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mercoledì 12 novembre 2014

Ricordiamoli sempre, i caduti di Nassirya


Nassirya, capoluogo della provincia di Dhi-Qar, in Iraq, 12 novembre 2003.
Ore 8,40 italiane, 10,40 locali.
Due violentissime esplosioni scuotono la base italiana "Maestrale", sulle rive del fiume Eufrate, sede della ex Camera di Commercio locale al tempo di Saddam Hussein, danneggiando anche la vicina base "Libeccio", distante qualche centinaio di metri.
Un camion e un'automobile che seguiva dappresso, entrambi riempiti di centinaia di chili di tritolo, si scagliano contro la base, alla guida di autisti suicidi: il primo dei due mezzi viene fermato, ed esplode contro la cancellata d'ingresso della caserma, l'autobomba riesce invece a penetrare all'interno con tutto il suo carico di morte, ed esplode nel bel mezzo dell'area militare.
Crolla uno dei due edifici della base, mentre l'altro, quello sede del comando, viene seriamente danneggiato. Esplode anche il deposito munizioni, innescando una serie di violente esplosioni secondarie.
Restano in terra diciannove uomini: diciassette sono militari, due civili.
E' la più grande strage di soldati italiani dalla fine della seconda guerra mondiale.
E' nostro dovere ricordarli sempre.








Caduti della Brigata Sassari dell'Esercito:

- Tenente Massimo Ficuciello (35 anni), dei Lagunari, nato a Udine il 7 aprile 1968, laureato in scienze politiche con indirizzo internazionale: funzionario di banca, figlio del Tenente Generale dei Lagunari Alberto Ficuciello, ex comandante del Comando Alleato Interforze NATO del Sud Europa e delle Forze Operative Terrestri dell'Esercito Italiano, aveva chiesto di rientrare in servizio nella riserva selezionata ed era stato assegnato al Nucleo Pubblica Informazione della Brigata Sassari diretto dal Col. Scalas vista la sua conoscenza delle lingue; al momento dell'attentato stava accompagnando in un primo sopralluogo preliminare i due civili, Stefano Rolla e Marco Beci, giunti da appena un giorno per girare un film documentario sui "Soldati di pace", titolo che si era deciso di cambiare in "Babilonia, terra tra due fuochi".
- Maresciallo Silvio Olla (32 anni), di Isola Sant'Antioco (CA), in servizio presso il 151° Reggimento della Brigata Sassari, laureato in scienze politiche, padrone dell'inglese e a conoscenza dei rudimenti dell'arabo, collaborava col ten. Ficuciello nel Nucleo di Pubblica Informazione: è morto anche lui accompagnando Rolla e Beci nel primo loro sopralluogo alla base.
Caporale Pietro Petrucci (22 anni), di Casavatore (NA), volontario in ferma breve, con l'incarico di conduttore di automezzi: portato in gravissime condizioni all'ospedale di Kuwait City, ne sarebbe stata dichiarata la morte celebrale poche ore dopo il ricovero; trascorsi i tempi previsti fu pietosamente staccata la spina della macchina che lo teneva in vita.
- Caporal maggiore scelto Emanuele Ferraro (28 anni), di Carlentini (SR), in servizio permanente di stanza al 6° Reggimento Trasporti di Budrio (BO).
- Caporale Alessandro Carrisi (23 anni), di Trepuzzi (LE), volontario in ferma breve, anche lui nel 6° Reggimento Trasporti di Budrio, in Iraq da poche settimane.

Caduti dei Carabinieri:

