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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

giovedì 29 settembre 2016

BUON COMPLEANNO, PRESIDENTE!



L'Italia unita, nel corso dei suoi 155 anni di storia, ha avuto, che piaccia o no, solo sei statisti, intendendo come tali uomini politici capaci di visione strategica, che andasse oltre il contingente, con prospettiva sulle prossime generazioni.
Uno era Camillo Cavour, che però restò sempre nell'animo più piemontese che italiano tanto da non scendere più giù di Firenze fino al termine della sua non lunghissima vita.
Il secondo fu Giovanni Giolitti, più per forza di cose però, per il fatto che l'Italia era giovane e voleva affermarsi nel mondo, che per autentica spinta interiore, lui che era un classico liberale dell'800 catapultato nell'era moderna.
Il terzo, e non poteva che essere così, fu Benito Mussolini, che portò l'Italia fino al 1936, attraverso una dittatura, certo, ma temperata dall'esistenza di due istituti come la Monarchia ed il Papa, alle vette probabilmente più alte della sua breve storia unita, salvo poi crollare sotto i colpi delle sue stesse contraddizioni e sull'altare di una alleanza perdente in partenza, quella con Hitler e col suo regime omicida, razzista e paganeggiante, del tutto estranea alle corde del popolo italiano.
Poi fu la volta di Alcide De Gasperi, che in realtà si sentiva probabilmente più mitteleuropeo che italiano (sarà mica un caso che i fondatori dell'Europa unita, Schuman, Adenauer e lui, fossero tutti e tre accomunati dalle medesime radici tedesche?) e comunque ebbe la "fortuna" di ripartire da zero, dopo una guerra perduta disastrosamente, con un popolo italiano con le pezze al culo ma orgoglioso di sé stesso e voglioso di ricostruire, senza troppi fronzoli per la testa.
Dopo quasi un trentennio irruppe sulla scena politica Bettino Craxi, che però aveva il difetto di essere insieme pesce troppo ambizioso ma anche troppo piccolo per reggere negli ultimi rantoli di una Prima Repubblica da tutti contro tutti.

Infine lui, Silvio Berlusconi, il Cav.
L'uomo che in Italia col nobilissimo discorso pacificatorio di Onna toccava il 25 aprile 2009 il picco più alto di popolarità mai raggiunto nella storia da un politico occidentale, con un indice del 76%, e che in quel momento trattava da pari a pari con tutti i potenti del mondo, l'uomo di Pratica di Mare e della pace tra la Georgia e la Russia, l'uomo ascoltato con attenzione da Israele e dalla ANP, l'uomo che intratteneva amichevoli e feconde relazioni con Putin ed Erdogan, con Gheddafi e Moubarak, con Sarkozy e Merkel, con Bush Jr. e pure Obama, mettendo il Bel Paese al centro del mondo diplomatico (assolutamente intollerabile  per chi voleva la solita Italietta asservita e disponibile, utile solo come mercato).

Proprio il discorso di Onna è stato il punto più alto della sua parabola politica, lì i suoi avversari interni ed esterni si spaventarono, capirono che se non lo fermavano il "Caimano" avrebbe veramente rivoluzionato le cose stavolta, e sfruttando le sue debolezze umane, i suoi indubbi errori di valutazione, la sua ingenuità  e solitudine di fondo, le invidie, le gelosie e le miserie morali di una classe politica indecorosa ed imbelle, anche interna al suo stesso schieramento, riuscirono ad azzopparlo, in un modo vergognoso e che "ancor m'offende".

Ora, ferito anche nella salute, il Cav è costretto di fatto a fare il Patriarca della sua bella e grande famiglia, è indotto dalle circostanze a cedere persino il suo amato Milan, e tutto sommato, vedendo la fine che hanno fatto parte dei suoi interlocutori esteri, vedendo quella che ha fatto Craxi, forse è meglio così che correre un rischio alla Enrico Mattei...

Ma io, ora che è il giorno del suo ottantesimo compleanno, saluto in Silvio Berlusconi non solo il grande statista, ma anche l'innovatore principe della nostra televisione, il grandissimo imprenditore che ha fondato un impero economico senza una Famiglia dietro e senza nulla elemosinare da Mediobanca e dai cosiddetti Poteri Forti, il più grande presidente/proprietario nella storia dello sport, nonché il generosissimo e spesso incognito benefattore di tante persone  e famiglie in difficoltà.
Tante cose da riempire altro che due quarantenni di fila.
Se ne ricordino, coloro che senza avere un briciolo delle sua capacità di lavoro, del suo talento, della sua lucida eppur visionaria follia, continuano tutt'oggi a dileggiarne la figura.
Loro tra mille anni saranno dimenticati, lui no.

BUON COMPLEANNO, PRESIDENTE!





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