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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

mercoledì 30 novembre 2016

NO!!!



No, signori miei, NO!!!

NO nel merito:
- perché la riforma non cancella il Senato, che tanto per cominciare resta come sede fisica ed istituzionale, coi relativi costi fissi che evidentemente continuano, ma semplicemente lo umilia nel numero, nella composizione, nelle proporzioni numeriche con la camera, nella elezione e nel rispetto delle minoranze, facendolo diventare una sorta di club dopolavoro, un hobby non pagato (PER ORA, li conosco i miei polli...) per 95 tra consiglieri regionali (74) e sindaci (21) e mantenendo 5 membri a vita nominati dal Presidente della Repubblica (per quale motivo, poi, non si sa, già sono inutili se non dannosi ora, figuriamoci con la riforma);
- perché, esattamente come accaduto per le province (altra riforma fuffa), toglie all'elettorato l'unica arma in suo possesso, il diritto di voto dei suoi rappresentanti, consegnando manu militari il senato al ceto politico locale, peraltro storicamente appannaggio della sinistra, che se le canta e se le suona da solo; 
- perché l'unica cosa buona di questa riforma, l'abolizione dell'ignobile Titolo V sui rapporti tra Stato, Regioni ed enti locali come riformato dalla sinistra con 4 voti di maggioranza nelle ultime ore della legislatura 2001 (a proposito di correttezza politica...), diventa con l'assetto istituzionale che si verrebbe a creare con la riforma un modo per riportare le lancette dell'orologio indietro quasi fino all'epoca del centralismo di tipo giolittiano (solo per non dire mussoliniano, sennò qualcuno si offende), con l'aggravante che verrebbe gestito di fatto da una sola coalizione (se non addirittura da un solo partito), eletta con un nuovo meccanismo elettorale, il cosiddetto Italicum, che, come e più della mussoliniana Legge Acerbo e della "legge truffa" del 1953, finisce per consegnare la maggioranza assoluta della camera in mano ad uno solo dei tre poli elettorali, eletto all'incirca come gli altri due dal 30% dei votanti, pari al 15% effettivo degli elettori a causa del 50% che preferisce non andare a votare;
- perché ci mette totalmente in mano alla U.E ed alle organizzazioni sovranazionali, eterodirette da persone mai elette in vita loro, costringendoci forzosamente a seguirne le determinazioni come cagnolini al guinzaglio (si veda il nuovo art. 117 come uscirebbe dalla riforma);
- perché non riduce affatto le attuali disfunzioni del sistema bicamerale perfetto ma semmai le moltiplica in mille rivoli legiferativi non ben chiari (si contano nel nuovo art. 70 riformulato da sette a dieci procedimenti e/o sotto-procedimenti normativi diversi), tutti forieri di potenziali intoppi nella formazione delle leggi;
- perché nonostante la camera sia teoricamente unica depositaria del potere d'indirizzo politico generale e l'unica deputata a dare la fiducia al premier designato ed il senato sia altrettanto teoricamente ridotto a mera assise dedicata alle questioni regionali si introduce di fatto un sistema semi-monocamerale, spurio e poco efficiente, che in mano alle stesse maggioranze tra camera e senato renderebbe praticamente inutile la funzione di quest'ultimo mentre con maggioranze diverse porterebbe ad un suo fortissimo potere d'interdizione, mettendolo in grado di vanificare completamente con la semplice forza dei numeri la capacità legislativa della maggioranza alla camera, con la conseguente paralisi dei lavori parlamentari;
- perché non cambia nulla sui poteri del premier e del Presidente della Repubblica, attribuendo quindi il governo al partito od alla coalizione vincente, in maniera spudoratamente eccessiva come visto sopra, ma senza garantire in alcun modo un'effettiva governabilità da parte del premier designato, che potrebbe restare facilmente vittima di giochi di partito come tradizione italica insegna;
- perché non consente affatto quei risparmi di spesa tanto populisticamente decantati, che rappresenterebbero comunque un misero 0,001% o giù di lì rispetto al bilancio generale dello Stato, e quei pochi che ottiene sarebbero ben più facilmente conseguibili in altro modo, piuttosto che facendo a pezzi il più importante atto normativo della Nazione, quello che ci dovrebbe rappresentare e tutelare tutti, non solo il Caudillo attualmente al potere;
- perché, con tutto il rispetto, non si fa tutto questo casino solo per l'abolizione del CNEL, di cui probabilmente il 90% degli elettori nemmeno subodorava o quasi l'esistenza, un ente nato con qualche ambizione (l'avrei visto bene come camera di compensazione di alto profilo, limpida e trasparente, tra le esigenze contrapposte di politica e lobbies), ma trasformatosi effettivamente in un inutile e (relativamente) costoso cimitero degli elefanti per trombati politici, pensionati illustri, sindacalisti in disarmo, vecchi militari gallonati.



