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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

martedì 7 luglio 2015

Per ora ride Putin



Parliamoci chiaro, qui mi sa che qualcuno non ha capito bene.
Lo so anch'io che la Grecia è stata cicala, che il 60% e passa dei NO greci al referendum di domenica scorsa è stata una orgogliosa  e razionalmente sbagliata risposta di viscere ad un'Europa percepita come infingarda e crudele, che Tsipras è un fanfarone levantino, un incantatore di serpenti che guida un paese ormai rimasto con le pezze al culo e che pure pretenderebbe, parole di oggi, ben 7 miliardi di euro GRATIS ET AMORE DEI nelle prossime 48 ore come "prestito ponte" per tirare avanti la baracca, senza garanzie, senza piani, senza un cavolo di nulla insomma... (v. QUI).
Che è come se un drogato conclamato in crisi d'astinenza ci chiedesse di avere la sua dose di metadone per superare il momento, ma senza avere la benché minima intenzione di smettere ed anzi con la riserva mentale di fotterci dei soldi per la compassione che potremmo avere...
No, non è così che funziona, caro Tsipras...
(Si veda QUI).

Ditemi voi se un ministro in carica può presentarsi così ad una conferenza stampa davanti ai giornalisti, nemmeno fosse in vacanza a Gabicce...Per fortuna Varoufakis si è dimesso, prima testa rotolata su richiesta della Merkel: a sostituirlo come nuovo ministro delle finanze uno se possibile ancora più estremista di lui, seppure ami indossare il doppio petto, e dal nome ancora più impronunciabile: Euclid Tsakalotos (v. qui)
Il clamoroso esito del referendum può avere un significato ben più importante e storico che quello di una semplice soddisfazione emotiva da parte di un popolo che non ha più nemmeno gli occhi per piangere e che potrebbe anche pagare assai caro questo suo azzardo...
Questo referendum, se adeguatamente cavalcato da chi sia in grado di avere una visione ben più lungimirante, aperta, in poche parole strategica dell'Unione Europea, potrebbe essere un formidabile apriscatole, un clamoroso jolly, come quelli che la Storia ogni tanto nella sua saggezza concede agli uomini quando non vuole perderli, traviati dalle loro meschinerie, dalle loro miserie, dai miseri calcoli di bassa bottega che tante volte mandano in vacca anche i Progetti più arditi, ma quanto affascinanti, come quello che si proponevano i più grandi dei leaders europei continentali, all'indomani della fine della seconda guerra mondiale: un'Europa finalmente unita, POLITICA, in pace, nel benessere, senza più divisioni sanguinose al suo interno, con una sola voce comune...
A questo punto non conterebbe più la Grecia, sarebbe solo un (benedetto) pretesto, a questo punto conterebbero i popoli, non più le cancellerie, il sentimento di unione, e non più i meri interessi spiccioli delle singole nazioni, il corpo elettorale libero decisore delle proprie sorti, non più i governi nazionali nella loro accezione deteriore di strenui sostenitori del loro piccolo orticello, spesso circoscritto al loro ridotto bacino di voti e stop, nemmeno al bene delle nazioni che si trovano a guidare...
Eppure...

Il nuovo Ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos



Eppure a due giorni dal referendum cosa abbiamo?
Abbiamo che come se fossimo di fronte alla solita crisi congiunturale, magari grave ma non più di tante altre che ci tormentano in questi maledetti primi anni del nuovo secolo, la Merkel chiama Hollande, Hollande risponde sull'attenti, partono, si vedono, si fanno due chiacchiere, la Merkel dice fai così così e così, Herkel dice oui oui  e oui, dopo di che vanno al Consiglio Europeo d'urgenza e si fa quello che dicono loro (cioè la Merkel, Hollande fa da zerbino).
Ma, di grazia, la desaparecida Federica Mogherini, alto rappresentante U.E. per gli affari esteri e la politica di sicurezza europei?
Impegnata coi saldi?
E Matteo Renzi, il sempre più imbolsito presidente del consiglio italiano, quello che ci dice sempre di stare sereni?
Impegnato ancora con la play station?
Ma, dico, la Mogherini, così, ogni tanto, se la pone qualche domanda su sè stessa e sul suo ruolo?
Non sente proprio nemmeno di striscio la necessità di impuntarsi, qualche volta?
Di minacciare, che so (per finta, per carità, solo per finta) quello strumento passato di moda che si chiama dimissioni?
E Renzi?  
Tra un tweet demenziale e l'altro, ogni tanto, un'idea, un guizzo, una proposta seria (cavolo, anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno), un qualcosa che attesti la sua autovantata statura politica, così, giusto per vedere l'effetto che fa...?
Niente?
No, perché, voglio dire...Hollande va a fare tappezzeria con la Merkel, ma intanto ci va...Lui fa tappezzeria uguale, ma sempre intruppato nel gruppo, come un qualunque Verstappen stretto tra gli Hamilton e i Vettel...

Ma l'Italia è l'Italia, cazzarola, terzo contributore netto dell'U.E., seconda nazione manifatturiera d'Europa dietro alla Germania, con tutta la forza economica e la capacità produttiva di un grande paese di sessanta milioni di abitanti (altro che la Grecia...), potenza regionale con mai celate ambizioni di predominio sull'intero bacino mediterraneo, con capacità di esportazione incredibile, una flessibilità industriale unica, una innata capacità dei suoi abitanti a creare l'oro dove non c'è niente...
Eppure Renzi si accoda...Senza nemmeno un etto di pudore...Quando sarebbe finalmente l'ora di battere i pugni sul tavolo, far valere le proprie prerogative e i propri diritti di paese fondatore dell'Europa a pieno titolo, reclamare finalmente una ben diversa governance dell'Europa, più attenta alla gente che agli artifizi economici e finanziari, meno asfissiante con le decisioni di piccolo cabotaggio, meno dominata dai soliti noti e più autonoma, indipendente e libera nelle sue scelte di politica estera e di difesa, sulla base di un sentimento comune di appartenenza non dettato dai particolarismi nazionali come ora...
Ma Renzi si accoda al gruppone...
Non ci siamo, non ci siamo proprio.

Lo strappo di domenica è stato troppo forte e ne deriverà un esito inevitabilmente forte.
Persino un apparente non esito, che finisse per tradursi in un semplice protrarsi dello status quo ante,  potrebbe portare a conseguenze imprevedibili ed epocali.
Domenica si è rotto un tabù, per la prima volta un paese, anzi un popolo, fondatore dell'U.E., in una misura tra l'altro assolutamente netta, si è apertamente pronunciato contro l'Europa.
A questo punto tutte le opzioni sono sul tavolo, nessuno se la potrà cavare con un: "Tanto non succede nulla..."
Renzi forse non l'ha capito.Forse NON LO VUOLE capire.
Nemmeno altri probabilmente.
Sapete forse chi l'ha capito (forse, eh...)?
Il buon Mattarella, il silente guardiano del Quirinale (v. QUI): lui sembra ci sia arrivato.

Ma purtroppo non può essere la voce isolata di una persona di buon senso a bastare, ed  il livello medio dei politici attuali in Europa è veramente misero.
Ma stiano attenti, le cose potrebbero andare molto diversamente da come possono credere.
Intanto per ora a ridere è Putin. 

Tsipras e Putin lo scorso aprile






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