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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

venerdì 12 giugno 2015

I-R-R-E-S-P-O-N-S-A-B-I-L-I


Stazione di Villapizzone, Milano, Italia

Vi racconto una vicenda di cui sono stato testimone oculare diretto, a un metro di distanza dal fatto.
Domenica 31 maggio, intorno alle 19,00 e qualcosa. 
Io e mio padre siamo sul treno, un regionale partito da Bologna e diretto a Ravenna, in due posti all'inizio del vagone.
Non c'è tantissima gente in verità.
Arrivati a Lugo salgono due extracomunitari. Due neri. Gente del Ghana o della Nigeria, per lavoro mi sono trovato spesso con loro, li riconosco al volo ormai...Vestiti sportivamente, polo e jeans, nemmeno di cattiva fattura.
Si siedono praticamente nella fila accanto alla nostra, alla sinistra del corridoio.
Uno dei due mi chiede in un italiano comprensibile anche se certo non fluidissimo se il treno va a Ravenna. Gli rispondo di sì.
Partiamo, i due chiacchierano liberamente dei cavoli loro.
Improvvisamente si apre la porta ed entra il controllore. 
Una donna. 
Robusta, sui cinquant'anni, più o meno.
Subito uno dei due, quello che mi ha chiesto l'informazione, si mette a far finta di dormire. L'altro, che era di spalle e non ha fatto a tempo a vedere la donna, semplicemente "fa l'indiano", come si diceva con un'espressione abbastanza comune fino a pochi anni fa e forse ora politicamente non corretta (motivo in più per usarla).
La donna chiede il biglietto a mio padre, taaaaccc con la pinzatrice, poi lo chiede a me, ovviamente io perdo tempo a trovarlo perché è andato a finire in fondo alla mia valigetta, ma lo trovo e finalmente glielo do: taaaccc,  fatta la pinzata anche qui.
Poi tocca a loro.

"Biglietto".
Niente.
"Signori, biglietto".
Nulla.
Quello continua a far finta di dormire, l'altro fa la sfinge, ma a un certo punto si tradisce e gli scappa un mezzo risolino...("Tra me e me mi dico: Madonnaaaaa...")
Allora la donna, devo dire con molto sangue freddo e anche coraggio, a questo punto, guarda dritto negli occhi la sfinge e gli dice bruscamente: "Parlo con te, ce l'hai il biglietto???"
Quello la guarda e farfuglia qualcosa, l'altro (lo vedo con la coda dell'occhio) comincia a dare segni di insofferenza e alla fine all'improvviso si sveglia.
"Ce l'hai il biglietto o no?"
"Sfdhjjgswg...Osdgtrsjakl...Ajeje Brazov..."
"Ho capito. Datemi i vostri documenti, devo farvi la multa..."

"Non...Wafgetdoivbnlpgf...ho il biglietdggaskjlb...Rav...dmdhbmn...enna"
"I documenti, per cortesia..."
"Dedggakkhhdsjjj....Sedfgvfjjskllàò..."
"Ho capito, nessun problema ma...Scendete alla prossima, alla stazione di Godo", e se ne va.

I due riprendono a parlare tra loro, tranquilli...E' passata la bufera, credono...
Cinque minuti dopo, ecco la stazione di Godo.
Neanche il tempo di fermarsi e la controllora (che brutto, lo so...) si ripresenta, puntuale.
"Signori, scendere!"
"Ma noi andare a Ravenna".
"Non avete il biglietto, dovete scendere".
"Ma noi non avere soldi, come fare a pagare il biglietto???"
"Signori, qui tutti pagano il biglietto, se voi non lo pagate non fate solo una violazione verso le ferrovie, fate un torto anche verso gli altri che invece il biglietto l'hanno pagato".
"Noi non scendiamo!" prorompe l'altro, alzando fortemente la voce, quello che mi aveva chiesto l'informazione all'inizio.

