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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

giovedì 11 settembre 2014

"LET'S ROLL!!!"

Era una limpida mattinata di settembre, quel giorno maledetto, a New York.
A migliaia di chilometri di distanza noi avevamo da poco finito di mangiare e i miei erano andati  a fare la pennichella, quando all'improvviso decisi di accendere il piccolo televisore in cucina.
Saranno state le due del pomeriggio o giù di lì..
Era un lunedì, il giorno di solito dedicato alle sedute del consiglio comunale di Modena, ma quel giorno non era convocato vista la prossimità alle ferie estive appena terminate.
Non compresi immediatamente cosa era successo, le immagini erano drammatiche ma ancora i telecronisti brancolavano nel buio, non si capiva bene cosa in realtà fosse accaduto...





Due aerei erano andati letteralmente a sbattere sulle Twin Towers di New York...Credo che tutti quanti nel mondo, tutti quelli con gli occhi incollati al televisore almeno, compreso evidentemente il sottoscritto, fossero pienamente consapevoli che non potesse che trattarsi di un incredibile, malefico, terrificante attentato evidentemente programmato  e attentamente preparato da mesi, ma si trattava di un'enormità talmente mostruosa anche solo da concepire che ingenuamente "speravamo" si trattasse di una semplice, assurda, tragica fatalità: come se fosse realmente fattibile che due aerei di quelle proporzioni, destinati a tutt'altre destinazioni, avessero deciso d'emblée di darsi un mortale appuntamento sui cieli della città chiave degli Stati Uniti, decidendo di buttarsi uno su una torre, l'altro sull'altra, cioè su due dei più importanti simboli storici di New York insieme con la Statua della libertà e l'Empire State Building...


Le Torri Gemelle prima dell'attentato, baciate dal sole newyorkese







Chiamai mia sorella che era nell'altra stanza, avvisai i miei, mi par di ricordare che, non so perché, chiamai addirittura mia cugina in Puglia (o fu lei a chiamare noi, boh...?)...
Avvisavo un terribile stranguglione allo stomaco, un Qualcosa di indefinito e indefinibile in quel momento, che ora a distanza di tanto tempo ho però capito cosa fosse: PAURA...
UNA FOTTUTA, FOTTUTISSIMA PAURA!!!
La verità col passare dei minuti emergeva ormai strapotentemente, mentre venivamo sommersi da migliaia di fotogrammi a ritmo continuo, su tutte le reti, via cavo, analogiche, satellitari, piccole, medie, grandi...
Gente che scappava...Gente che piangeva...Gente che urlava...Gente che imprecava...Poliziotti e pompieri che impavidamente entravano nelle due torri per cercare di salvare chi c'era dentro, mentre il fumo e il fuoco invadevano i piani più alti e divoravano sempre più a fondo quelle che a prima vista sembravano strutture indistruttibili...











Gli occhi di tutto il mondo erano ormai inchiodati al televisore.
Tutti quanti all'improvviso cominciammo a vedere qualcosa di strano...Delle macchioline scure che cadevano giù dai due grattacieli...
"Oddio...No, non può essere...", con gli occhi rigati di lacrime ci rendemmo tutti conto che quelle macchioline scure erano corpi...I corpi di chi preferiva scegliere di buttarsi scientemente giù da centinaia di metri piuttosto che morire tra gli stenti di una lenta morte per soffocamento nel fumo e nel fuoco delle distruzioni che ormai imperversavano per tutta la parte superiore di quelle imponenti strutture di vetro e acciaio.






Una tragedia mostrata in diretta televisiva mondiale.
Ormai non c'erano più dubbi.
L'AMERICA ERA STATA ATTACCATA DIRETTAMENTE SUL SUO SUOLO, PER LA PRIMA VOLTA DA PEARL HARBOR, MA STAVOLTA ADDIRITTURA NEL SUO STESSO TERRITORIO CONTINENTALE, NEL SUO  STESSO CENTRO MOTORE ECONOMICO-FINANZIARIO, IL CUORE STESSO DELL'OCCIDENTE !!!


Il momento in cui il Presidente Bush, in visita ad una scuola elementare, viene avvisato dell'attentato: la sua faccia è tutto un programma...




















Volevo ancora sperare che non fosse così, quando cominciarono a diffondersi le notizie su vari aerei passeggeri che non comparivano più sui radar, sull'ordine perentorio dato a tutti i velivoli in volo in quel momento sui cieli americani di atterrare nel primo aeroporto vicino disponibile, sui caccia della difesa metropolitana ormai alzatisi in volo a centinaia col preciso ordine di abbattere senza indugio ogni cosa che transitasse sui cieli americani con intenzioni non ben chiare, dall'aquilone al Boeing intercontinentale...
La paura cominciava a trasformarsi in PANICO, ma divenne TERRORE quando venne comunicato dalle televisioni USA che un terzo aereo si era schiantato sul simbolo stesso dell'inviolabilità americana, quel Pentagono che è il cervello dell'enorme sistema difensivo degli Stati Uniti, e che di un quarto aereo passeggeri si erano perse le tracce radar all'improvviso, come se fosse precipitato da qualche altra parte non specificata.


