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Diavolo che scrive al pc

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Tic tic tic tic tic tic

giovedì 15 agosto 2019

Nemmeno a Ferragosto...


Cari amici, lo so, sono stato colpevolmente assente per un bel po' di tempo.
Non c'è un motivo preciso, ve lo confesso, semplicemente scrivo da solo quando posso, quando sono ispirato e quando mi va, e purtroppo tante cose in questo periodo non vanno come ritengo dovrebbero andare e, semplicemente, talvolta mi viene lo sconforto.
Per esempio, oggi sarebbe Ferragosto, o meglio, mi piace precisare, la Festa dell'Assunzione di Maria Santissima, ci sarebbero quindi tutte le ragioni per stare in compagnia, divertirsi, stare insieme con le nostre famiglie in serenità, ma evidentemente a Roma non ci stanno.

Siamo in presenza di una crisi politica che potrebbe finire in una farsa o in una tragedia epocale, e non è detto che entrambe le cose non possano accadere insieme, e contemporaneamente in un momento in cui un T.A.R., quello del Lazio, abusando dei suoi poteri si permette di sospendere l'efficacia di un provvedimento normativo dello Stato avente forza di legge, il cosiddetto Decreto Legge Sicurezza bis, senza averne alcuna competenza giurisdizionale, essendo essa limitata ai soli atti normativi secondari, cioè derivanti dalle leggi dello Stato, quindi con semplice valenza amministrativa, e nel solo caso in cui essi vengano a ledere interessi legittimi specifici, attuali e verificati del ricorrente.

Insomma, fermo restando che mi è arduo riuscire a comprendere quale possa essere l'interesse legittimo di una nave battente bandiera spagnola a far sbarcare proprio in Italia delle persone straniere che ha raccolto in acque libiche dopo che le stesse si sono liberamente messe in mano di trucidi trafficanti di uomini (pagando in media 3.000 euro a testa), andandole a prendere, dalle acque maltesi in cui stava, battendo sul tempo la guardia costiera libica, per poi stazionare per giorni in acque internazionali, la cosa fondamentale è in realtà un'altra: il tribunale amministrativo regionale ha competenza a decidere sulla fondatezza di una promozione al grado successivo di un impiegato pubblico, sulla esistenza o meno delle condizioni per un esproprio, sulla giusta assegnazione o meno di un appalto pubblico a una ditta o ad un'altra, non certo a entrare nel merito delle scelte politiche legittime di un governo frutto della libera volontà sovrana del corpo elettorale, e questo per un semplice motivo, che si chiama SEPARAZIONE DEI POTERI!




Ma della sovranità del popolo elettore sembra che a Roma se ne freghino altamente, se è veramente allo studio, e non faccio fatica a credervi sinceramente, una sorta di governicchio arlecchino con le pezze al culo come quello che si prefigura tra P.D. o parte di esso (quella renziana), i Cinque stelle, che fino all'altro ieri chiamavano l'ex partitone per bocca di Di Maio con l'appellativo "siete quelli di Bibbiano!", L.e U. (esiste ancora?), + Europa e persino pezzi senza dignità di F.I. (di quello che ne resta, per lo meno...)
Posto che un simile esecutivo sia in grado di reggere politicamente per almeno sei mesi (addirittura vorrebbe navigare a vista circa altri tre anni, per poter eleggere un Presidente della Repubblica ancora di sinistra-centro come quelli che da sempre ci ammorbano l'anima da almeno cinquant'anni, visto che il più a destra che abbiamo avuto è stato Cossiga, della sinistra democristiana), qualcuno si pone, tra questi sapientoni del torbido, il problema di cosa possa pensarne la gente?

Per carità, mi rendo conto che la maggior parte di questa gentaglia limiterebbe il voto a chi fa parte dei loro esclusivi circoli pariolini o capalbiesi, ma fino a quando si rimane nell'ambito di uno Stato democratico e si vota procedendo a regolari elezioni politiche ogni cinque anni (più o meno) a suffragio universale, con voto libero e segreto, è con questa gente che i politici devono avere a che fare, ed è a questa gente che essi devono rendere conto, non ai loro soliti ambienti autoreferenziali tanto à la page...
Ed allora, siccome di questi politici fa parte anche il Presidente della Repubblica, ed anzi è soprattutto a questa gente che il buon Mattarella deve guardare, bisogna ricordargli una cosa molto semplice.




