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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

giovedì 31 maggio 2018

HABEMUS IMPERIUM, FORTASSE


Abbiamo il governo, forse.
Sembra che finalmente ci siamo.
Dopo 88 giorni dalle elezioni, forse (e ripeto forse, perché qui ogni giorno ce n'è una nuova), siamo arrivati alla quadra finale.
Tutto è nato, a mio parere, da un gravissimo errore tutto e solo politico, quando il Presidente della Repubblica, peraltro di per sé degnissima e stimabilissima persona,  ha inteso escludere pregiudizialmente la coalizione di centro-destra in quanto tale, sia pure a chiara guida leghista, dal tentare in via prioritaria la costruzione del nuovo governo, come pure la pur sconclusionata legge elettorale in vigore, il malefico Rosatellum, in qualche modo gli indicava.
Certo, è innegabile, quello che poteva scaturirne sarebbe stato un governo chiaramente destrorso e sovranista, ma comunque con una buona componente centrista e non avversa all'U.E. (F.I., il cui candidato premier, Tajani, ricordiamolo bene, è persino l'attuale Presidente del Parlamento europeo!): e che nel cercare di trovare in aula i voti mancanti avrebbe avuto comunque buone chanches di trovare quelle poche decine di parlamentari più nelle file dei partiti filo-europei che tra i grillini o altri scettici...


Se il tentativo fosse riuscito allora l'esecutivo sarebbe stato cosa fatta, se così invece non fosse avvenuto allora sarebbe stato giusto affidare alla seconda forza in campo, il Movimento Cinque Stelle, un secondo (e più difficile) tentativo, tramontato eventualmente il quale allora sì che sarebbe emersa prepotentemente l'idea di un governo terzo, neutro, del Presidente, tecnico, balneare o come volete chiamarlo, unica via rimasta per scavallare l'estate, affrontare le prossime, titaniche scadenze che ci attendono e prepararsi all'inevitabile redde rationem di ottobre o febbraio al massimo.
La scelta invece di puntare solo prima sull'improponibile alleanza tra grillini e P.D. e poi su quel pastrocchio inenarrabile dell'ircocervo giallo-verde, il "contratto" tra Cinque Stelle e Lega, ha affossato ogni credibilità politica e istituzionale del Presidente della Repubblica, che è giunto persino, in spregio alla Costituzione (perché così è), a negare al presidente del consiglio incaricato, l'Avvocato Conte, la possibilità di avere come Ministro dell'Economia il Professore Paolo Savona, insigne economista, già ministro con Ciampi, solo ed esclusivamente per essersi questi pronunciato in più occasioni contro QUESTA Unione Europea.
Se quello iniziale è stato da parte di Mattarella un gravissimo errore politico, quello di vietare il ministero a Savona si è subito appalesato per quello che è, una grave violazione della Costituzione, che può accettare la mancata nomina di un nome proposto dal Premier incaricato per ragioni oggettive di opportunità politica o di legittimità quando non addirittura di liceità, non certo per motivi di merito politico come in questo caso.
E questo per un motivo ben preciso, perché siamo ancora in una forma repubblicana parlamentare, non presidenziale, in cui non è e non può essere il Presidente della Repubblica a determinare l'indirizzo politico di un governo, compito invece della maggioranza del Parlamento come scaturita dall'esito elettorale, l'unico rispettoso di quella Sovranità che è attribuita dall'art. 1 della Costituzione, 2° comma, al solo Corpo Elettorale.
Tutto deriva da lì e a lì solo deve fare riferimento.

Non solo, poiché il Presidente della Repubblica ha fatto questo a causa delle pressioni provenienti da ben chiari ambienti europei e comunque stranieri, avervi dato approvazione potrebbe configurare anche in astratto l'ipotesi del gravissimo reato di Alto Tradimento, che appunto insieme a quella di Attentato alla Costituzione rappresentano le uniche due ipotesi delittuose ascrivibili al Presidente della Repubblica, sia pure con una procedura giustamente garantista di evidente complessità, di fronte alle Camere Riunite prima e nel caso di loro approvazione innanzi alla Corte Costituzionale in composizione allargata.
Non voglio entrare nella querelle se sia stato giusto da parte dei grillini e prima ancora da parte della Meloni (entrambi poi hanno cambiato idea) proporre formalmente l'idea di chiamare Mattarella a risponderne davanti ai magistrati costituzionali, trattandosi pur sempre di procedura gravissima e nei limiti del possibile da evitare per le sue evidenti implicazioni istituzionali,  ma di sicuro non siamo di fronte a delle prese di posizione illegittime e tecnicamente assurde, come alcuni hanno avuto l'ardire di dire, ancorché probabilmente affrettate e dettate da un tasso di emotività che politici che pretendono di governare il paese non dovrebbero avere, a maggior ragione in un periodo di forte instabilità politica, istituzionale ed economica come l'attuale, in cui l'Italia non è propriamente la più corazzata a resistere.
Certo, se poi ci si mette il carico da 11, come quello improvvidamente giocato da Mattarella, che ha deciso di mandare allo sbaraglio l'esimio Prof. Cottarelli, senza maggioranza, senza partito di riferimento, senza alcun mandato elettorale da spendere, col rischio concreto di essere non solo sfiduciato in partenza, questo era già messo nel conto, ma di ottenere addirittura il record di 0 voti 0, beh, allora il massacro per la nostra povera Italia era assicurato.

