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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

sabato 19 agosto 2017

Le verità a geometria variabile


Non ho più voglia di sgolarmi, di incazzarmi, di piangere per l'ennesima strage bastarda di lorsignori.
Ora è toccata a Barcellona, sono morte 15 persone tra cui tre italiani, Bruno Gulotta, caduto per essersi frapposto tra il van assassino ed i suoi bambini, Luca Russo, in vacanza con la sua fidanzata, e, ultima ad aggiungersi al mesto elenco, l'italo-argentina Carmen Lopardo, ed un centinaio sono i feriti, tra cui almeno tre italiani (una è la fidanzata di Russo).
Che importa a questo punto che la cellula responsabile del vilissimo attentato sia  stata poi "terminata" in un conflitto a fuoco un'ora e mezzo dopo a Cambrils, compreso il figlio di puttana che ha guidato il furgone contro la folla che sciamava serena e felice nella Rambla?
Eppure non è Barcellona la capitale "progressisista" di Spagna ("Al Andalus" per gli arabi, terra che è stata musulmana e deve tornare ad esserlo, secondo l'interpretazione più radicale del Corano), quella degli intellettuali dei diritti civili, dell'accoglienza indiscriminata, del "dagli alla oscurantista Chiesa Cattolica"?
Eppure non è Barcellona quella stessa città che non più tardi di un anno fa aveva ospitato una enorme, lunare, assurda, demenziale manifestazione che urlava a squarciagola: "Più rifugiati e meno turisti"?
Ed a Barcellona non c'è quella donna sindaco (sindaca non lo userò mai, punto) che non fa altro che insultare Trump per le sue politiche contro l'immigrazione selvaggia?
Questo cosa significa?
Significa che non è continuando a praticare il buonismo radical-chic, quello di chi vive negli attici dei quartieri bene e gli immigrati li vede bene solo come colf nelle proprie lussuose magioni, nè favorendo le politiche demenziali di certa sinistra politica e sindacale legata alle cooperative che gestiscono i centri di accoglienza, o plaudendo all'opera delle ONG finanziate da chi sappiamo per riempirci di gente che viene da fuori (e di cui al 60% poi perdiamo regolarmente le tracce), che risolveremo il problema.
Soprattutto, il problema non lo risolveremo voltando sempre la testa dall'altra parte, e raccontandoci Verità che palesemente non lo sono o lo sono solo a metà.




Perchè i bambini non muoiono solo negli sbarchi.
Ma anche nelle nostre strade ormai.
E se voi, signori miei, lo nascondete, io no.

P.S.
Nel frattempo un nuovo attentato a coltellate a Turku, Finlandia.
FINLANDIA, NON SO SE MI SPIEGO.

martedì 15 agosto 2017

La scelta giusta







La scelta del governo italiano di rimandare l'ambasciatore al Cairo è la scelta giusta.
Ha solo due difetti: è tardiva e non fa che rimediare ad un'altra scelta, quella originaria di ritirare l'ambasciatore in patria, che, molto semplicemente, non doveva esserci. 
Il popolo radical-buonista della Verità su Regeni (la Loro Verità, solo la Loro) se ne faccia una ragione.
Punto.



lunedì 7 agosto 2017

Cosa c'è di diverso?



Pochi minuti prima di staccare l'impianto che consentiva la ventilazione dei polmoni al povero Charlie, la direzione del Great Ormond Street Hospital aveva bontà sua acconsentito a che i genitori del bambino potessero trascorrere con lui all'esterno, in giardino, illuminato dai raggi del sole, gli ultimi minuti della sua vita terrena.
Come si può vedere dalla foto sopra, è quindi di tutta evidenza come fosse una bugia la notizia fatta trapelare dall'ospedale, secondo la quale l'apparecchiatura che consentiva al bimbo di vivere era troppo grossa per passare dalla porta della sua stanza e pertanto era impossibile il suo trasferimento in un'altra struttura o anche solo a casa di mamma e papà: il bambino è fuori, all'aria aperta, e può respirare con uno strumento portatile!
La cosa ancora più drammatica è che i medici avevano rassicurato che, una volta staccata l'apparecchiatura, il decesso sarebbe avvenuto nel breve volgere di 4, 6 minuti al massimo, col bambino immerso in un totale sopore, senza che potesse sopportare alcun dolore.