Che a decidere la rotta da seguire in questa, come in ogni altra crisi di governo, non può essere un autoreferenziale potere autoregolante delle camere, fondato su qualsivoglia pretestuosa motivazione pur di tirare avanti la legislatura, basta che si trovi una maggioranza qualsiasi, ma la norma prevista dall'art.1, 2° comma della Costituzione, secondo la quale 
"(...) La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
Bene, nel caso di crisi politica lo sbocco naturale dovrebbe essere comunque, nel caso di una sua mancata ricomposizione, il ridare la parola al corpo elettorale, unico titolare di quella sovranità di cui parla la Costituzione!
Se così è, e così è, non si capisce come in un caso come quello che sta avvenendo ora non si consideri, da parte della politica romana, questa pura e semplice verità.
In realtà lo si capisce benissimo, le motivazioni per non tenerne conto e proseguire avanti contro tutte le evidenze sarebbero tante, tutte legittime, per carità di Dio, e pure tutte schifose, dal più umano "Tengo famiglia" al più pragmatico "Tengo un mutuo da pagare", al più squallido "Ora ho il seggio e non mi stacca nessuno", al più trucido "No, quelli sono fascisti, brutti, sporchi, cattivi e pure puzzolenti", al più tenero "E quando mi ricapita...", ovviamente tutte motivazioni ammantate dai più nobili principi escogitabili dallo scibile umano ma...

L'art. 88 della Costituzione recita: 
"Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.
Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura".
Come si vede, la latitudine del potere attribuito al Presidente della Repubblica è apparentemente quasi sconfinata, visto che non si dice praticamente nulla al riguardo.
C'è una ragione ben precisa perché sia così, ed è proprio quella di conferire al P.d.R. un amplissimo margine di discrezionalità politica, al fine di trovare alle situazioni di crisi dell'esecutivo le soluzioni più consone, anche quelle nei limiti di un certo grado di fantasiosità, pur di consentire al paese di avere continuità di governo, soprattutto in circostanze difficili come l'attuale.
Ma...C'è ancora un ma.
Discrezionalità non vuol dire possibilità di fare come si pare.
Sennò si correrebbe il rischio di dare al P.d.R, il sommo equilibratore dei poteri repubblicani, capo formale del C.S.M., del Consiglio Supremo di Difesa, elettore di svariati membri della Corte Costituzionale, etc. un potere ai limiti del dittatoriale!

La chiave è, come abbiamo detto sopra, la norma prevista dall'art.1, 2° comma della Costituzione, ed è a quella che ci si deve ispirare.



Ecco quindi che i costituzionalisti, leggo dal mio testo di diritto costituzionale, l'Amato-Barbera (due autori non propriamente reazionari fascistoidi antidemocratici), hanno individuato tre specifiche condizioni in presenza di UNA SOLA delle quali lo scioglimento delle Camere è ritenuto OBBLIGATORIO:
1) impossibilità conclamata  di formare un esecutivo che abbia una maggioranza parlamentare;
2) presenza di maggioranze diverse nelle due Camere;
3) verificata non corrispondenza della maggioranza parlamentare con quella esistente nel paese.

Ecco, è evidente come ora si ricada in pieno nella condizione n. 3).
Ovviamente, perché vi si ricada non basta un sondaggio negativo, nemmeno più sondaggi negativi, così come non basta nemmeno un'elezione sola negativa, o più, ma...
Ma quando, come nel nostro caso, non hanno fatto altro che ripetersi in serie elezioni, tutte molto importanti, spesso a valenza nazionale, e hanno dato tutte un certo esito, sempre lo stesso, in tutte le occasioni e ogni volta in misura maggiore a favore di una certa parte e contro tutte le altre, confermate puntualmente da tutti i sondaggi, in aperta antitesi con l'attuale maggioranza parlamentare (già di per sé frutto di un arlecchinesco accordo vistato con sommo sprezzo del pericolo dal P.d.R. tra partiti totalmente divergenti su tante cose di non modesta importanza) e con gli altri partiti che si candiderebbero al nuovo esecutivo, non se ne può non tenere conto.
Il P.d.R. è un costituzionalista e lo sa.
Tutto quello che succederà sarà merito, o colpa, esclusivamente suoi.




Spero che prenda la decisione giusta.
Non so però, sinceramente, se lo farà.
Nel qual caso...


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