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lunedì 2 maggio 2016

Girone di ritorno




FINALMENTE!!!
Dopo quattro anni di arbitraria prigionia in India il nostro soldato Salvatore Girone potrà tornare tra breve in Patria!
Lo ha stabilito un'ordinanza della Corte Permanente Internazionale d'Arbitrato de L'Aja, il cui contenuto, che sarà reso pubblico solo domani, è stato anticipato da un comunicato ufficiale della Farnesina.
La decisione è stata presa in conformità con le statuizioni già indicate all'inizio della procedura arbitrale dallo stesso tribunale internazionale, secondo il quale fino a quando lo stesso non fosse pervenuto ad una decisione in merito a quale delle due nazioni avesse giurisdizione sul caso ogni procedura pendente innanzi alla giustizia indiana doveva cessare.
Pertanto il nostro militare potrà finalmente ritornare in Italia e restarvi fino almeno alla definitiva chiusura del gravissimo contenzioso nella sede olandese, si parla di due o tre anni, con l'accettazione da parte di ambedue le parti in causa della condizione di rispettare il suo esito, qualunque esso sia, col rischio in caso di decisione sfavorevole all'Italia del ritorno in India dei nostri due soldati.



Questa notizia fa il paio con quella sulla recente decisione della Corte Suprema di Nuova Delhi, che nell'udienza di qualche giorno fa ha prorogato fino al 30 settembre prossimo la permanenza in Italia di Massimiliano Latorre per motivi di salute, per quanto il governo italiano in realtà rifiutasse tale ulteriore udienza sulla base appunto dell'incompetenza a decidere della giustizia indiana.
Sembra che l'ordinanza premetta il ritorno di Girone all'accordo tra i due paesi, facendo intendere un'intesa di tipo politico, mentre sin da subito fonti indiane hanno cercato di ridimensionare la cosa, parlando di una "decisione sulla libertà provvisoria subordinata alle condizioni stabilite dalla Corte Suprema", ma è assai probabile che si tratti di un mero accorgimento delle autorità indiane per evitare contestazioni interne: come detto, il Tribunale Arbitrale Internazionale ha dichiarato la propria competenza esclusiva in merito, il che implica ovviamente la sospensione della giurisdizione locale di quel paese, con buona pace della Corte Suprema.



E' un passo importante, forse decisivo, visto che la posizione indiana appare ogni giorno che passa sempre più indifendibile.
Si pensi che a tutt'oggi Girone e Latorre sono accusati dalle autorità indiane di un reato che a quattro anni dai fatti ancora non è stato definito tant'è vero che manca ancora un capo ufficiale d'imputazione a loro carico, e che, come peraltro abbiamo già messo in rilievo sin dall'inizio nel nostro piccolo blog di periferia (si veda l'articolo sotto), sono emerse sin dalle prime fasi del processo presso la corte internazionale tutte le molteplici contraddizioni e falsità nella condotta delle indagini e nelle stesse ricostruzioni dei fatti da parte degli inquirenti indiani: dalle testimonianze false o reticenti alla diversità del calibro dei proiettili italiani rispetto a quello dei fori rinvenuti nel peschereccio e nei corpi dei due marinai deceduti, dalle modalità assai discutibili con cui sono stati fatti i rilievi necroscopici, nell'assenza di consulenti italiani, alla fretta con cui sono stati cremati i corpi, dallo strano affondamento del Sant'Antony alla palese difformità dei dati di navigazione della nave italiana rispetto a quanto sostenuto dalle autorità indiane, e così via.



E' probabile che il governo del premier Modi, assai più moderato del precedente e voglioso di trovare una onorevole via d'uscita dal ginepraio in cui l'India si è cacciata, stia cercando nelle segrete stanze di trovare una soluzione condivisa con l'Italia.
Ma anche le nostre autorità, con la loro linea di condotta ondivaga, controproducente, pavida e fino all'anno scorso sostanzialmente suicida e devastante sul piano dell'immagine internazionale, hanno comunque parecchio da farsi perdonare.
Non sarà questo indubbio successo diplomatico, che si deve comunque alla decisione di un organismo terzo come la Corte de L'Aja e non certo alla diretta volontà italiana, a farci dimenticare l'ignobile lassismo e la colpevole superficialità con cui ben tre governi nazionali, quello di Monti, quello di Letta e l'ultimo di Renzi, hanno affrontato questa tristissima ed umiliante vicenda, facendosi imporre senza colpo ferire il sequestro di fatto del nostro ambasciatore nella capitale indiana da parte delle locali autorità, accettando supinamente sin dall'inizio che fossero le autorità giudiziarie indiane a condurre il gioco invece di internazionalizzare il caso, ordinando ai nostri due militari il ritorno in India dopo essere riusciti chissà come a farli tornare qui e aspettando per ben tre anni prima di effettuare la scelta giusta, cioè la via dell'arbitrato internazionale.
Una via che si sta infatti puntualmente rivelando vincente e sta evidenziando persino oltre ogni previsione tutte le enormi lacune della posizione indiana.
Ci eviti per favore il Giovin Signore di Firenze tweet di giubilo e nuove ulteriori comparsate televisive per farsi bello di fronte ai propri elettori in vista delle imminenti scadenze elettorali.
Renzi ha comunque aspettato senza far niente un anno, un anno oltre ai due già trascorsi invano in precedenza con gli altri due governi, prima di imboccare questa strada.
Un anno in cui Salvatore Girone non ha potuto ancora vedere i suoi cari, la sua terra, i suoi amici.
Un anno che, come i tre passati finora, non potrà mai avere indietro.



Torna a casa finalmente, Salvatore.
Sei il benvenuto.
Finalmente sarete a casa, tutti e due, tu e Massimiliano.
Il paese reale è fiero di voi e soprattutto del comportamento vostro e dei vostri cari, sempre composto e pieno di dignità, nonostante le difficoltà.

Vania Ardito col marito Salvatore Girone






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