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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

domenica 26 aprile 2015

Ma Liberazione de che????


Quando passerà l'indigeribile sbornia di frasi fatte, banalità, bolsa retorica, luoghi comuni  e geremiadi a comando  sulla cosiddetta Festa della Liberazione, sul fatto che molti non la sentano o addirittura la odino, quando taceranno le prefiche dell'antifascismo militante in servizio permanente effettivo, quando ritorneremo nel solito assopimento post  25 aprile (tanto tra un anno la sarabanda dell'ovvietà  ripartirà come se nulla fosse accaduto nel frattempo), forse sarà giunta l'ora di ragionarci un attimo.



Parliamone in termini oggettivi.
Scoppia una grande guerra globale.
Una nazione I che dovrebbe entrare in guerra insieme con l'altra D e quella N perché alleata ad entrambe in un patto  chiamato Asse non lo fa e si mette ad aspettare gli eventi.


Mentre all'altro capo del mondo le truppe di N conquistano territori su territori, sul continente di I l'altra nazione D travolge con una serie di "guerre lampo" tutte quelle altre contro cui si rivolge, occupando tutto l'occupabile, vincendo battaglie su battaglie, sull'acqua, sulla terra e sull'aria, ricacciando tutti i nemici in mare, praticamente senza trovare quasi opposizione, e tutto questo all'incirca in sette, otto mesi.




A quel punto la nazione I comincia a pensare: "Oddio, questi di D mi vincono sul cortile di casa la guerra da soli contro tutti, in poco tempo, e io sto ancora qui a titillarmi gli zebedei...Che figura ci faccio con D? E i miei sogni di grandezza dove vanno a finire se da un lato D e dall'altro N trionfano senza che io dica beo? Come potrei mai rivendicare qualcosa se non ho il coraggio di intervenire? E metti il caso che questi domani battono anche B, che sta valorosamente difendendosi nella sua isola ma è allo stremo perché la sua forte alleata F è stata quasi distrutta in un mese? Non è che per caso, niente niente, a D viene anche il ghiribizzo di attaccare me? E poi, quanto tempo potremo aspettare prima che anche U, che per ora dall'altra parte dell'Atlantico ha assistito senza fare niente, decida di intervenire contro D e a favore degli aggrediti?"





Ed ecco la soluzione geniale: CONTRO IL PARERE DI D, dopo 10 mesi dall'inizio delle ostilità I dichiara guerra a B e attacca anche F sul suo territorio ai confini con quelli propri (con molta circospezione invero), così "basteranno qualche migliaio di morti e figureremo tra i vincitori".
L'intento è quello di fare una "guerra parallela" a quella condotta da D, da alleati ma distinti e in autonomia, così come sta facendo l'altra nazione alleata N in Estremo Oriente.

 
Con una faticaccia boia e molti più morti del nemico I conquista pochi chilometri quadrati di terreno montagnoso di F (che non può quasi difendersi più visto che D ormai l'ha pressoché integralmente occupata), ma tanto basta per costringere F a firmare un armistizio dopo una quindicina di giorni (anche se F lo fa solo perché pressata da D, avesse potuto avrebbe continuato a combattere contro I).



Dopo questa "impresa" I, per far capire che è allo stesso livello di D, vuole anche lei la sua "guerra lampo" e attacca la piccola ed apparentemente inerme G, peraltro da sempre buona amica di I (ma anche di B): lo fa però con piani raffazzonati, con poche e poco armate divisioni per lo più appiedate, con l'inverno incombente, con carri armati di 3 tonnellate, soldati muniti solo di fucili della prima guerra mondiale e senza quasi mitragliatori, fidando più nella facile resa del nemico piuttosto che nelle sue sole forze.