La tensione sale enormemente.
Tutti gli occhi delle persone presenti nel treno sono rivolti verso questo duello rusticano, che si svolge a un metro da me e mio padre. 
Una signora nel vagone attaccato al nostro cambia posto proprio per mettersi di fronte e vedersi tutta la scena in diretta, mentre un ragazzo ventenne o poco più si avvicina, evidentemente pronto a scendere alla prossima, vicina fermata, proprio accanto alla controllora...
Quest'ultima mantiene una freddezza invidiabile.
Prende il cellulare, digita un numero e contemporaneamente, guardando negli occhi i due morti di fame, dice: "Va bene, il treno da qui non parte fino a quando non scendete, e nel frattempo chiamo la polizia ferroviaria".
A questo punto i due perdono definitivamente la calma e cominciano a sacramentare...
"Non puoi fare questo. Sei cattiva! Come possiamo andare a piedi fino a Ravenna?"
"Idiota"
E alla fine l'immancabile "Razzista!"

La donna, veramente ammirabile per come riesce a mantenere il controllo in una situazione così difficile, parla al cellulare con la polizia: "Mandate una pattuglia qui, sul treno regionale per Ravenna n. XYZ. Siamo fermi alla stazione di Godo. Ci sono due uomini che non hanno pagato il biglietto, stanno facendo storie per non scendere e non mostrano i loro documenti".
Nel frattempo i due si alzano e si avvicinano minacciosi alla controllora, si mettono a gesticolare e continuano a dirgliene di tutti i colori...
Confesso che da un lato sarei tentato di dare una mano alla donna, dall'altro però penso a mio padre che è accanto a me e mi freno...La situazione però piano piano sembra deteriorarsi, comincio a temere che possa sfuggire di mano a qualcuno e mi tengo pronto: sono grosso, vero, ma questi sono due, sono decisamente atletici e a occhio e croce hanno almeno quindici anni meno di me...

La donna  non perde la calma, continua a dirgli di scendere, chè la polizia sta arrivando, che già consentendogli di scendere a Godo ha fatto uno strappo alla regola...
Niente, non se ne danno per inteso: "Brutta! Cattiva! Non ti abbiamo fatto niente, perché sei così cattiva contro di noi...Vogliamo andare a Ravenna...Non abbiamo i soldi, non abbiamo niente...Puttana!"
Alzano minacciosamente le mani, le puntano il dito contro più volte, l'espressione alterata...
Il treno è fermo da una decina di minuti, ormai, la polizia potrebbe venire da un momento all'altro, l'adrenalina di tutti i presenti sale, si capisce che da un momento all'altro la situazione avrà uno sbocco definitivo, anche se non si comprende quale possa essere...

Eppure all'improvviso succede qualcosa, qualcosa di quasi incredibile...
Si ode una vocina, una vocina molto acuta, quasi in falsetto...Non vedo chi parli, è nascosto da dietro la paratia che separa la corsia passeggeri dall'entrata del vagone...Credo sia una donna, dal tono, ed invece...
E invece è quel ragazzetto quasi insignificante che si era avvicinato prima all'entrata, uno scricciolo di nemmeno un metro e settanta per una sessantina scarsa di chili, mi pare con una polo gialla, il quale all'improvviso, coraggiosissimamente per me, si rivolge ai due tizi e gli dice, scandendo bene le parole: "Scusate, ma io non trovo corretto che il treno debba ritardare a causa della vostra scorrettezza, costringendo tutti noi a subire i vostri comodi perché non volete pagare il biglietto, alla faccia nostra e di tutti quelli che invece il biglietto lo pagano...Quindi per favore andatevene via perché non è giusto che noi stiamo fermi qui sotto il caldo".
I due ragazzotti si guardano in faccia, stupiti da quest'uscita imprevista, e alla fine, borbottando tra di loro, imboccano la porta aperta e scendono, non senza urlare ancora parolacce irripetibili verso la controllora e verso gli Italiani "razzisti", e non senza scalciare e prendere anche a pugni la facciata esterna del treno.