Con quale autorevolezza poteva presentarsi ai prossimi fondamentali vertici europei un governo siffatto? Un governo del Presidente quanti altri mai, ma con un Presidente reso debolissimo da una richiesta di procedura costituzionale di messa in stato d'accusa pendente sulla sua testa e con la credibilità azzerata da un giudizio del Parlamento totalmente contrario fino all'umiliazione?
Per fortuna sembra che un po' tutti abbiano fatto un passo indietro, e proprio pochi minuti fa, mentre stavo scrivendo, due comunicati della Presidenza hanno riferito della fine del tentativo Cottarelli e del ritorno di fiamma di quello Conte, convocato al Quirinale per le 21,00.




Se son rose fioriranno.
Non ho votato Salvini, come sapete, e odio (politicamente parlando, ovvio) il Movimento Cinque Stelle, e la loro unione innaturale  mi inquieta parecchio, ma vivaddio almeno siamo tornati nell'alveo pienamente costituzionale e con una maggioranza quanto meno aritmetica chiara e più rispettosa della volontà dell'elettorato.
Che possa funzionare quest'innaturale connubio non credo, francamente, non si possono tenere insieme nello stesso programma il reddito di cittadinanza e la flat tax, tuttavia è giusto e costituzionalmente corretto che a questo punto Salvini e Di Maio, futuri vicepremier, pare, con il primo al Ministero dell'Interno ed il secondo a quello del Lavoro (!), ci provino.
Se faranno bene non lo so, ma lo spero, sinceramente: io al mio paese ci tengo, al contrario di tanti altri che invece preferiscono sempre e comunque lo sfascio.

Proprio in questi giorni è emersa a mio parere chiaramente la statura superiore di Salvini, largamente il miglior politico di questo paese in questo momento, mentre le mie perplessità su Di Maio sono se possibile aumentate (e stendiamo un velo pietoso sull'amebico Martina...)
Mi intriga vedere come funzionerà la ventilata sinergia tra il Prof. Tria, chiamato a sostituire il Prof. Savona all'Economia, e lo stesso Savona, chiamato ancora, ma stavolta alle Politiche Comunitarie ed Europee!
Non conosco Tria, ma leggendo qua e là mi è parso di capire che le sue posizioni politiche non siano tanto distanti da quelle di Savona: se fosse così, ci sarà da divertirsi, perché se tanto mi dà tanto il "combinato disposto" Tria-Savona potrebbe rivelarsi persino più dirompente del solo Savona all'Economia.

Che dire?
Staremo a vedere: sarei stato decisamente più sereno se F.d.I. fosse stata anche lei della partita, come sembrava potesse essere fino a poche ore fa, ed in particolare mi avrebbe fatto molto piacere la ventilata scelta di Crosetto alla difesa, ma pazienza: sembra che i grillini non li abbiano voluti (ed è un altro motivo di diffidenza per me nei loro confronti).
Ma intanto si parte: quanto meno ora in Europa andrà un governo pienamente legittimato dal voto popolare e con una sia pur non larghissima maggioranza parlamentare, ma ancora con l'entusiasmo dei novizi, che spero possa avere la meglio sulla loro inevitabile inesperienza e (almeno dal lato grillino, comunque meno temprato a certi livelli) sulla loro sguaiataggine istituzionale e politica.
Per scavallare l'estate comunque andrà più che bene, poi vedremo.
Qui più in là di cinque o sei mesi al massimo, ora come ora, non mi sento di andare con le previsioni..
Un alleato comunque l'abbiamo, ed è quello più impronosticato di tutti: il buon Donald Trump.
Voglioso di solide alleanze internazionali che possano consolidarne l'azione politica, in Europa non c'è nessuno meglio di noi, visto che da tempo sta premendo per una più rigida politica dei dazi doganali contro la Germania (che la danneggiano soprattutto nel settore automobilistico), che ritiene e non certo a torto la sua principale concorrente europea, e visto che la stessa Francia, come si sa, ha un modo tutto suo di concepire la politica internazionale, nonostante il recente avvicinamento di Macron.
Un'Europa meno germanocentrica (ed anche con meno Parigi), esattamente come quella che vorrebbero i nostri sovranisti giallo-verdi, non potrebbe che far comodo al POTUS.
Così, mentre da tempo il suo mentore Bannon circola per l'Europa a magnificare le posizioni di Lega, Cinque Stelle e F.d.I., è accaduto che, zitte zitte, alcune banche primarie americane nei tumultuosi e drammatici giorni scorsi hanno comprato i nostri titoli, tenendo su livelli almeno ragionevoli lo spread.
Chissà perché...



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