Così, dopo pochi giorni di lentissima avanzata in territorio avversario, l'armata d'occupazione di I viene quasi travolta dal nemico (aiutato da B) e I si vede addirittura a sua volta occupare i suoi territori al confine con G, divisi dalla Madre Patria da pochi chilometri di mare...
Nel frattempo:



a) gli aerei di I, per la maggior parte lenti e poco armati biplani derivanti da quelli della prima guerra mondiale o vecchie carriole da bombardamento con grossi limiti strutturali, fanno una ben magra figura nell'attacco globale alla valorosissima isola di B, che dispone di aerei monoplani molto più veloci, potenti e soprattutto decisamente più armati oltre che di una formidabile difesa antiaerea coordinata da un efficiente sistema di avvistamento radar;



b) le sue navi, in certi casi quanto teoricamente di meglio ci sia al mondo, combattono col freno a mano tirato per una sorta di soggezione verso la famosa marina militare di B, e vengono macellate in poco tempo dal nemico: addirittura in casa loro, nella "munitissima" base di TAR, grazie all'attacco di un pugno di scalcinati biplani lanciati da una portaerei giunta al largo senza problemi, e nel Mar Egeo dalla flotta avversaria, che dispone a differenza di quella di I di radar, addestramento e abilità nel combattimento notturno (oltre che, appunto, di portaerei);

c) le sue pletoriche forze coloniali (tuttavia disomogenee, poco equipaggiate e male addestrate), dopo una breve avanzata vittoriosa nei territori africani posseduti dalla stessa B, di fatto circondati dalle colonie di I e difesi solo da un pugno di uomini e mezzi, nemmeno di particolari qualità, vengono ricacciate indietro dopo pochi mesi con enormi perdite di materiali, umane e d'immagine, cedendo uno via l'altro capisaldi, piazzeforti, oasi, città, regioni, fino alla caduta della parte orientale dell'Impero, con la perdita di tanti dei suoi uomini migliori, ed alla quasi certa caduta di quella occidentale.
In poco tempo insomma, non più tardi di sette o otto mesi (più o meno gli stessi che sono serviti a D per dominare tutto il continente), tutti capiscono che I è la vera palla al piede di D (e di N) ed è solo puntando tutte le sue fiches contro di lei che B, che resiste ancora, può sperare di vincere alla fine il conflitto almeno sul continente e in Africa.



La "povera" I è impantanata in una logorante guerra di posizione contro G, che la vede strettamente sulla difensiva, nei territori SUOI al di là del mare, occupati per ben due terzi dal coraggiosissimo nemico, con le spalle rivolte al mare e col nemico che prorompe dalle montagne.
Costringe così D, che non fa che sacramentare contro quest'alleato così minchione, ad intervenire contro G per salvare capra e cavoli, rallentando enormemente tutti i suoi piani strategici per il futuro.
Dopo che nei mesi precedenti dalla vicina Madrepatria sono state gettate sul teatro di guerra da I divisioni su divisioni, sia pure confusamente, a spizzichi e bocconi  e alla sperindio, l'orgogliosa G, ancora in piedi fino a quel momento ma stremata e probabilmente alla lunga destinata comunque alla sconfitta, viene travolta in pochissimi giorni dal poderoso corpo di spedizione di D ed è costretta ad arrendersi.

Ma come accaduto per F, anche G rifiuterebbe di arrendersi formalmente a I, se non fosse per i buoni uffici della dominatrice D che, sotto sotto dandole ragione, la convince ovviamente con buoni argomenti a stipulare l'armistizio con I.
Giacché c'è, a quel punto D occupa anche la vicina J, colpevole di aver ribaltato l'alleanza stipulata con lei, radendone al suolo per punizione con un terroristico bombardamento aereo la capitale: ecco, in questo caso, va detto, le forze armate di I, nella loro funzione di mero complemento a D, fanno anche una discreta figura.
Ma non è mica finita qui.
Per impedire il collasso dei territori coloniali di I l'alleata D è costretta ad intervenire pure in Africa (sacramentando anche in questo caso contro quest'alleato sempre più coglione)!
In quattro e quattr'otto l'intervento massiccio, organizzato e possente di D e delle sue armate corazzate e meccanizzate in terra africana sistema tutto e rimette le cose a posto, anche se le indomabili truppe di B appena possono rialzano la testa.