Perché vi ho raccontato questo piccolo fatterello?
Perché è la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho saputo dell'incredibile fatto di cronaca accaduto ieri sera alla stazione milanese di Villapizzone, quando un capotreno delle Ferrovie Nord è stato gravemente ferito a colpi di machete (!) da una gang di cosiddetti latinos dopo averli fermati proprio perché non avevano pagato il biglietto su un treno proveniente dall'EXPO...
Già, l'EXPO...
Al capotreno è stato addirittura quasi amputato un braccio, e insieme con lui è rimasto ferito un collega (per i particolari v. QUI)
Ecco, quando vedi e leggi e senti di certe cose, quando vedi le foto del degrado di Piazza Indipendenza a Firenze, con la gente che vagabonda lasciando impunemente in giro la sua cacca e la sua pipì.



 

Quando leggi dell'impunità di cui godono i rom.
Quando vieni a sapere di tutti gli enormi sprechi, iniquità e ruberie che si celano dietro alle anime belle dei cosiddetti centri di accoglienza, della multiculturalità, della tolleranza, tra cooperative ammanicate, sindacati, patronati, Caritas, politici, centri sociali.
Quando vedi che ormai con una spocchia pari solo alla sua incapacità l'attuale ministro dell'interno ordina ai prefetti di trasbordare i profughi, clandestini, migranti o come cavolo li volete chiamare in pullman sino a Montebelluna, all'insaputa del sindaco!!!,  e di lasciarli tutti e cinquecento lì nella piazza principale, liberi, senza soldi, senza prospettive...
Quando vedi che le principali regioni produttive del Nord industriale avanzato vanno allo scontro aperto con lo Stato e rifiutano apertamente di ricevere nuovi immigrati senza nome e senza storia (tutti quasi sempre giovani, maschi e in buona salute, al netto delle precarie condizioni sanitarie conseguenti al loro viaggio per l'Italia, con pochi bambini e poche donne, spesso incinte...), innescando uno scontro istituzionale, politico e di valori senza precedenti.
Quando senti parlare certi esponenti della maggioranza, certi mediatori culturali, certi preti, certi vescovi, persino certi Soloni che stanno per grazia ricevuta su uno Scranno tanto più grande di loro.
Quando vedi che l'ONU se ne frega, che l'UE se ne frega, che due terzi degli Stati che la compongono se ne fregano, eppure tutti concordano a far arrivare le nostre e le altrui navi militari sin sotto la costa africana ed a portare tutta quanta questa gente invariabilmente QUI, CAZZAROLA!!!, fregandosene della situazione sempre più esplosiva e incontrollabile che sta montando nel nostro paese.
In barba al ritorno di certe malattie che credevamo ormai estirpate per sempre, in barba alla lotta al terrorismo, in barba ad ogni regola di civiltà, umanità, semplice buon senso...
Ecco, quando vedi, leggi, senti tutto questo una sola parola mi viene in mente, da indirizzare a chi governa con tanta superficialità mista a presunzione, ambizione e incapacità.
I-R-R-E-S-P-O-N-S-A-B-I-L-I!!!

P.S. All'arrivo a Ravenna mi sono avvicinato alla controllora. Era visibilmente turbata, si era seduta accanto ad una signora nel vagone accanto al mio, con un'altra di fronte. Cercavano di parlarle, di rasserenarla, evidentemente quello scontro l'aveva assai provata ed era nella classica fase di scarico che succede quando l'adrenalina smette di pompare il sangue e la situazione torna piano piano alla normalità.
Le ho stretto la mano e le ho detto: "Se ha bisogno di un testimone, con 'sti chiari di luna (non sia mai che qualcuno monti su una storia di razzismo), le posso dare il mio nome e il mio numero di telefono".
Mi ha guardato e mi ha detto sorridendo: "No, non si preoccupi".
Cara signora, per quel che possa servire, questo post lo dedico a lei.
Proprio a lei, a lei e a quel ragazzotto con la voce in falsetto che ha posto termine alla gazzarra, un altro che a vederlo non ci avresti scommesso due lire...
Sarà per gente come voi che questo paese potrà salvarsi.
Perché gli altri, gli irresponsabili, non trionferanno.
Non glielo consentiremo.
Grazie.











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