Invece Charlie non solo non è morto subito, ma ha sostenuto una disperata lotta per la sopravvivenza di ben 12 minuti, in cui ha cercato con tutte le sue forze di catturare ogni singola molecola d'aria che gli consentisse di continuare a respirare, e quando ha sentito sopraggiungere la fine ha spalancato i suoi dolci occhioni e guardato fisso per qualche attimo per loro indimenticabile i visi dei suoi sventurati genitori!
Poi è spirato.


Un bimbo trattato come i condannati all'iniezione letale, o alla sedia elettrica: un'esecuzione capitale, ecco che cos'è stata, mascherata con il buonismo ipocrita di una semplice interruzione della ventilazione e dell'idratazione, come se fosse accanimento terapeutico e non puramente e semplicemente il minimo sindacale per consentirgli di sopravvivere, e, chissà, di sperare in un prossimo avanzamento della medicina.
Vergognatevi, assassini!
Sarebbe stato più onesto iniettargli direttamente un veleno, piuttosto che farlo morire così!
Ma così sarebbe stata una maledetta eutanasia, vero? E tutti i grandi principi invocati ad arte per giustificarla, i grandi alibi che fungono da compassionevole pretesto, la libera scelta consapevole, in piena capacità di intendere e di volere, l'impossibilità di coartare la volontà vera del soggetto, certificata senza se e senza ma, sarebbero andati a ramengo...
Come si fa a eliminare un bambino innocente ed inconsapevole? Contro la volontà dei suoi genitori?
Semplice, dicendo che è per il suo bene, per impedirgli di soffrire...
Perché lor Signori hanno deciso che il bimbo soffriva, cosa però di cui nessuno ha mai avuto ed ha prova scientifica e che anzi numerose evidenze smentiscono totalmente!
E per impedirgli di soffrire l'hanno terminato come non si terminano nemmeno gli animali!
Vigliacchi.


Sto piangendo mentre scrivo.
Abbiamo compiuto un crimine.
Non tanto diverso, credetemi, da quello immondo compiuto da Giovanni Brusca quando fece sequestrare, poi strangolare dopo mesi di prigionia ed infine sciogliere nell'acido il piccolo ed innocente Giuseppe Di Matteo, colpevole solo di essere figlio di un pentito di mafia.

Ho paura del mondo che ci si prepara.
Ho paura di cosa stiamo diventando.
Ho paura dell'uomo che viene considerato un mero prodotto, necessario quando e finchè è utile, poi buttabile nel rusco come uno scarto qualunque.
Non siamo prodotti a perdere!

Ho paura di quello che Dio vorrà scatenare su di noi.
Ma il fatto è che ce lo saremo meritato.


venerdì 28 luglio 2017

Ciao piccolino



Ciao, piccolo Charlie.
Che Dio possa perdonarci per quello che ti abbiamo fatto.
Tu magari lo farai, ma noi siamo e restiamo degli assassini.

L'Eterno Riposo dona a lui, o Signore,
e splenda su di lui la Luce Eterna.
Riposi in Pace.
Amen.

domenica 9 luglio 2017

L'ennesima vittima del concorso esterno in associazione mafiosa





Bruno Contrada è stato un valentissimo poliziotto, un agente segreto, dirigente generale della P.S., capo della Mobile di Palermo, capo della sezione siciliana della Criminalpol, fino ad essere il numero due del SISDE, il servizio segreto civile, con un curriculum impressionante di successi nella lotta alla criminalità organizzata e non solo, promozioni a raffica, onorificienze in proporzione...

Sicuramente un uomo con un pelo sullo stomaco lungo così, certo non uno stinco di Santo se lo paragoniamo ai personaggi cinematografici tra l'idealista ed il fessacchiotto alla James Stewart: un poliziotto duro, scafato, abituato a sporcarsi le mani, uno che posso benissimo anche pensare che l'essere giunto a contatto con certe realtà criminali possa pur aver reso cinico, spietato, magari insensibile a determinate sollecitazioni buoniste.
Insomma, non certo un frescone come l'Ispettore Cogliandro né un riflessivo metodico come Hercule Poirot, ma semmai un duro alla Commissario Cattani, forse addirittura un autentico figlio di puttana all'Ispettore Callaghan.
D'altronde, parliamoci chiaro, può uno così operativo assurgere a certe vette di carriera, in settori così strategici della struttura statuale, con un carattere a modino, tutto perfettino, tutto casa e chiesa, sempre attento a non infrangere le regole, timoroso, mai un passo più lungo della gamba???
No che non può!
E infatti, puntuale, il 24 dicembre 1992 (la Vigilia di Natale, pensate!!!) la sua carriera è stata azzoppata da un'assurda accusa di concorso esterno in associazione mafiosa!
Sempre lui, il reato che non esiste, quello che in barba a tutte le norme costituzionali non è codificato per iscritto espressamente, tassativamente, nominativamente in alcuna legge penale, un assurdo giuridico e del buon senso inventato di sana pianta da una magistratura ormai onnipotente ed irresponsabile, che confonde la sociologia un tanto al chilo con il diritto, la politica con la pena, l'ideologia con la giustizia!
Mi sono già pronunciato su quest'autentica mostruosità giuridica (v. QUI), che non fa che colpire in genere, guarda il caso, chi è in quel momento estraneo ed inviso al potere vero, che non sempre coincide con chi è al governo e spesso si identifica invece con certo mondo ideologico-politico-giornalistico-giudiziario, per cui non mi dilungherò su di esso: se volete, andate sul link.
Ma il fatto qui è un altro.