Insomma, sembra che finalmente, giunti a questo punto, dopo circa un anno di guerra, gli eserciti di I riescano finalmente a tenere botta, sia pure in un ruolo sostanziale di mero supporto a D: lo fanno con le unghie e coi denti, con l'aiuto decisivo di D in uomini, mezzi, equipaggiamenti, strutture di comando, materie prime; lo fanno a prezzo di inenarrabili sofferenze, con le città importanti già ripetutamente colpite dai bombardamenti, navali ed aerei, i tanti morti, dispersi, prigionieri subiti, le perdite anche civili; lo fanno con coraggio e valore, tenendo conto dell'inferiorità tecnica, strategica, addestrativa, dei quadri ufficiali...
 
 
Ma lo fanno.
Con Onore. Dedizione. Spirito di Sacrificio.

 





Arriva un momento così in cui tutto il continente è controllato dalle forze armate alleate di I e D, mentre nei territori coloniali africani la spinta congiunta dei due alleati, con le divisioni di I numericamente nettamente superiori comunque a quelle di D (pur se ad esse inferiori per qualità e mezzi), sembra mettere alle corde le sfiduciate truppe dell'indomita B, rimasta praticamente la sola a sbarrare il passo ai due alleati ed ai loro amici grazie alla sua formidabile flotta e all'aiuto datole dallo sterminato impero coloniale costruito nel corso dei secoli in tutto il mondo, ma destinata inevitabilmente alla sconfitta senza l'auspicato intervento del potentissimo amico d'oltre Atlantico, U, che pur cominciando ad inviare aiuti in materie prime ed equipaggiamenti continua a voler restare lontano dalla guerra.



Ma ecco la scelta sbagliata di D che deciderà l'esito finale della guerra: dopo molti rinvii, dovuti anche al delirante intervento di I contro G ed alla sciagurata condotta delle operazioni nelle colonie sempre di I, che hanno costretto D a impegnare divisioni su divisioni, mezzi, tempo ed energie in quei fronti tutto sommato secondari, gli eserciti di D ed i loro alleati orientali invadono lo sterminato territorio di R, fino a quel momento beatamente immerso nella pace grazie al patto di non aggressione firmato solo poco tempo prima con D.
R viene colta completamente di sorpresa e perde in pochissimo tempo centinaia di migliaia di chilometri quadrati di territorio, apparendo sin dall'inizio destinata anch'essa alla sconfitta.



Ecco, a questo punto, con N all'offensiva vittoriosa nel Pacifico, D all'attacco (apparentemente) inarrestabile contro R, B e i suoi pochi alleati rimasti in difficoltà su tutti i fronti nel mondo, U ancora ben intenzionata a non combattere, I avrebbe tutto l'interesse a mantenere il suo ruolo di cogestore dei fronti coloniali e continentali, senza lanciarsi in altre iniziative improvvide, per puro spirito di emulazione o meglio ancora di gelosia nei confronti della strabordante D, cui sembra riuscire tutto al contrario di quanto accada alla "tapina" I (chissà perché)...
Ma I è avida. I è stupida. I è presuntuosa. I vuole fare anche la furba (senza esserlo).



E decide di mandare anche lei un formidabile corpo di spedizione contro R, con tutte le migliori divisioni, i migliori aerei, i migliori cannoni, i migliori mezzi disponibili (ovviamente facendo riferimento agli standard suoi, perché il confronto con gli analoghi strumenti di D è sempre impietoso).
Non è un intervento necessario, tutt'altro, D non lo cerca e non lo vuole, tutti quegli uomini e quegli equipaggiamenti sarebbero decisamente più utili sui fronti su cui già I combatte, non in un altro del tutto diverso, lontano e strategicamente estraneo alla sfera d'influenza di I.




Ma il capo di I non sente ragioni, l'Onore di I è impegnato in questa autentica assurdità, e poi vuole dimostrare assolutamente al collega capo di D che anche lui è capace di fare simili imprese militari, non solo quell'altro.
E' così che anche I si avvia allo sfacelo definitivo.