Maresciallo Giovanni Cavallaro (47 anni), messinese, residente a Nizza Monferrato (AT), in servizio presso il Comando Provinciale di Asti. Soprannominato "Serpico", veterano di Kosovo e Macedonia, lasciava  la moglie e la piccola figlia Lucrezia di 4 anni. Stava per rientrare in Italia dopo 3 mesi di missione.
- Maresciallo Massimiliano Bruno (40 anni), bolognese, biologo presso il Raggruppamento Investigazioni Scientifiche di Roma (RACIS), viveva a Civitavecchia (RM) con la moglie.
- Maresciallo Enzo Fregosi (56 anni), ex comandante dei NAS (Nucleo Anti Sofisticazioni) di Livorno, reparto dipendente dal ministero della Sanità, viveva con la moglie e i due figli, uno carabiniere e l'altra studentessa all'università: stava per rientrare in Italia dopo quasi quattro mesi di missione.
Maresciallo Alfonso Trincone (44 anni), di Pozzuoli (NA), risiedeva con la moglie e i tre figli a Roma, dov'era in servizio presso il NOE (Nucleo Operativo Ecologico), reparto dipendente dal Ministero dell'Ambiente.
Maresciallo Filippo Merlino (40 anni), di Sant'Arcangelo (PO): comandava la Stazione dei Carabinieri di Viadana (MN) e sarebbe morto dopo essere stato trasportato cosciente, ma in condizioni critiche, all'ospedale militare.
- Vicebrigadiere Giuseppe Coletta (38 anni), di Avola (SR), ma da tempo residente a San Vitaliano (NA), era in servizio al Comando provinciale di Castello di Cisterna (NA): era sposato e padre di una bambina di due anni, dopo aver perso un figlio di cinque anni per una leucemia.
Appuntato Domenico Intravaia (44 anni), di Monreale (PA), in servizio al Comando provinciale di Palermo, sposato e con due figli di 16 e 12 anni: già in missione nel passato a Sarajevo, come il collega Cavallaro sarebbe rientrato in Italia tre giorni dopo, al termine di quattro mesi di missione. Lasciava anche l'anziana madre, un fratello gemello e due sorelle.
Maresciallo Alfio Ragazzi (39 anni), in servizio al RIS (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Messina, era sposato e con due figli di 13 e 7 anni: specializzato in tecniche di sopralluogo, aveva il compito di istruire la polizia locale: mancavano tre giorni al suo ritorno in patria.
Carabiniere Ivan Ghitti (30 anni), milanese, di stanza al 13° Reggimento "Friuli Venezia Giulia", inquadrato nella 2° Brigata Mobile dei Carabinieri, di stanza a Gorizia, grande unità destinata specialmente all'impiego in missioni all'estero: alla quarta missione all'estero dopo altre tre in Bosnia, lasciava i genitori e una sorella. 
Carabiniere scelto Orazio Majorana (29 anni), di Catania, in servizio nel Battaglione Laives- Leifers in provincia di Bolzano, del 7° Reggimento "Trentino Alto Adige", anch'esso facente parte della 2° Brigata Mobile dei carabinieri.
Carabiniere Andrea Filippa (33 anni), torinese, da sempre impegnato in missioni all'estero, carabiniere dall'età di 19 anni, era sposato dal 1998 e viveva a San Piero d'Isonzo (GO), prestando servizio al 13° Reggimento "Friuli Venezia Giulia" di stanza a Gorizia: è grazie a lui, che ebbe la prontezza di spirito di mettersi a sparare contro i due attentatori suicidi alla guida del camion bomba, uccidendoli, se la strage non assunse proporzioni veramente clamorose, visto che col suo intervento il mezzo andò a schiantarsi ed esplodere contro la cancellata all'ingresso; purtroppo il giovane carabiniere non poté far nulla contro la seconda autobomba, che era nascosta dal camion e riuscì purtroppo ad infilarsi all'interno della base...
Maresciallo Daniele Ghione (30 anni), di Finale Ligure (SV), in servizio nella Compagnia di Gorizia: sposato da poco, aveva vinto il concorso per marescialli dopo essere stato ausiliario dell'Arma ed essersi iscritto dopo il congedo all'Associazione Carabinieri in congedo.

Caduti civili:

- Stefano Rolla (65 anni), di Roma: sceneggiatore, aiuto regista, produttore esecutivo, stava effettuando con il tenente Ficuciello e il maresciallo Olla un sopralluogo preliminare in vista di un film documentario di prossima produzione, che doveva dirigere insieme col regista Massimo Spano.
- Marco Beci (43 anni): funzionario della cooperazione italiana in Iraq, accompagnava Rolla al momento dell'attentato.












Oltre ai diciannove caduti italiani, vi furono una ventina di feriti, tra militari e civili (tra essi una donna carabiniere), e nove iracheni morti.

Il mio più deferente saluto a questi Uomini e alle loro famiglie.







Mi piace ricordare in questo post anche Anja Niedringhaus, 48 anni, la fotoreporter tedesca dell'Associated Press
autrice della foto più famosa della strage di Nassirya, che è rimasta uccisa a sua volta il 4 aprile scorso mentre a bordo di un convoglio protetto dalle forze armate e di polizia afghane stava attraversando Khost, nell'Afghanistan Orientale, alla vigilia delle elezioni presidenziali, colpita dai proiettili esplosi contro di lei e la collega canadese Kathy Gannon, anch'ella rimasta gravemente ferita,  da un uomo vestito da poliziotto.

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