Anche il Pentagono sotto attacco




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Solo dopo poche ore avremmo scoperto che quell'aereo, il Volo United 93 partito da Newark, in New Jersey, con destinazione San Francisco, era precipitato a Shanksville, nella Contea di Somerset, in Pennsylvania, a 240 chilometri a nord di Washington, e nelle intenzioni dei terroristi avrebbe dovuto addirittura colpire la Casa Bianca: obiettivo fallito, l'unico colpo non andato a segno, grazie all'eroismo di trentasette passeggeri che, ben consapevoli di essere condannati comunque, si erano rivoltati alle bestie che avevano dirottato il velivolo...


L'area dove cadde il Volo 93









Nelle intenzioni degli ideatori del piano tutti e quattro gli aerei dirottati dovevano precipitare più o meno nello stesso momento, al massimo con pochi minuti di differenza l'uno dall'altro per non dare possibilità alle autorità americane di predisporre per tempo le opportune contromisure, ma il Volo 93 era partito con una quarantina di minuti di ritardo: in quel breve lasso di tempo i passeggeri avevano avuto modo di sapere in tempo reale ciò che era successo a New York e avevano quindi capito che quelli che si erano impadroniti dell'aereo non erano "semplici" dirottatori...
Insomma, doveva essere un attacco coordinato contro i principali centri decisionali degli Stati Uniti e forse dell'intero Occidente: quello economico-finanziario, esemplificato dalle Torri Gemelle di New York; quello militare. il Pentagono, in Virginia, nella Contea di Arlington, sulla riva destra del fiume Potomac, luogo di grande rilievo anche storico per gli USA; e quello politico, la Casa Bianca, a Washington.



















Mentre tutto questo dolore, tutto questo caos, tutto questo orrore si dispiegavano davanti ai nostri occhi increduli, improvviso, ecco il collasso delle due torri, fino a poche ore prima svettanti orgogliose dall'alto della loro imponenza sul cielo terso della capitale morale degli Stati Uniti ed ora trasformate in esauste candele consumate fino alla base dalle fiamme dell'orrido...
Lo spettacolo delle due immense moli d'acciaio che si afflosciavano come miseri castelli di carte sferzati da un soffio di vento lo ricordiamo tutti...Ricordiamo tutti la polvere che si sollevava, i visi ingrigiti dalla fuliggine di tutti coloro, passanti, pompieri, poliziotti, impiegati, professionisti, venditori di hot dogs, che si trovarono in mezzo alle strade di quell'immenso quartiere ormai mortalmente ferito, le urla di orrore, le espressioni disperate, i pianti, le imprecazioni...
E anche a noi, anche a me, pur così lontani da New York, sembrava di respirare tutta quell'aria mefitica, di avere i polmoni intasati da quella maledetta polvere di morte, di sentire l'acre odore del fumo e del fuoco che per giorni avrebbe covato su quelle terribili macerie, sotto cui si nascondevano ormai migliaia di corpi, molti dei quali non sarebbero stati ritrovati mai più, e di cui probabilmente una buona parte sarebbe anche rimasta sconosciuta... 













Morirono ufficialmente 2763 persone quel giorno: 2165 dentro i grattacieli, 441 tra poliziotti e pompieri, 157 a bordo degli aerei.
E 19 terroristi.
Questi qua sotto.




Che si trattasse di Al Qaeda l'avevo intuito subito.
Solo due giorni prima dell'attentato di New York un attacco suicida aveva tolto di mezzo uno dei più indomabili avversari dei Talebani,  il leader filooccidentale afghano Ahmad Shah Massoud, detto anche il Leone del Panshir: due militanti tunisini di Al Qaeda fattisi passare per giornalisti di una rete marocchina erano riusciti a farsi ricevere per una finta intervista e non appena giunti al suo cospetto si erano fatti saltare in aria, a non più di un paio di metri da lui.
Ancora non lo sapevamo in quel momento, ma quell'attentato a Massoud, compiuto il 9 settembre del 2001, era la prima, vera dichiarazione di guerra di Al Qaeda all'Occidente.


Ahmad Shah Massoud, il Leone del Panshir

Agli atti dell'inchiesta condotta sul massacro dell'11 settembre sono stati allegati trentasette files audio con le conversazioni intervenute tra alcuni dei protagonisti dell'accaduto, comprese quelle tra due terroristi.
Nell'ultima di esse, Todd M. Beamer, uno degli eroi del Volo 93, annunciava alla moglie che da lì a pochi secondi tutti quanti si sarebbero scagliati contro i loro aguzzini, asserragliati nella cabina di pilotaggio.
Una breve, secca frase: "LET'S ROLL!!!".

"LET'S ROLL!!!" (fotogramma  tratto dal film "Flight 93" del 2006)


Questa è stata la prima risposta dell'orgoglio americano ad Al Qaeda.
Ma la guerra era appena iniziata.
La guerra continua ancora adesso.

P.S.
Nel dicembre 2003, alla fine del mio viaggio di nozze a Miami, il taxista di origine portoricana che aveva portato me e mia moglie in aeroporto ci regalò una piccola bandiera degli Stati Uniti che teneva in auto.
Avevamo trascorso tutto quel breve tragitto di circa venti minuti parlando di ciò che l'11 settembre aveva significato per lui e per la sua Patria d'adozione.
Quella piccola bandierina campeggia ancora orgogliosamente sulla scrivania del mio studio.

Per saperne di più:

Sui numeri ufficiali dell'11 settembre:

Le voci della tragedia:




1 commento:

  1. Grazie per questo tuo ricordo così profondo e anche preciso. Anch'io scriverò qualcosa sul mio blog anche se la cosa mi risulta sempre difficile.

    Dio benedica gli States!

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