Le cose in capo a poco più di un anno precipitano.
Dopo due inverni di avanzate D si ferma innanzi all'insuperabile ostacolo di STA, la città fortificata di R dove convergono i Destini di tutte le nazioni coinvolte in quell'immane massacro, compresa la sventurata I che ha impegnato in questa follia un secondo e ancora più forte corpo di spedizione, stavolta anche su richiesta di D, che però uscirà a pezzi dalla campagna di R.


Mentre si compie l'epopea di STA, nel Pacifico la forza aeronavale di N, fino a quel momento sempre vittoriosa, viene distrutta alle MID da quella di U, entrata nel conflitto da sette mesi dopo il proditorio e vincente attacco di N alla sua base avanzata di PEH, che non solo non ha tuttavia eliminato la potenza di U, ma l'ha indotta appunto a intervenire nella guerra contro l'Asse.


All'incirca nello stesso periodo, le forze congiunte avanzanti di I e D, ormai stremate per l'impossibilità di avere rifornimenti dalla Madre Patria per gli sviluppi negativi della guerra, vengono battute a ELA sul continente africano dalle risorte forze di B, con l'aiuto di U, e sono costrette a ritirarsi anch'esse, in attesa dell'inevitabile arrivo nei territori coloniali delle formidabili truppe di U, ormai vittoriose nella guerra difensiva nel Pacifico contro N e quindi disposte a muoversi in massa anche sugli altri fronti.
Quando B e U da un lato e R dall'altro cominciano a strabordare in Africa e sul continente, cingendo in una morsa mortale I e D, con N anch'esso in sanguinosissima retromarcia dall'altro capo del mondo, si capisce che i giochi, per quanto tempo ci voglia, sono ormai fatti e quello che sembrava l'inarrestabile Asse di solo pochi mesi prima è destinato alla sconfitta.




A questo punto, parlandone da vivi, a distanza di tanti anni dalla guerra, finita come è finita, con il territorio metropolitano di I ben presto invaso a sua volta dalle truppe alleate di B e U sbarcate vittoriose dai territori africani, con chi se la sarebbe dovuta prendere I?
Con D?
Sicuri sicuri?
Certo, per carità di Dio, la nazione D ha aggredito altre nazioni, si è resa colpevole di tante altre bestialità, ha fatto soprusi, aggredito popoli, razze, religioni, sterminato tanti civili innocenti, tutto vero e tutto giusto, ma alla fine della fiera...
E' I che è voluta entrare in guerra a suo fianco, quando non era nemmeno più necessario, per un puro calcolo vigliacco e utilitaristico quando sembrava bastasse solo un minimo sindacale di battaglie di retroguardia per vincere a poco prezzo la stessa guerra di aggressione di D!
Ed è la stessa I che con la sua condotta dissennata di guerra e i suoi mezzi inadeguati ha costretto più e più volte D a salvarle il culo, con l'ormai derelitta F, con la piccola e orgogliosa G, nei territori coloniali d'Africa, per mare, per terra e persino per l'aria!
Ed è ancora I che quando finalmente le cose sembravano mettersi al meglio possibile è voluta a tutti i costi intervenire in un fronte che non poteva che esserle del tutto estraneo, sterminato, totalmente spropositato per le sue modestissime possibilità offensive in un momento poi in cui si giocavano letteralmente i destini dell'intera guerra e non un singolo uomo, un singolo cannone, un singolo carro armato, un singolo aereo doveva essere tolto dai fronti per lei vitali: la Madre Patria, il continente, i territori coloniali d'Oltremare...
Ed ora, quando tutto crollava, quando tutto era perduto, quando I era alla fine costretta ad arrendersi, per l'impossibilità di reggere ancora un nemico ormai strabordante nelle sue stesse città, nelle sue stesse campagne, nei suoi stessi paesi, senza che D potesse stavolta far più nulla per difendere il territorio della sua vecchia alleata (peraltro sempre più rassegnata alla sconfitta, sempre meno combattiva, sempre più insofferente addirittura della presenza massiccia delle forze di D nel suo stesso territorio), davvero D era così colpevole se maturava nei confronti di I e della sua popolazione ad essa sempre più ostile dei sentimenti di rabbia, di frustrazione, di vero e proprio odio?
 