Il fatto è che questo eccellente servitore dello Stato è stato condannato in primo grado a 10 anni, poi assolto in appello, successivamente la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza di assoluzione rinviando il processo nuovamente alla Corte d'Appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna, con sentenza divenuta esecutiva nel 2007.
Così questo signore, una volta potentissimo, riverito, temuto, stimato, è andato in galera: ogni suo successivo ricorso per tornare in libertà è stato respinto, puntualmente, sistematicamente, inesorabilmente, inderogabilmente, fino...
Fino al 7 luglio 2017.
Quando la Corte di Cassazione, ancora lei, sul ricorso dell'Avv. Stefano Giordano, ha cassato il provvedimento della Corte d'Appello di Palermo che aveva dichiarato inammissibile una richiesta di incidente di esecuzione del legale, motivata sulla sentenza della CEDU (la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo) che nell'aprile 2015 aveva ritenuto che per fatti avvenuti prima del 1994 non fosse possibile in alcun modo condannare nessuno per un reato così virtuale e mal definito (per i particolari v. QUI).
Ebbene, contrariamente alla ennesima valutazione negativa data dalla corte palermitana la Cassazione ha dichiarato "ineseguibile ed improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna" a carico di Contrada (v. QUI).
Contrada è stato così liberato.
Dopo 25 anni di agonia giudiziaria.
Dopo 10 di galera.
Scontati tutti.
Dal primo all'ultimo giorno.

Quest'uomo, per una sentenza di condanna che non doveva essergli inflitta, è stato destituito dalla Polizia, ha perso lo stipendio, è stato privato persino del diritto di voto.
Ha avuto la morte civile. 
E lo Stato italiano se l'è cavata dandogli solo 10.000 euro a titolo di danni morali dopo la sentenza della CEDU!

Bruno Contrada non è stato che l'ennesima vittima di questo reato totalitario.
Come il Generale Mori.
Come tante altre vittime "eccellenti" della giustizia italiana.
Come Tortora.
Come Bertolaso.
Come Berlusconi.
Chi restituirà a Contrada, a Mori, a tutti gli altri, tutti questi anni di pena ingiusta, di stress psico-fisico, di danni materiali e morali?
Chi gli restituirà l'Onore perduto?
Quell'Onore per il quale lo stesso Contrada è giunto ad invocare la sua fucilazione alla schiena come traditore, se veramente la sua condotta avesse integrato gli estremi di un reato così grave???

C'è gente che sulla base di queste assurde vicende giudiziarie pompate ad arte ci ha costruito fruttifere carriere da intellettuale, politiche, giornalistiche...
Uno di questi è proprio il p.m. che ha avviato il procedimento di primo grado contro Contrada.
Un p.m. che per fortuna ora non lo è più.
(E che per inciso sta passando i suoi guai pure lui...)
Non lo menziono nemmeno, perché non si merita ulteriore pubblicità (mi limito a rimandarvi QUI).
Per uno che proprio in questo momento sta forse cominciando a pagare le sue inchieste a capocchia, tanto spettacolari quanto puntualmente finite in nulla (ma non ne sarò sicuro fino a quando l'inchiesta a suo carico non sarà finita), ce ne sono tanti, troppi, che ancora pontificano dall'alto di un Pulpito che non si meritano, con una spocchia degna di miglior causa, riveriti, protetti e spesso stipendiati da un fronte giornalistico-politico-ideologico-giudiziario ben preciso.
Vergognatevi.
Tutti.