini al più presto.
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