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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

venerdì 14 aprile 2017

E venne il giorno




Cari amici, per ogni milanista che si rispetti oggi è un giorno speciale, diverso dagli altri.
Permettetemi quindi di mettere qui un pezzo che ho scritto per il settimanale online Milan 7, che ringrazio.


Tante volte, negli ultimi cinque anni soprattutto, vedendo come il Milan ormai arrancasse penosamente rispetto alle altre squadre storiche d’Europa, tra soldi buttati, un evidente disimpegno del proprietario, figuracce assortite in giro per il mondo, tecniche, organizzative, di mercato, di immagine, mi sono domandato cosa avrei provato al momento del commiato di Silvio Berlusconi dalla sua creatura più prediletta.
Era evidente che si trattava di una situazione senza sbocchi, che solo un radicale cambio societario poteva invertire, in mancanza di una continuità generazionale che tutti quanti, il Cavaliere per primo, probabilmente si auguravano fino a pochi anni fa, ma contemporaneamente era chiaro che non si poteva che essere spaventati da questa successione, resa inevitabile quanto meno dall’incedere inesorabile dell’età nel Patron.



Ora quel giorno è arrivato.
Sto scrivendo circa un’ora dopo la firma dei contratti tra FININVEST e Yonghong Lì che certificano l’avvenuto closing.
Ecco, ora che tutto si è compiuto ammetto che in questo momento provo sentimenti contrastanti, cari amici.
Di sollievo, certo, ma anche di paura, di speranza, ma anche di nostalgia, e tanta, tanta riconoscenza.





Io vivo il Milan, diciamo consapevolmente, da starci male quando perdeva per intenderci, ormai da circa 40 anni, più o meno dal 76/77.
Praticamente a parte il flash della stella si può dire che da quegli anni fino all'87 il Milan non si è fatto mancare mai nulla di tutto ciò che poteva esserci di negativo, tra retrocessioni, scandali, pezze al culo, lotta se andava bene per il 5°/6° posto, due massimo tre turni di Coppa UEFA (quando ci si andava) e poi fuori, squalifiche del campo, un fallimento bloccato in extremis, una Coppa Mitropa vinta battendo squadre improbabili dell’Est europeo... 
Poi, il 24 marzo 1986, SB è diventato ufficialmente proprietario e presidente della società, dopo averne acquisite la maggioranza delle azioni circa un mese prima.
Proprio quel giorno io compivo 20 anni.



Da allora mi ha fatto vivere come tifoso almeno 21 anni da Re, facendomi vincere ciò che nessun altro tifoso di nessun’altra squadra al mondo riuscirà a vincere in 100 anni, godere di spettacoli straordinari, sentirmi orgoglioso non solo delle vittorie ma persino di certe sconfitte, come addirittura (a distanza di 12 anni lo posso dire) quella di Istanbul.

Ma arriva un momento in cui tutti gli Imperi crollano, e lo fanno per implosione, perché non riescono a trovare dentro di loro le forze per continuare ad essere quello che erano stati fino a quel momento.
Il ciclo di Berlusconi al Milan non è finito oggi, ma il 31 maggio 2009, ultima partita di quel campionato: la cessione di Kakà a quel bel soggettino di Calderon, avvenuta in quel modo poi, un po' fraudolento, di nascosto, quasi vergognandosene, tra inganni, depistaggi, mezze ammissioni, un canale tematico reticente e probabilmente lui per primo sorpreso e sconvolto dalla notizia, che per diversi giorni non fece che trasmettere in loop un antico Milan-Bari 4-0. 
Fu il segnale della bandiera bianca, della fine dei giochi, del definitivo tramonto di quello che fino a pochi anni prima era stato un modello gestionale, tecnico, mediatico, comportamentale come quant’altri mai.



Tutto ciò che è venuto dopo, compresa l'illusione dell'estate 2010 con l’arrivo di Ibrahimovic e Robinho, è stata solo un lungo e inutile prolungamento di una Storia che non aveva più ragione di essere, divenuta negli ultimi 5 anni una agonia senza fine.

Oggi finisce ufficialmente questa Epopea.
Il Milan di Berlusconi mi ha accompagnato giorno dopo giorno attraverso il primo anno dell’università, col passaggio da Farina alla nuova proprietà vissuto tra l’eliminazione col Waregem e l’acquisto di Dario Bonetti, la laurea (la sera del giorno in cui discussi la tesi il Milan andò a pareggiare a Malines 0-0, primo impegno di una squadra italiana allo stadio Heysel dopo la tragedia dell’85),
l’inizio della mia vita professionale (quell’anno ci fu la magica vittoria per 4-0 senza Baresi e Costacurta sul presuntuosissimo Barcellona di Cruijff ad Atene), via via fino al matrimonio (quel giorno Kakà fece un grandissimo gol ad Empoli) e ai tempi oscuri di oggi, che però con un ultimo balzo d’orgoglio ci hanno regalato dopo tanti anni di nulla la splendida vittoria di Doha, l’ultimo grido di gioia del vecchio ed ormai stanco leone.



Sono passati 31 anni  e 20 giorni dall’arrivo di quel simpatico visionario, tutto idee e soldi, lavoro e competenza, ambizione e voglia di fare, che nel corso di tutto questo tempo è riuscito anche a diventare l’Uomo più importante della Seconda Repubblica, l’unico che passerà veramente alla Storia, che lo si ami o lo si odi.
Ora di anni ne ho 51, ho meno capelli, ormai grigi tendenti al biancognolo, meno illusioni, più disincanto.
Nonostante gli ultimi anni difficili posso volere male al Cavaliere? Posso essere irriconoscente? Posso essermi dimenticato tutto?
No che non posso. 





Silvio se ne va, Galliani se ne va. 
Gliene ho dette tante in questi anni, ma la verità è che con loro se ne va anche una parte di me, forse la parte migliore di me. 
Come però è giusto che sia. 
E’ la vita, in fondo. 
Grazie Presidente.

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