Se vedeva che quelli che fino a pochi giorni prima erano i suoi principali alleati sul continente  non solo decidevano all'improvviso di liquidare il vecchio capo in pectore della nazione, e poi di arrendersi agli inarrestabili B e U, ma poi addirittura giungevano anche a sollevare le armi contro di lei agli ordini  di quello stesso Re che aveva sempre condiviso certe scelte nel recente passato, alleandosi con coloro che erano fino a quel momento il nemico comune proprio di I e D?

Insomma, chi è il traditore qui, la nazione I o quella D?
Chi è/era l'alleata di I,  D o il duo B+U e loro alleati?
E chi è/era l'occupante? Sempre D, che non faceva altro che il suo dovere di alleato, cercando di aiutare I a liberare il territorio da chi l'aveva invaso   (e al contempo, certo, cercando anche di pararsi il culo, anche in maniera dura, inflessibile  e crudele, per non farsi sopraffare da chi pure prima dipendeva solo da lei per non essere travolto dai nemici)? Quella stessa D che pure poi si è trovata a fronteggiare non solo B ed U, ma anche il voltafaccia di I?


O non sono forse i veri occupanti proprio B e U, che hanno invaso il territorio metropolitano di I, l'hanno bombardata, distrutta, vilipesa in ogni modo, ne hanno artatamente provocato  il collasso istituzionale e politico, spingendola al tradimento e pure lasciandola quasi  indifesa, per larghi tratti dell'intero territorio, di fronte alla intuibile reazione di D?
B ed U sono state attaccate  e hanno avuto ragione  a comportarsi così, sia ben chiaro, inoltre il loro intervento ha salvato I dallo sfacelo totale e dal seguire integralmente il Destino del pazzo capo di D, proteggendoci anche dall'influsso ideologico nefasto portato dalla vittoriosa R.
E anche D alla fine (come N dall'altra parte del mondo) ha pagato a carissimo prezzo tutte le sue colpe  nei confronti della Storia e con lei direttamente i suoi capi, autori di inenarrabili atrocità  nei confronti del genere umano.
Ma non si confondano i piani!!!

Erano quelli che ora chiamiamo Liberatori  ed Alleati i veri e autentici Invasori  e Nemici, mentre erano quelli che chiamiamo Occupanti  ed Usurpatori, LORO  SÌ E NON ALTRI, i veri Alleati e Traditi.
Traditi da I.
Traditi da NOI!!!



Quindi non chiamiamola Festa della Liberazione e tanto meno non ancoriamola  ad un fenomeno complesso, spesso contraddittorio, di sicuro non omogeneo chiamato Resistenza, degnissimo ed importante (più o meno) sul piano simbolico, certo, ma pressoché nullo e del tutto ininfluente su quello militare.



 
Soprattutto un fenomeno, la Resistenza, assai variegato e di sicuro non egemonizzato da una sola parte, quella rossa, come pure da 70 anni tanti Soloni spesso ben allocati pretendono di convincerci: una parte rossa, tra l'altro, che sognava solo di sostituire ad una brutta dittatura imperiale raccogliticcia una orrida dittatura antiumana se possibile ancora peggiore.
Chiamiamola Festa della Pace in Italia, semmai, ed apriamola finalmente agli apporti ed all'ascolto di tutte le ragioni, quelle (spesso solo apparentemente) giuste e quelle (in tante occasioni solo apparentemente) sbagliate, con eguale spirito critico di scoperta, con coraggio, sincerità, retta coscienza e buona fede.


Perché  dopo 70 anni è giunto il momento -finalmente- di crescere. 
Se non si vuole restare eterni incompiuti.
E fermarci solo a questo.






















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