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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

mercoledì 4 giugno 2014

Non potete imporre l'oblio

L'altro ieri era il 2 giugno, Festa della Repubblica.
Ho provato molto disagio, anzi mi ha proprio molto disgustato il servizio introduttivo alla parata su RAI 1 fatto da Roberto Olla, che pure conoscevo come persona solitamente equilibrata, ma che evidentemente ha dovuto adeguarsi a delle direttive impostegli dall'alto.
Parlando della storia delle forze armate italiane, il buon Olla è passato allegramente dalla prima guerra mondiale al "settantennio della guerra di liberazione", bypassando completamente tre anni e passa di guerra, tra la dichiarazione di guerra proclamata dal Duce Benito Mussolini tra folle giubilanti nelle piazze e nelle case di tutt'Italia il 10 giugno 1940 e l'8 settembre 1943 in cui fu ufficialmente annunciato l'armistizio con un semplice comunicato alla radio del Maresciallo d'Italia e Capo del governo Pietro Badoglio, alla totale insaputa dei singoli reparti militari di terra, dell'aria e del mare, lasciati così alla completa merce' dei (giustamente incazzati) Tedeschi, alleati fino al giorno prima.
Totalmente ignorate la guerra sulle Alpi coi Francesi e Capo Matapan, la guerra in Africa e la spedizione in Russia, Cheren ed El Alamein, l'affondamento della Valiant e l'impresa di Porto Suda, i sottomarini in Atlantico e la carica di Isbushenskij, il Monte Golico e il Ponte di Perati, nessun riguardo per i fanti della Livorno e i carristi del Raggruppamento Mobile E caduti a Gela nell'estremo, disperato tentativo di respingere quello che in quel momento era, lui sì, l'invasore sbarcato in Sicilia...
Abbiamo combattuto, bene o male, con ragione o nel torto, per quasi tre anni e mezzo, in condizioni in genere di netta inferiorità, con tante perdite, tanti sacrifici ma anche spesso con tanto onore e sempre con piena dignità, come riconosciuto in primis dallo stesso nemico.
La storia di quegli anni non può ridursi semplicemente alla guerra di liberazione e al pur significativo, ma solo dal punto di vista simbolico, episodio di Montelungo.
La storia la fanno i vincitori, è vero, ma arriva un momento in cui la Verità emerge sempre.
Con buona pace dei tutori della propaganda resistenziale.
Le nostre forze armate si meritano ben altro, la loro storia non è solo Cefalonia e Montelungo, Porta San Paolo e le missioni di pace in tutto il mondo, la loro storia è assai più complessa di quella che volete voi, e comporta Mareassalto ma anche la Decima MAS, comporta Carlo Fecia di Cossato e i miitari internati a Coltano....
La parata del 2 giugno dice questo e anche di più,  non la si può ridurre a una parata fatta con le pezze al culo per motivi ufficiali di mero contenimento delle spese che nascondono in realtà schifose pregiudiziali antimilitari che non trovano adeguata tutela in un centrodestra che di questo passo finirà per perdere le sue uniche ragioni di esistenza: le spese per un avvenimento del genere, che in tutte le nazioni del mondo un minimo orgogliose della propria storia e delle proprie forze armate si tende a celebrare con speciale cura, sono infinitamente minori rispetto agli enormi sprechi che vengono quotidianamente perpetrati in questo paese a spese di tutti noi, eppure...
Eppure si preferisce colpire l'elemento militare, perché è quello che resterà sempre in silenzio, quello che si limiterà ad obbedire agli ordini, perché alla fine "peace & love"...
Un paese che non ha rispetto per le proprie forze armate e per la loro storia non può dirsi un paese civile!
E' anche così che si perde una nazione.




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