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Diavolo che scrive al pc

Diavolo che scrive al pc
Tic tic tic tic tic tic

venerdì 28 luglio 2017

Ciao piccolino



Ciao, piccolo Charlie.
Che Dio possa perdonarci per quello che ti abbiamo fatto.
Tu magari lo farai, ma noi siamo e restiamo degli assassini.

L'Eterno Riposo dona a lui, o Signore,
e splenda su di lui la Luce Eterna.
Riposi in Pace.
Amen.

domenica 9 luglio 2017

L'ennesima vittima del concorso esterno in associazione mafiosa





Bruno Contrada è stato un valentissimo poliziotto, un agente segreto, dirigente generale della P.S., capo della Mobile di Palermo, capo della sezione siciliana della Criminalpol, fino ad essere il numero due del SISDE, il servizio segreto civile, con un curriculum impressionante di successi nella lotta alla criminalità organizzata e non solo, promozioni a raffica, onorificienze in proporzione...

Sicuramente un uomo con un pelo sullo stomaco lungo così, certo non uno stinco di Santo se lo paragoniamo ai personaggi cinematografici tra l'idealista ed il fessacchiotto alla James Stewart: un poliziotto duro, scafato, abituato a sporcarsi le mani, uno che posso benissimo anche pensare che l'essere giunto a contatto con certe realtà criminali possa pur aver reso cinico, spietato, magari insensibile a determinate sollecitazioni buoniste.
Insomma, non certo un frescone come l'Ispettore Cogliandro né un riflessivo metodico come Hercule Poirot, ma semmai un duro alla Commissario Cattani, forse addirittura un autentico figlio di puttana all'Ispettore Callaghan.
D'altronde, parliamoci chiaro, può uno così operativo assurgere a certe vette di carriera, in settori così strategici della struttura statuale, con un carattere a modino, tutto perfettino, tutto casa e chiesa, sempre attento a non infrangere le regole, timoroso, mai un passo più lungo della gamba???
No che non può!
E infatti, puntuale, il 24 dicembre 1992 (la Vigilia di Natale, pensate!!!) la sua carriera è stata azzoppata da un'assurda accusa di concorso esterno in associazione mafiosa!
Sempre lui, il reato che non esiste, quello che in barba a tutte le norme costituzionali non è codificato per iscritto espressamente, tassativamente, nominativamente in alcuna legge penale, un assurdo giuridico e del buon senso inventato di sana pianta da una magistratura ormai onnipotente ed irresponsabile, che confonde la sociologia un tanto al chilo con il diritto, la politica con la pena, l'ideologia con la giustizia!
Mi sono già pronunciato su quest'autentica mostruosità giuridica (v. QUI), che non fa che colpire in genere, guarda il caso, chi è in quel momento estraneo ed inviso al potere vero, che non sempre coincide con chi è al governo e spesso si identifica invece con certo mondo ideologico-politico-giornalistico-giudiziario, per cui non mi dilungherò su di esso: se volete, andate sul link.
Ma il fatto qui è un altro.


Il fatto è che questo eccellente servitore dello Stato è stato condannato in primo grado a 10 anni, poi assolto in appello, successivamente la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza di assoluzione rinviando il processo nuovamente alla Corte d'Appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna, con sentenza divenuta esecutiva nel 2007.
Così questo signore, una volta potentissimo, riverito, temuto, stimato, è andato in galera: ogni suo successivo ricorso per tornare in libertà è stato respinto, puntualmente, sistematicamente, inesorabilmente, inderogabilmente, fino...
Fino al 7 luglio 2017.
Quando la Corte di Cassazione, ancora lei, sul ricorso dell'Avv. Stefano Giordano, ha cassato il provvedimento della Corte d'Appello di Palermo che aveva dichiarato inammissibile una richiesta di incidente di esecuzione del legale, motivata sulla sentenza della CEDU (la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo) che nell'aprile 2015 aveva ritenuto che per fatti avvenuti prima del 1994 non fosse possibile in alcun modo condannare nessuno per un reato così virtuale e mal definito (per i particolari v. QUI).
Ebbene, contrariamente alla ennesima valutazione negativa data dalla corte palermitana la Cassazione ha dichiarato "ineseguibile ed improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna" a carico di Contrada (v. QUI).
Contrada è stato così liberato.
Dopo 25 anni di agonia giudiziaria.
Dopo 10 di galera.
Scontati tutti.
Dal primo all'ultimo giorno.

Quest'uomo, per una sentenza di condanna che non doveva essergli inflitta, è stato destituito dalla Polizia, ha perso lo stipendio, è stato privato persino del diritto di voto.
Ha avuto la morte civile. 
E lo Stato italiano se l'è cavata dandogli solo 10.000 euro a titolo di danni morali dopo la sentenza della CEDU!

Bruno Contrada non è stato che l'ennesima vittima di questo reato totalitario.
Come il Generale Mori.
Come tante altre vittime "eccellenti" della giustizia italiana.
Come Tortora.
Come Bertolaso.
Come Berlusconi.
Chi restituirà a Contrada, a Mori, a tutti gli altri, tutti questi anni di pena ingiusta, di stress psico-fisico, di danni materiali e morali?
Chi gli restituirà l'Onore perduto?
Quell'Onore per il quale lo stesso Contrada è giunto ad invocare la sua fucilazione alla schiena come traditore, se veramente la sua condotta avesse integrato gli estremi di un reato così grave???

C'è gente che sulla base di queste assurde vicende giudiziarie pompate ad arte ci ha costruito fruttifere carriere da intellettuale, politiche, giornalistiche...
Uno di questi è proprio il p.m. che ha avviato il procedimento di primo grado contro Contrada.
Un p.m. che per fortuna ora non lo è più.
(E che per inciso sta passando i suoi guai pure lui...)
Non lo menziono nemmeno, perché non si merita ulteriore pubblicità (mi limito a rimandarvi QUI).
Per uno che proprio in questo momento sta forse cominciando a pagare le sue inchieste a capocchia, tanto spettacolari quanto puntualmente finite in nulla (ma non ne sarò sicuro fino a quando l'inchiesta a suo carico non sarà finita), ce ne sono tanti, troppi, che ancora pontificano dall'alto di un Pulpito che non si meritano, con una spocchia degna di miglior causa, riveriti, protetti e spesso stipendiati da un fronte giornalistico-politico-ideologico-giudiziario ben preciso.
Vergognatevi.
Tutti.