NO nella forma:
- perché è scritta in un italiano da cani (basti vedere l'attuale formulazione dell'art. 70 rispetto a quello che sortirebbe dalla riforma);
- perché nell'ansia di stravolgere l'intero assetto dei rapporti e dei poteri tra parlamento e maggioranza (NON governo, attenzione!) finisce con l'intervenire su troppi articoli, disomogenei tra loro, in maniera scoordinata, discutibile, affrettata, spesso bisognosa di ulteriori  norme di dettaglio tutte da scrivere (basti vedere i rapporti con le regioni, soprattutto quelle a statuto speciale), rendendo incomprensibile all'elettorato la valutazione d'insieme dell'ordito normativo nel complesso;
- perché la Costituzione, almeno la Costituzione, deve essere scritta giuridicamente, sì, ma in termini chiari, semplici e comprensibili tendenzialmente a tutti, dal professore universitario al manovale anziano con la quinta elementare: per andare nel dettaglio esistono apposta le leggi, i decreti ed i regolamenti parlamentari.

NO nel metodo:
- perché la riforma è stata varata per iniziativa governativa, sotto la regia di un premier nemmeno candidatosi alle elezioni, e non per volontà del parlamento, unico titolare della funzione legislativa, oltre che in totale spregio delle legittime istanze e proposte delle opposizioni;
- perché si è imposta la volontà di una maggioranza sovrarappresentata di nominati, frutto di un premio abnorme di seggi ottenuto dalla coalizione vincente dopo aver preso solo lo 0 virgola in più rispetto alla coalizione giunta seconda alle elezioni e solo poco di più rispetto al Movimento 5 Stelle, comunque primo partito nazionale da solo;
- perché la legge elettorale che ha portato all'attuale parlamento è stata riconosciuta incostituzionale dalla Consulta, di conseguenza delegittimando quanto meno politicamente l'attuale parlamento che alla fine ha votato il provvedimento: un parlamento che non è stato sciolto solo per evidenti ed esclusive ragioni di opportunità, in quanto una simile eventualità avrebbe significato rendere nulli anche tutti i provvedimenti, le nomine, le decisioni prese nel frattempo dalle camere (in primis la nomina del Presidente della Repubblica, degli stessi giudici costituzionali, dei senatori a vita, e persino la decisione, inqualificabile, sull'espulsione di Silvio Berlusconi dalla vita politica);
-  perché non si cambiano impunemente 47 articoli della Costituzione senza un dibattito serio, chiaro e leale tra istituzioni, partiti, elettorato, università ed opinione pubblica, da svolgersi però all'interno di un'Assemblea Costituente eletta col sistema proporzionale e con un mandato pieno di 2/3 anni, estranea alla lotta politica di ogni giorno cui è deputato istituzionalmente il solo parlamento.

NO politicamente e come lezione di vita per il dittatorello fiorentino:
- perché il primo a voler trasformare il referendum sulla riforma costituzionale in un giudizio sul suo operato è stato proprio l'attuale premier,  nella fase in cui i sondaggi lo davano facilmente vincente, e quindi, anche se lui ha cambiato idea alla luce delle nuove rilevazioni demoscopiche che lo danno sconfitto, ora dare un voto contrario alla riforma significa darlo anche e soprattutto a lui;
- perché questo premier ha dimostrato nei suoi due anni di governo di passare disinvoltamente sopra tutto e sopra tutti, fregandosene di amicizie, colleganze, patti d'onore, dei suoi vantati principi politici, culturali, religiosi, ideologici, morali, mancando più volte alla parola data, utilizzando impunemente la lusinga e l'intimidazione, le prebende e le cooptazioni, le censure e le interviste a comando, la propaganda e l'onnipresenza televisiva, pur di mantenere saldamente nelle sue mani il potere per il potere, non certo in virtù di grandi visioni strategiche (cosa che avrebbe almeno in parte attenuato il giudizio negativo su di lui), giustificando in tal modo il legittimo timore di chi vede nell'approvazione di questa riforma la possibilità di una deriva autoritaria vera, sia pure ammantata di ingannevole velluto, che la presentazione di certe leggi liberticide, demagogiche, intolleranti, certe prese di posizione autoritarie, certe circolari ministeriali fanno ben intravedere già ora.

La Costituzione è malata, amici miei, ma va cambiata tutti insieme, non sotto dettatura dei poteri internazionali che tengono per le palle il Giovin Signore di Firenze, che pensa solo alla sua personale ambizione senza limiti.
Il vento nel mondo sta cambiando, amici miei, la BREXIT, Trump, le elezioni austriache, la vittoria alle primarie di Fillon, vorrei dire persino la morte di quell'assassino di Castro vanno tutte nella medesima direzione.
Ora noi abbiamo l'occasione forse irripetibile del referendum.
Sfruttiamola.

P.S. Nelle corse clandestine dei cavalli siamo sempre davanti, dai 5 ai 10 punti. Vediamo di scommettere bene sul serio al momento della corsa, però, a parlare prima sono tutti bravi.








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